Firenze – Breve blitz, stamattina, nell’Ufficio Casa del Comune di Firenze da parte del Comitato Inquilini delle case popolari di via Rocca Tedalda, per protestare contro il “trasferimento” di un’anziana coppia,Giovanni e Clarissa, oltre settant’anni, entrambi invalidi al 100%. Decenni di esistenza passata alle “minime” di via Rocca Tedalda, il blocco di case popolari che si affaccia su via Aretina.
Sembrava che nulla potesse toglierli da quel luogo. Eppure, qualcosa succede. “Dopo la morte del figlio, assegnatario dell’alloggio in cui hanno trascorso gli ultimi anni, il Comune di Firenze intima loro di rilasciarlo per trasferirsi in via Simone Martini (zona Isolotto) dove, peraltro, risultano assegnatari di un altro alloggio insieme alla figlia (c’è anche la famiglia di lei) – spiega in una nota il Comitato Inquilini delle case Erp – una proposta inaccettabile dal momento che l’alloggio in questione è situato al 3° piano, con un ascensore incapace di ospitare la carrozzina di Giovanni. Ma non solo. Oltre ad annullare le già limitate possibilità motorie di entrambi, il trasferimento vorrebbe dire allontanare la coppia dal contesto sociale e territoriale di appartenenza, ovvero separarla da affetti, relazioni e reti di aiuto fondamentali per la vita di Giovanni e Clarissa”.
Di fatto dunque la situazione, almeno a livello “tecnico” è la seguente: i due anziani invalidi risultano assegnatari di un alloggio ERP insieme alla figlia in via Simone Martini. Tuttavia, a quanto raccontano gli inquilini di via rocca Tedalda che compongono il comitato delle case popolari, non hanno mai abitato in quel luogo, se non per sei mesi a seguito dell’ictus che ha colpito Giovanni e che poi lo ha costretto alla carrozzina. Finito quel periodo purtroppo “straordinario” sono tornati là dove si sentivano a casa loro, nell’abitazione col figlio. Alla morte di quest’ultimo l’ufficio comunale ha proceduto a fare atto di decadenza nei loro confronti come “occupanti senza titolo”, tenendo conto del fatto che comunque risultano assegnatari di via Simone Martini.
Se questo è il dato “tecnico”, esiste il profilo umano: Giovanni e Clarissa sono sempre stati nel quartiere di via Rocca Tedalda, e la strada si mobilita: di fronte al trasferimento dall’altra parte della città, gli inquilini delle “case minime” rispondono all’appello lanciato dal comitato, e in un baleno vengono raccolte 100 firme: 100 firme degli inquilini delle case minime, 100 firme per dire no, ripensateci.
Il Comitato Inquilini invia le firme a Casa spa e al Servizio Casa del Comune per cercare, almeno, di ripensare una soluzione compatibile con le esigenze della coppia. Ad esempio, un appartamento a pianterreno che sollevi la coppia dagli evidenti problemi di mobilità, nella zona in cui i due hanno speso la loro vita e intessuto le loro relazioni sociali e affettive. Niente. Ma come unica risposta, l’intimazione a Giovanni e Clarissa di lasciare l’appartamento entro pochissimi giorni. Per “tornare” nell’appartamento dove risultano assegnatari, con la figlia, il marito di questa e i loro bambini. Insomma, le esigenze del nucleo famigliare, fanno capire dal Comitato Inquilini, non vengono neppure prese in considerazione. Del resto, da parte dell’Ufficio Casa, la necessità è quella di rispettare le regole, tanto più che l’abitazione di via Simone Martini è molto più grande rispetto a quella dove vivono ora i due anziani, in via Rocca Tedalda: capace, insomma di accogliere i genitori e anche la figlia con la famiglia. Ma tutto questo non risolve il problema fondamentale, vale a dire le esigenze da un lato fisiche che riguardano la mobilità della coppia, dall’altro relazionali e di ambientazione sociale. Perciò stamattina il blitz e la protesta del Comitato degli Inquilini che, con Giovanni e Clarissa, hanno ottenuto un incontro con il Dirigente e la PO nei prossimi giorni.
Foto: case popolari via Rocca Tedalda, foto d’archivio