E' stata la confederazione italiana agricoltori a prendere la decisione, stamattina, di unirsi sotto un unico tetto, una scelta adottata “nella logica di un atteso e auspicabile superamento delle Province – come spiega il nuovo vicepresidente Fedele Raho – e dunque quanto mai opportuna per non farsi trovare impreparati quando questo avrà luogo”.
L’area metropolitana è dunque già realtà per la Cia: la nuova confederazione sarà denominata “Area Metropolitana Firenze – Prato” e proprio stamani ha approvato uno Statuto che vede la costituzione di un soggetto di rappresentanza politica di ambito territoriale più vasto.
“Si tratta di una scelta di efficienza organizzativa per offrire servizi di qualità a costi contenuti, ma soprattutto una volontà di carattere politico. Il nuovo soggetto rappresentativo degli interessi e delle istanze del mondo agricolo sarà così in grado di incidere su un livello territoriale più ampio”, ha spiegato Filippo Legnaioli, eletto presidente e presidente uscente della federazione fiorentina.
Del resto il settore, nonostante la crisi, tiene, ma ha bisogno per continuare a reggere l'impatto di alcuni aggiustamenti. Infatti nel 2013 il settore agricolo ha visto crescere sensibilmente i costi produttivi, contributivi e burocratici, tanto che difficoltà evidenti si sono riscontrate nel valore aggiunto agricolo (-1,4%) e in ambito UE la flessione è stata anche più accentuata (-15,7%).
“Chiediamo alle istituzioni risposte efficaci attraverso leggi e regole che permettano al settore di riprendere con vigore la strada dello sviluppo e della competitività. Un settore che ha bisogno di una nuova politica agraria nazionale – ha sottolineato Legnaioli, ribadendo l’impegno della CIA per una maggiore incisività – con il rinnovo delle cariche, i diversi livelli territoriali sono oggi esclusivamente in capo agli agricoltori, rendendo maggiormente protagonista chi davvero opera nel settore”.
Infine, dalla CIA è arrivata una richiesta di aiuto per una vera e propria emergenza del territorio: quella della fauna selvatica. “Una questione spinosa, sentita dagli agricoltori che vedono spesso vanificare i loro sforzi in seguito ai danni degli animali – ha spiegato Raho -. Dal 2000 a oggi cinghiali e caprioli in Toscana sono raddoppiati. Il numero si attesta sulle 340mila unità, una cifra che supera abbondantemente la media italiana. La presenza indiscriminata degli ungulati rappresenta un danno di vasta portata che non va a ledere i soli interessi degli agricoltori ma che, se fuori controllo, rischia di pregiudicare pesantemente l’ambiente e l’ecosistema”.