Commercio in ginocchio: bollette del 70% più alte. Confcommercio lancia l’allarme, si rischia il tracollo

Sempre più la ripresa reggiana è tenuta in scacco dal caro energia, un caro energia senza precedenti, insostenibile per il settore del terziario già allo stremo per la pandemia, che in alcuni casi ha costretto a ridurre le aperture. A maggior ragione perché l’Italia, come certifica un’indagine Confcommercio-Nomisma Energia, pagherà più di tutti i Paesi europei questo aumento. Per i Pubblici esercizi gli aumenti dei costi energetici sono stimati tra il settanta e il cento per cento in più. Un confronto fra un campione di attività in Italia con le stesse attività in Francia e Germania, a parità di consumi di elettricità, permette di evidenziare l’ampio svantaggio delle attività commerciali e turistiche italiane. Un ristorante in Italia avrà una bolletta elettrica di 13.650 euro, quasi il doppio rispetto a una situazione simile in Francia e il 15% in più della Germania. Differenziali simili si riscontrano anche per i negozi e per i bar. «Questi costi -evidenzia il presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia Reggio Emilia, Davide Massarini- incidono duramente sulle tasche delle famiglie e delle imprese».

«Confcommercio -spiega Davide Massarini- ha chiesto al Governo maggiori sostegni per le imprese più colpite dalla crisi riducendo nello stesso tempo l’Iva su bollette elettriche e carburanti. Serve inoltre un deciso cambio di passo nella politica energetica con misure strutturali per ridurre la dipendenza dalle forniture estere ma serve davvero farlo con la massima urgenza».

«Vi sono poi degli aspetti -continua Davide Massarini- sui quali è altrettanto urgente intervenire. Come già abbiamo dichiarato é opportuno allentare le maglie sul Green pass, in prima battuta equiparando i Pubblici esercizi alle attività commerciali con controllo a campione, per poi arrivare a eliminare questo strumento che ha esaurito la sua funzione ed oggi è solo oggetto di strumentalizzazioni ideologiche che per altro ricadono sugli esercenti».

«Torno poi su un tema scomodo che oggi più che mai -sottolinea Davide Massarini- indigna profondamente: la mancanza di una tassazione adeguata per le grandi multinazionali, un tema arrivato troppo tardi nelle agende europee, per il quale gli effetti concreti sulle nostre comunità sono concausa predominante della desertificazione commerciale, per la quale quotidianamente continuano i confronti in tutte le sedi, sia in Italia che nell’Unione Europea. Accompagnare le imprese alla digitalizzazione e investire in studi e strumenti per rilanciare i centri commerciali cittadini senza equità fiscale è come riempire un secchio bucato!».

«Vi è poi il tema -prosegue Davide Massarini- della sicurezza, della deriva sociale dalla quale anche la nostra provincia non è esclusa e della ricomparsa dei furti a danno degli esercenti: questioni per le quali la buona volontà delle Forze dell’ordine non può essere sufficiente se non supportata da leggi, pene e percorsi adeguati».

«Ora, sperando che le tensioni geopolitiche rientrino -conclude Davide Massarini- in questo scenario diventa vitale la messa a terra delle risorse del PNRR alle quali guardiamo con fiducia così come ai dati della nostra provincia che prima dell’arrivo del caro energia erano certamente promettenti. Vi sono però temi di carattere nazionale ed europeo le cui ricadute sono sui territori e, lo ribadisco, non è una battaglia contro la rivoluzione digitale nella quale siamo immersi, ma un richiamo alla necessità di vigilare e contribuire alla centralità della libertà e della democrazia ai tempi delle democrature».

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