Alla vigilia dell’ufficializzazione dell’esito, scontato, dell’indagine sulle presunte infiltrazioni malavitose degli ultimi anni in comune a Brescello, il Pd provinciale, dopo un lungo tentennare, ha finalmente chiesto le dimissioni del sindaco Marcello Coffrini, già blandamente avanzate dopo la famosa intervista a un gruppo di studenti universitari in cui Coffrini definiva “persona gentile” Francesco Grande Aracri.
La tempistica del rinnovato intervento del partito, a cui peraltro Coffrini non è iscritto, sarebbe giustificata dalla dichiarata volontà del primo cittadino brescellese di andare fino in fondo, anche al Consiglio di Stato, in caso di richiesto scioglimento da parte della Prefettura di Reggio del consiglio comunale da lui guidato.
Nel frattempo a Brescello, a parte la grande maggioranza del locale Pd che ha sottoscritto i contenuti della nota provinciale, i cittadini sono fermamente e in larghissima maggioranza schierati a favore del loro primo cittadino. Che ancora ha fatto sapere di non aver intenzione di rassegnare le proprie dimissioni per motivi di serietà e coerenza. Ma la sua giunta e gli appoggi politici si stanno sgretolando: sia il capogruppo in consiglio che il vice-sindaco hanno annunciato le loro intenzioni di voler lasciare.
Mentre su tutto incombe anche la manifestazione della Lega Nord di sabato 31 gennaio; quelli del Carroccio vogliono scendere in piazza contro la ‘ndrangheta. E quale palcoscenico in questo momento migliore si poteva scegliere, se non appunto il comune rivierasco reggiano?