Una legge urbanistica regionale che rischia di aumentare il consumo di suolo, con uno sviluppo delle città paragonabile a quello dei “piani urbanistici degli anni della grande espansione”. Questa la preoccupazione che circola sia nel mondo dei tecnici e specialisti del settore urbanistica, sia nei partiti politici dell’area di sinistra, sia tra le associazioni ambientaliste.
Il testo che lancia l’allarme è una lettera siglata da numerosi urbanisti italiani di fama (tra cui Edoardo Salzano, per anni una presenza fissa qui a Reggio) e pubblicata nell’instant book “Consumo di luogo. Neoliberismo nel disegno di legge urbanistica dell’Emilia Romagna”.
Per cercare di scongiurare una nuova colata di cemento, nelle ultime settimane si sono susseguite diverse iniziative sul territorio regionale. Articolo 1 –Mdp ha messo in programma una serie di iniziative, tra cui un incontro che si tiene giovedì 29 alle ore 21 alla Polveriera di via Terrachini. Il titolo sintetizza quale sia il pensiero di Mdp sulla questione: “Stop al consumo di suolo. Come fare una legge urbanistica regionale migliore?”.
Le preoccupazioni per la nuova legge arrivano da un fronte vasto, non solo politico: prova ne è che a discutere del tema saranno due tecnici di spessore, come l’urbanista Anna Marson, già assessore all’Urbanistica della Regione Toscana, e l’avvocato Federico Gualandi, entrambi docenti dell’Università Iuav di Venezia.
«La legge urbanistica – spiega Silvia Prodi, consigliera regionale di Mdp – è un documento cruciale perché il governo del territorio ha dirette implicazioni ambientali, amministrative, economiche, produttive, legali, culturali, sociali. Il testo della proposta di legge regionale contiene aspetti fortemente critici, come lo sbilanciamento a favore dei privati dell’iniziativa di pianificazione urbanistica, dove la politica del territorio passa dalla pianificazione pubblica alla negoziazione con il privato. Inoltre emergono grandi perplessità rispetto alle conseguenze della forte spinta edificatoria del periodo transitorio di applicazione della legge, nonché per le deroghe concesse al limite del 3% di consumo di suolo per nuove realizzazioni, che privilegiano i diritti economici rispetto ai doveri ambientali”.
Quello che si teme è che la legge possa dare la stura agli interessi privati, che hanno già portato ad uno sviluppo delle città emiliane non proprio equilibrato o particolarmente ragionato: a Reggio, basti vedere le brutture di via Settembrini o certe concentrazioni di cemento in zona Acque Chiare o Canali, o anche le espansioni caotiche e a bassa qualità in area nord per avere qualche esempio non proprio illuminato.
La nuova legge regionale, che è stata presentata ma ancora né discussa né approvata, hanno fatto scattare l’allarme in diversi ambiti. Basti pensare che un urbanista come Salzano ha sottoscritto, alcune settimane fa, un appello alla Regione Emilia Romagna per fermarsi e ripensare alla legge.
Tra i diversi punti critici, ne sottolineiamo uno. La legge prevede un limite del 3% per l’ulteriore consumo di suolo: ma da questo limite sono escluse molte tipologie di intervento, tra cui “ gli ampliamenti di attività produttive; i nuovi insediamenti produttivi d’interesse strategico regionale; nonché gli interventi previsti dai piani urbanistici previgenti (qui si tratta anche di nuove case, ndr) autorizzati entro tre anni dall’approvazione della nuova legge”.
In sostanza la legge prevederebbe un limite alle edificazioni, ma anche il suo sostanziale auto-aggiramento. “Si mettono così al sicuro i cosiddetti diritti acquisiti – si legge nell’appello degli urbanisti alla Regione Emilia Romagna – ed è stato calcolato che, alla fine, tenendo conto anche delle discutibili modalità di individuazione della superficie urbanizzata, il consumo di suolo consentito sarà di gran lunga superiore, fino al doppio o al triplo, del previsto 3% della superficie urbanizzata. Come nei piani urbanistici degli anni della grande espansione”.