Firenze – I costi di costruzione della TAV fiorentina lievitano ancora. Lo afferma Nodavia stessa, la società consortile creata per la realizzazione dei lavori, nella sua “Relazione sulla gestione” annessa al bilancio 2013. Per il Comitato No Tunnel TAV di Firenze “quest’opera è insostenibile, non avrà mai fine”, osserva Tiziano Cardosi nella conferenza stampa di stamattina al palazzo Grifoni-Budini Gattai. Al 31 Ottobre 2013 le riserve – cioè le richieste da parte del costruttore di maggiori prestazioni economiche in seguito a un aumento dei costi – ammontavano a 421 milioni di euro. Sei mesi dopo, questa cifra è cresciuta ancora: 528 milioni. Sono passati altri sei mesi dall’Aprile scorso, ma attualmente non vi sono richieste ulteriori, anche se possiamo immaginare – spiega Cardosi – che i costi siano cresciuti di una somma equivalente.
I motivi addotti da Nodavia sono di varia natura. Si fa riferimento a uno sfasamento dell’inizio dei lavori dei due diversi Lotti e a “problematiche” che hanno rallentato i lavori causando una sottoutilizzazione dei cantieri molto onerosa. Si citano infine la “particolare congiuntura economica internazionale” e “l’aggressività del ceto creditorio”.
L’incarico di valutare la congruità o meno di queste spese ulteriori spetta a Sergio Rizzi, general contractor, il quale tuttavia non tutela gli interessi del committente (Italferr) come avveniva invece per la figura tradizionale del direttore dei lavori, bensì è alle dipendenze dello stesso contraente generale, Nodavia, che ha elaborato la richiesta. Un enorme conflitto d’interesse, quindi, che potrebbe portare a sovrastimare l’entità dei costi aggiuntivi.
Il Comitato presenterà un esposto alla Corte dei Conti e continuerà a manifestare la propria contrarietà alla realizzazione. In particolare, come spiega l’Ingegnere Perini presente in conferenza stampa, vi sono molteplici motivazioni per cui sarebbe necessario accantonare l’opera.
La prima riguarda la mancanza dell’autorizzazione paesaggistica che deve essere rilasciata dalla Soprintendenza in merito a zone ad essa vincolate, come ad esempio la Fortezza da Basso. Ai tempi del processo a Maria Rita Lorenzetti, fu chiamato in giudizio anche Incalza.
Inoltre, rimane il problema dello smaltimento delle terre di scavo prodotte dalla fresa: l’ipotesi Santa Barbara è per il momento accantonata perché il terreno è intriso di sostanze che lo rendono troppo friabile e scarsamente impermeabile.
Anche la politica ha le sue responsabilità, afferma Cardoso, che chiama in campo anche il sindaco più amato (e citato) di Firenze: “La Pira si rivolta nella tomba”.