Prato – L’11 dicembre del 2009 un gruppo di professionisti dell’Usl di Grosseto coordinati dalla dottoressa Vittoria Doretti diedero vita all’interno dell’Ospedale a un percorso inter – istituzionale in Italia, dedicato alle donne vittime di violenza.
Stiamo parlando del Codice Rosa che grazie all’impegno e collaborazione delle istituzioni, della Procura della Repubblica, delle Forze dell’ordine e dei centri antiviolenza, si è strutturato fino a divenire nel 2016 una vera e propria Rete in tutta la Toscana.
Per poi diventare di lì a qualche ano il modello di approccio al contrasto del fenomeno della violenza di genere ripreso e adottato in tutto il territorio nazionale e con fortunate esperienze anche in campo internazionale. “Sono passati dieci anni da quando i componenti di quella che sarebbe stata la Task Force del Codice Rosa, si sono spogliati dei propri ruoli: professionisti sanitari e sociali, giudici, appartenenti alle Forze dell’Ordine, rappresentanti delle istituzioni e delle autorità.
Abbiamo tutti indossato un unica divisa di ordinanza, quello dell’umiltà di capire che dovevamo cambiare punto di vista, che il fenomeno ‘violenza’ non poteva essere combattuto separatamente. Da questa profonda presa di coscienza è nato Codice Rosa, da quando ogni operatore ha rappresentato non solo una competenza, ma una fibra dell’unico nodo centrale che solo se forte e tenace avrebbe potuto reggere il peso di quel grido di dolore e della richiesta di aiuto delle vittime di violenza, per non farlo cadere di nuovo nel vuoto. Oggi posso dire che abbiamo davvero acceso luci in ambiti oscuri”, ha dichiarato Vittoria Doretti.
La mattina dell’11 dicembre nell’auditorium, dopo i saluti della direzione Asl e dell’assessore regionale al Diritto alla salute Stefania Saccardi, gli interventi di Vittoria Doretti, direttora Rete regionale Codice Rosa e ideatrice del progetto, con alcune testimonianze tra cui il Console del Brasile Afonso Carbonar, Linda Laura Sabbatini di ISTAT e la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio e violenza di genere del Senato.
A conclusione la posa della panchina rossa, simbolo contro la violenza di genere, donata dal Soroptimist di Grosseto, che sarà svelata, oltre che dall’autrice Nora Camarri, dalla presidente del Tribunale di Grosseto, Laura Di Girolamo e dalla madre di Giulia Ferrari, vittima di femminicidio.
L’efficacia del Codice Rosa si registra già nei primi due anni di operatività. Nel 2010, al Pronto Soccorso di Grosseto furono attenzionati 309 codici rosa, un numero importante che faceva capire che qualcosa stava cambiando. Nel 2011, nella provincia, i codici rosa arrivarono a 503, risultato inaspettato a dimostrazione che la Rete funzionava, che le persone iniziavano a chiedere aiuto, rivolgendosi a operatori preparati che sapevano dare alle vittime aiuto e conforto.
Negli anni successivi il totale degli accessi è rimasto alto ma stabile con un aumento nel 2016 quando arrivarono a 393. Nel 2018, i codici rosa sono stati 267 e 77 già solo nel primo semestre del 2019 nel territorio della Sud Est. E grazie alla rete del Codice Rosa in Toscana in cinque anni sono emersi più di 17mila casi di violenza contro le donne.
In foto Vittoria Doretti