Bomba al Maggio musicale fiorentino dove i terremoti sembra non finiscano mai. Arriva Carlo Fuortes, l’ex manager e economista della cultura di grande fama, ex sovrintendente dell’Opera di Roma nominato dall’allora ministro della cultura Dario Franceschini e ex sovrintendente della Rai, anche lì voluto sempre dal governo di centro sinistra e indigesto al governo di centro destra che a lungo ha tentato invano di liberarsene, restando Fuortes saldo sulle sue posizioni. Fin tanto che il nuovo ministro della cultura Gennaro Sangiuliano offre a Meloni la soluzione con una legge, praticamente ad hoc, sull’obbligatorietà della pensione a 70 anni anche per i sovrintendenti stranieri che manda a casa quello del San Carlo di Napoli, Stéphane Lissner, e lascia la prestigiosa poltrona a Fuortes, la cui cacciata dalla Rai si trasforma così in brillante trasferimento. Salvo naufragare immediatamente con il ritorno in sella del sovrintendente francese che fa ricorso in tribunale e ottiene ragione. Fuortes rimane sospeso per aria, fuori da tutto
Bene, ora l’ex ad e attuale sovrintendente mancato, dunque un pasticciaccio per il governo, potrebbe venire nominato a Firenze come sovrintendente del Maggio dopo che il teatro è stato ripreso per i capelli dall’orlo del fallimento cui lo aveva condotto la disastrosa gestione dell’ultimo sovrintendente della Fondazione lirica fiorentina, Alexander Pereira. Un salvataggio operato dal commissario nominato dal governo, Ninni Cutaia, sostenuto dal contributo straordinario di 7 milioni dai soci pubblici del teatro (governo, Regione, Comune, Città metropolitana), Banca Intesa e Fondazione Cassa di Risparmio.
Non è ufficiale, ma le voci corrono, sono assai autorevoli e dicono che Sangiuliano abbia già deciso. Anche se non sarà così semplice perché prima dovrà essere nominato il nuovo consiglio di indirizzo. La nomina di Fuortes sarebbe in sé e per sé di valore, era stata auspicata in un primo momento dopo che Pereira era stato costretto alle dimissioni ma era stato Fuortes stesso a mostrarsi indisponibile, deciso a restare in Rai o andare alla Scala, dove però il posto non era ancora libero, o al San Carlo dove poi però la cosa è andata come è andata. E adesso l’eventuale nomina a Firenze porta lo scompiglio al Maggio che aveva appena ritrovato un po’ di tranquillità. Il cambio di passo, sempre secondo le voci autorevoli, avverrebbe prestissimo, addirittura entro gennaio quando lo stesso ministero della cultura interromperebbe anzi tempo la proroga dei sei mesi aggiuntivi dati al commissariamento di Cutaia fino a marzo 2024. E dopo aver lasciato presagire per il medesimo un quasi certo futuro da sovrintendente, tanto è vero che Cutaia aveva appena inaugurato il nuovo logo della Fondazione, operazione mai fatta prima da un commissario, ma di solito dai sovrintendenti, vedi, appunto Fuortes all’Opera di Roma. Lo aveva fatto dopo che lo stesso sottosegretario della cultura, Gianmarco Mazzi, aveva detto che il lavoro di Cutaia funzionava e che avrebbe potuto diventare sovrintendente.
Adesso, non il nome di tutto rispetto di Fuortes, ma la nuova capriola porta lo scompiglio in teatro che vive da troppo tempo nell’incertezza . Perlomeno ai piani dirigenziali, gli altri ancora non ne sanno niente. E divide un teatro che si era appena sentito riunificato dopo le tensioni i dell’era Pereira. Chi, la minoranza, era stato per Pereira e ama i nomi dal grande rimbalzo è contento . La maggioranza a questo punto no, anzi, vista l’esperienza con il “grande” Alexander , teme che i nomi noti siano ispirati di nuovo da un desiderio sconsiderato di grandeur: magari, invece, appena poi la Scala si libera Fuortes ci va confermando quello che ormai sembra l’acquisito ruolo di Firenze come terra di sperimentazioni.
Sono preoccupati, hanno conosciuto il commissario Cutaia, ci hanno collaborato proficuamente, si erano convinti di una continuità, si domandano perché un ministro di destra, cui riconoscono di avere positivamente superato una crisi nata in tempi e in città di sinistra, adesso cacci l’uomo da lui stesso nominato per sostituirlo con un altro che di nuovo proviene dalle preferenze del centro sinistra. Non sarà per due questioni che poco hanno a che vedere con il desiderio del bene del teatro?, si domandano. Una, dicono di sospettare, per liberarsi del Maggio, sfilarsi da ogni responsabilità e eventuale sostegno e dire ora pensateci voi.
L’altra, e forse quella decisiva, per togliersi di mano la patata bollente di un Fuortes sovrintendente virtuale al San Carlo dove in poltrona è Lissner e due volte cacciato: dalla Rai e da Napoli. La maggioranza dei dipendenti del Maggio, non si preoccupano del nome di Fuortes, niente contro di lui ma molto contro un metodo che temono possa di nuovo agitare le acque e rompere la sospirata continuità dopo gli ultimi anni di sovrintendenti continuamene saltati . Cutaia, si sottolinea, ha portato il Maggio fuori delle secche sulla base di un accordo che gli ha valso il contributo pubblico di salvataggio sulla base di un programma triennale i cui capisaldi sono stati tutti realizzati: dal ripreso contatto con la città e il pubblico che torna, l’operazione simpatia, la riduzione del costo dei biglietti, i ponti gettati con le altre istituzioni musicali fiorentine, la programmazione in largo anticipo e a lungo termine che è quasi terminata quella, 2025 compreso, l’attenzione e ai conti.
A chi obietta che Fuortes è più uomo di spettacolo di Cutaia, si obietta che, in maniera pur diversa, sono ambedue uomini di gestione, Fuortes e Cutaia.E se il primo si metterebbe sicuramente al fianco un direttore artistico non escluso lo stesso Alessio Vlad che ha avuto all’Opera e che ora è a Parma, anche il secondo lo farebbe scegliendo magari lo stesso nome.Né pare che l’ipotesi Fuortes sia l’unica a insidiare le certezze di continuità finora sorte in teatro. La fine del commissariamento che venga a gennaio o a marzo eccita molti deisderi. Si parla già della richiesta di venire a Firenze fatta dal sovrintendnete del lirico di Cagliari, NIcola Colabianchi che è un sostenitore di Fratelli d’Italia fin dagli albori e legato alla Meloni.
In foto: Carlo Fuortes