Firenze – A seguito della lettera dell’ex presidente della Provincia di Firenze, Michele Gesualdi, ammalato di SLA, diramata da molti organi di informazione, è nato a Firenze un comitato spontaneo di sostegno alla richiesta di accelerare l’approvazione della legge sul testamento biologico. Il Comitato prende il nome di #fatepresto e ha lanciato un appello al Presidente del Senato e ai capigruppo parlamentari che è stato sottoscritto, ad oggi, da più di cento esponenti del mondo scientifico, politico, culturale e artistico tra cui Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Roberto Saviano, Beppe Civati, Maria Antonietta Farina Coscioni, Nicola Fratoianni, Roberto Speranza, Tomaso Montanari, Sandra Bonsanti, Marcello Buiatti, Maurizio Pallante, Matteo Galletti, Laura Barile, Luigi Berlinguer e Anna Margherita Miotto.
“Da più di sei mesi – ricorda la nota – il disegno di legge sul testamento biologico è impantanato in Parlamento nella Commissione Sanità del Senato. Una legge attesa da decenni e che ha come obiettivo quello di dare dignità alla persona malata. Quello del fine vita, infatti, è una questione soprattutto di rispetto della volontà e di libertà”. Ecco l’appello:
* Appello al Presidente del Senato e ai Capi gruppo parlamentari per l’approvazione della legge sul testamento biologico.
“Tra i compiti prioritari dello Stato vi è quello di occuparsi dei suoi cittadini con particolare attenzione ai più deboli, attraverso leggi eque e giuste capaci di alleviarne le sofferenze e garantirne la libertà. Il recente appello che Michele Gesualdi, uomo di fede ed ex presidente della Provincia di Firenze, ha inviato ai presidenti della Camera e del Senato, ci ha spinto a scendere in campo per chiedere di accelerare l’approvazione della legge sul testamento biologico, con la dichiarazione anticipata di volontà del malato colpito da patologie degenerative che non hanno speranza di guarigione. La legge sarebbe un atto di comprensione da parte dello Stato nei confronti di una umanità sofferente e tale da garantire a ogni cittadino di poter esprimere la propria autodeterminazione rispetto ai trattamenti sanitari senza prospettiva, ovvero poter rifiutare l’accanimento terapeutico. La rapida approvazione delle legge sul fine vita che sembra essere messa in forse dalla imminente chiusura della legislatura, con il rischio che poi vada dimenticata, sarebbe un atto di rispetto, di civiltà e di salvaguardia della dignità umana che non impone ma aiuta e non lascia sole tante persone e le loro famiglie che vivono in solitudine il loro dramma. «Non si tratta di favorire l’eutanasia – afferma Michele Gesualdi – ma solo di lasciare libero l’interessato lucido e dotato di volontà e fede, cosciente e consapevole, di essere giunto alla tappa finale, di scegliere di non essere inutilmente torturato e di levare dall’angoscia i suoi familiari che non desiderano sia tradita la volontà del loro caro”.
Per adesioni e maggiori informazioni: Comitato #fatepresto appellofatepresto@gmail.com. Comitato Promotore: Lauro Seriacopi; Serena Pillozzi; Marisa Rosaria Bortolone; Alessia Petraglia; Roberto Di Loreto; Marzenka Matas; Patrizio Mecacci; Massimo Lensi; Paolo Bambagioni; Alessio Biagioli.
Sulla questione si è registrato l’intervento di Papa Francesco, che in un messaggio inviato ieri mattina al presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia nel corso del meeting della World Medical Association che si tiene in Vaticano proprio sulle questioni del fine vita, ha messo l’accento sulla possibilità di “pesare” da parte del paziente, capace e competente, e con il contributo dei medici, le terapie rispetto al risultato. Un intervento che non apre certo all’eutanasia, punto su cui la dottrina della Chiesa non muta. Ma che lascia tuttavia uno spazio “alla dignità dell’essere umano”, uno spazio “adeguato”, in cui si ricorda che eutanasia e “accanimento terapeutico” non sono la stessa cosa.