Come “l’archistar” Poggi fece di Firenze una grande città europea

Firenze – Che Firenze dovesse essere una capitale provvisoria del Regno d’Italia in attesa di poter incoronare Roma a dispetto di Pio IX, lo sapevano tutti nella penisola scossa dai brividi unitari. Ma era meglio non dirlo, anzi si doveva agire come se questa precarietà temporale potesse diventare se non la soluzione definitiva, quanto meno un affare di decenni, per non stuzzicare troppo la politica filo papalina di Napoleone III.

Così sulle rive dell’Arno si mise mano alla più grande trasformazione urbanistica della sua storia e si affidò il compito di “ingrandire” Firenze a Giuseppe Poggi, “archistar” che fa parte di quella ristretta cerchia di eponimi costruttori di città che comprende per esempio il Barone Hausmann, che con i suoi boulevards rifece il volto di Parigi fra il 1852 e il 1869, oppure Ludwig von Förster, il progettista del Ring di Vienna inaugurato in quegli stessi anni, o ancora di Ildefonso Cerdà, l’ideatore dell’Ensanche di  Barcellona.

Era dunque una scelta obbligata quella di dedicare a Giuseppe Poggi il primo dei grandi eventi che quest’anno ricorda i cinque anni di Firenze capitale con la mostra “Una capitale e il suo Architetto, eventi politici e sociali, urbanistici e architettonici” (3 febbraio – 6 giugno) che verrà solennemente inaugurata domani in Palazzo Vecchio.  La sede prescelta è l’Archivio di Stato che non solo si trova, ospite non previsto,  nel cuore della grande operazione poggiana, ma soprattutto ne conserva tutto la documentazione, visto che Poggi, come ha ricordato la direttrice Carla Zarrilli, l’ha voluta lasciare al nuovo Stato italiano.

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La convenzioni di settembre

Il percorso della mostra parte dall’originale della Convenzione del 15 settembre 1864 tra Italia e Francia che prevedeva il ritiro delle truppe transalpine dallo Stato Pontificio e, in un protocollo segreto, che la capitale dovesse essere spostata in un’altra città entro sei mesi, passa dalla progettazione dei viali e la distruzione delle mura medievali, per arrivare al grande lavoro di sistemazione del verde pubblico, del sistema idrico e della rete ferroviaria.

Così il visitatore può rendersi subito conto di quante dicerie e convinzioni ingiuste o sbagliate si nutra la fama dell’architetto. Non è vero, infatti, e lo ha spiegato il curatore della mostra Piero Marchi, che gli invasivi e in qualche caso distruttivi interventi del centro storico (piazza della Repubblica) siano una ricaduta dei disegni del Poggi. Si tratta di un intervento di anni successivi, frutto di una sorta di bulimia del rifare tutto nuovo. Non è vero che fu lui a decidere di buttare giù la cerchia delle mura, perché questo faceva parte dell’incarico che gli affidò il Comune di Firenze con la firma del Gonfaloniere Giulio Carobbi.  Una sua scelta fu piuttosto quella di salvare e restaurare le grandi porte.

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Porta San Gallo

E non è neppure vero che l’architetto partiva da zero, visto che già nel decennio prima si era partiti con piani di riorganizzazione degli spazi vuoti vicini alle mura. Insomma, la piccola capitale di un piccolo stato voleva già da tempo diventare una città più moderna e trovò in Poggi l’uomo giusto che realizzò una delle più belle panoramiche del mondo: il viale dei Colli con il piazzale Michelangelo, intravide la funzione futura dei grandi viali di circonvallazione e non era facile in un mondo che andava in carrozza, dotò la città di spazi verdi che la distinguono fra le moderne metropoli. Addirittura aveva studiato il sistema delle stazioni celeri per i treni che dovevano andare da nord a sud in un tempo nel quale il re Vittorio Emanuele II ci mise 12 ore con la Porrettana per lasciare la sua Torino e prendere casa in Palazzo Pitti. Un appartamento un po’ defilato, certo, per non venir meno al suo movimentato ménage.

G.Poggi, Veduta a volo d'uccello dei Pratoni della Zecca

 

La mostra promossa dal Comitato per i 150 anni di Firenze con il suo presidente Eugenio Giani, è stata finanziata con 250mila euro dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze nell’ambito del progetto “L’Ente Cassa per Firenze Capitale” che, come hanno spiegato Pier Luigi Rossi Ferrini, vicepresidente dell’Ente Cassa e Carlo Sisi, che ne è membro e consigliere scientifico, prevede altri quattro itinerari culturali che completeranno il viaggio in questo pezzo importante di storia fiorentina.

Disegno del progetto di Poggi fra piazza Beccaria e la Zecca

 

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