Firenze – Le motivazioni che si oppongono alla legge Remaschi (che, in breve, prevede l’abbattimento straordinario dei cinghiali pertre anni in ogni luogo, soppressione di 250.000 cinghiali poi caprioli, daini, cervi, mufloni, promuovere filiera alimentare), rispetto alla sua conformità al quadro normativo nazionale ed europeo, agli effetti sull’ambiente e sulla biodiversità ecc. hanno ragione di essere prese in seria considerazione. E’ quanto sta emergendo nella discussione, anche del pubblico più generalizzato, sui contenuti della legge il cui iter di approvazione è in corso.
16 morti e 64 feriti in meno di cinque mesi e la stagione venatoria si concluderà solo a fine mese. Dal 2007 ad oggi, i morti e feriti per ragioni connesse alla caccia sono stati 884. La gran parte sono cacciatori ma una quota rilevante è rappresentata da persone comuni – passanti, agricoltori – e minori. La Toscana, che guida questa triste classifica, si appresta a varare la cosiddetta “Legge Remaschi” che prevede l’abbattimento ininterrotto di centinaia di migliaia di cinghiali, caprioli, daini, cervi durante tre anni consecutivi di caccia: una legge che viola l’articolo 117 della Costituzione e le Direttive europee in materia di protezione ambientale e della fauna. Gli EcoRadicali, l’Associazione Radicale Ecologista promotrice della proposta di legge che riforma la normativa nazionale sulla caccia recentemente depositata alla Camera dei Deputati, ha inviato un appello al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e all’assessore Marco Remaschi, invitandole a un ripensamento e all’adesione alla campagna #scacciamoli, sottolineando che la realtà è ben diversa da quella che la legge interpreta, ossia “la caccia è il problema, non la soluzione”.
Durante il dibattito http://www.noitv.it/programmi/la-nuova-legge-sulla-caccia-ai-cinghiali-in-toscana-speciale-tgnoi-dido18122015/ che si è svolto presso NoiTV a Lucca, tra l’assessore della Regione Toscana all’Agricoltura e foreste, caccia, pesca e montagna, Marco Remaschi, il presidente dell’ATC Paolo Giovannetti, il prof. Luigi Lombardi Vallauri e Mariangela Corrieri presidente dell’associazione Gabbie Vuote di Firenze, membro del CAART (Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana), si è parlato di questa legge.
Gabbie Vuote ha messo in lista le motivazioni portate da chi la sostiene e da chi la contrasta, in una letteer aperta agli organi di stampa, riportando esperienze di alcune amministrazioni locali e sottolineando il proprio punto di vista contrario alla legge toscana.
La falla del sistema è rappresentata dai ripopolamenti, per dirla con il biologo Francesco Petretti. I cinghiali vengono immessi a decine di migliaia in modo legale e illegale, a norma di legge: è la stessa normativa regionale infatti all’art. 39 (allevamento di fauna selvatica a fine di ripopolamento) della legge n. 3/1994 (recepimento della 157/92) ad ammettere allevamenti e ripopolamentili. “Come può essere credibile una legge che sostiene l’allevamento e il ripopolamento ogni anno di decine di migliaia di quegli stessi animali che danneggiano l’agricoltura? – denuncia Gabbie Vuote – Che si uccidono e poi si reintroducono?
Tra le questioni e le osservazioni sollevate dagli ascoltatori, a margine del dibattito, non poteva non essere rilavata la norma “tutta italiana” che consente ancora ai cacciatori di accedere a tutte le proprietà agricole, rurali e forestali private per praticarvi la caccia, senza alcun permesso o contributo. Secondo l’art. 842 del C.C., di epoca fascista, il cacciatore può entrare nei fondi privati ma, in conformità dell‘art. 15 della legge 157/92, – ricorda Gabbie Vuote – deve pagare una tassa di ingresso – . Questo credito rappresenta miliardi di euro non ancora reclamati se non da un piccolo gruppo di 50 cittadini veneti ai quali il risarcimento è stato riconosciuto a febbraio del 2014″.
Poi ci sono leggi e sentenze “infrante”, mette in luce Gabbie Vuote. “La Toscana ha subìto condanne in vari gradi di giudizio per aver violato più volte la legge sulla caccia, l‘art. 117 della Costituzione, nonchè subìto, insieme alle altre Regioni, varie procedure d’infrazione da parte della Comunità europea. L’art. 117 comma s della Costituzione statuisce che solo lo Stato può legiferare per l’ecosistema (porzione di biosfera dove esseri animali e vegetali interagiscono tra loro e con l’ambiente). La Toscana per questo e anche per aver emanato una legge di durata triennale è stata già condannata dalla Corte Costituzionale. Il decreto del presidente della Repubblica 10 agosto 1972 n. 967 art. 6 recita: (Gli animali introdotti nei macelli devono essere abbattuti previo stordimento con il sistema elettrico o altro metodo idoneo e quindi dissanguati, spennati o spellati o eviscerati). Il cinghiale indirizzato alla filiera non subisce tale trattamento ma morsi, ferite, fughe e terrore prima di essere ucciso. La legge 157/92 recita: art. 12 (la fauna appartiene a colui che l’ha cacciata), art. 19 (il controllo viene esercitato di norma con metodi ecologici), art. 19.2 (i piani di abbattimento devono essere attuati da guardie provinciali ecc. ma non da cacciatori); art. 21 (divieto di trappole). Tutte attività disdegante dalla legge obiettivo.
“I favorevoli alla legge regionale, hanno portato nel corso del dibattito su NoiTV – riporta Gabbie vuote – queste motivazioni:
- danni all’agricoltura, rimedio caccia
- incidenti stradali e sicurezza, rimedio caccia
- danni alla biodiversità causati dai cinghiali, soprattutto erbivori e frugivori, rimedio caccia
mentre “I contrari alla legge hanno portato altre motivazioni:
- danni all’agricoltura e rimedi incruenti
- incidenti stradali e rimedi incruenti
- danni alla biodiversità causati dal piombo delle munizioni e dal bracconaggio
-
vittime umane della caccia
-
cani dei cinghialai e loro maltrattamento attivo
-
filiera alimentare e rischi igienico sanitari
- infrazione di Leggi italiane e Direttive europee
- allevamenti e ripopolamenti “
I danni all’agricoltura. Li procura la caccia
Premesso che, secondo Luigi Boitani, biologo ed esperto di cinghiali: “Non esistono censimenti di qualità scientifica e in Toscana dei cinghiali vivi non si sa molto, solo stime soggettive, opinioni personali”; premesso che per esperti, ricercatori, esperienze italiane ed europee, la caccia non è il rimedio ma il problema perchè destruttura la popolazione alimentando e anticipando la natalità, riconosciamo che vi siano danni all’agricoltura per il grande numero di cinghiali (erbivori e frugivori) che dagli anni ’50, dopo l’estinzione del cinghiale autoctono maremmano, sono stati importati dai cacciatori i cinghiali alloctoni dell’est Europa.
Questi animali più grandi, più prolifici, più confidenti, fra l’altro ibridati con i maiali che li rendono per metà domestici (come il cane “lupo cecoslovacco” che vive nelle nostre case ed è un ibrido tra lupo e pastore tedesco), vengono allevati in 961 allevamenti italiani per ripopolare il territorio (censiment di alcuni anni fa).
I cinghiali/maiali semidomestici possono avvicinarsi ai giardini e alle periferie delle città perchè il loro naturale habitat (il bosco, la macchia, la foresta) è stato deframmentato con viottoli, strade e stradelle, non ristrutturato, non riforestato nonostante la legge preveda anche piani precisi di salvaguardia. L’unico piano ben articolato, dettagliato, pagine e pagine di istruzioni è quello faunistico venatorio.
Mentre importanti studiosi italiani ed europei, esperienze di cui i ricercatori riempiono le pagine dei loro testi scientifici, dichiarano che la caccia non risolve il problema della sovrappopolazione, in Toscana la caccia si considera il rimedio per eccellenza senza pensare minimamente che si torturano e massacrano vite (e non solo quelle degli ungulati, anche dei cani).
Il Governo albanese ha chiuso la caccia per due anni per far riprendere la fauna dalla “voracità degli italiani“.
I rimedi incruenti esistono. Eccoli.
Il primo è naturalmente la chiusura degli allevamenti e il divieto di ripopolamenti. L’i8nverno produrrà la sua selezione naturale e la “capacità portane” dell’ambiente riprenderà il suo ruolo di legge biologica. Poi Piani di miglioramento ambientale per non ostacolare il nomadismo del cinghiale, foraggiamento dissuasivo, colture a perdere nel bosco, recinzioni elettrificate, barriere gustative, olfattive, repellenti come quello recentemente messo a punto dell’Università di Agraria di Firenze che evita di recintare. L’ARSIA, agenzia della Regione Toscana per la ricerca e l’innovazione nel settore agro-forestale, soppressa alcuni anni fa, ha sempre promosso le recinzioni particellari e comprensoriali i cui risultati, dice, sono eccezionali e in alcuni casi con il totale azzeramento dei danni.
Se il motivo per uno sterminio è la popolazione di animali in sovrannumero perchè non finanziare il vaccino immunocontraccettivo studiato in Inghilterra da una biologa italiana? Risolverebbe ogni problema.
Incidenti stradali “Manuale”
Sarebbe facile impedire gli incidenti stradali che si registrano, si contano, ma non si risolvono.
La Provincia di Varese con 38 amministrazioni, ha messo a punto un progetto che prevede la riqualificazione delle aree verdi e la loro deframmentazione eliminando gli sbarramenti invalicabili per gli animali con: sottopassi, mensole, rampe e ponti sospesi. Questo progetto ha ottenuto il plauso della Comunità europea che è tra i maggiori finanziatori.
Molte regioni e Paesi europei hanno collocato lungo le strade più pericolose: recinzioni, catarifrangenti, dissusasori ottici, marginatori con dispositivo laterale a luce riflessa, cartellonistica adeguata, ecc.
Cosa ha fatto invece la Toscana: ha pubblicato un manuale per gli studenti considerandolo, evidentemente, sufficiente.
Danni alla biodiversità: ancora permesso l’uso di munizioni tossiche
Il pericolo maggiore per la biodiversità è rappresentato dalle munizioni al piombo. Ogni anno si lasciano nel terreno, nell’acqua e quindi negli animali (di conseguenza nell’uomo) 20.000 tonn. di piombo (biologo Massimo Tettamanti). Soltanto nel 2015, dopo 9 anni dalla Direttiva europea, le munizioni al piombo sono state vietate in Toscana ma solo nelle zone umide, mentre si spara ancora con munizioni tossiche nel resto del territorio. Considerando che i cinghialai rappresentano il 50% dei cacciatori, anche il cinghiale è ben fornito di piombo. La Conferenza di Quito sulla salute e sull’ambiente ha imposto la sostituzioni totale delle munizioni tossiche nei prossimi 3 anni.
Il piombo provoca la morte per saturnismo degli uccelli, ha contrinbuito all’estinzione di 200 specie animali e messe a rischio ben 400. Questo potente veleno è stato tolto dalla benzina, dalle vernici, dai giocattoli, dalla pesca ma non dalla caccia. Inoltre i cacciatori che si sparano tra loro (perfino un selettore di cinghiali a Certaldo, poco tempo fa, ha ucciso un compagno selettore) come possono garantire la sicurezza nei boschi e nelle campagne della Toscana? Sono più pericolosi i cinghiali o i cacciatori?
Come possono garantire costoro il rispetto delle norme se a Livorno hanno abbattuto 4 ibis eremita del progetto europeo Waldrapp? L’80% dei bracconieri è infatti cacciatore.
Il bracconaggio in Italia è stato recentemente oggetto di un Pilot (richiesta di informazioni che precede la procedura di infrazione) da parte della Commissione europea allarmata dall’alto tasso di uccisioni illegali che si verificano in Italia.
La biodiversità la difendono coloro che rispettano l’ecosistema e quindi gli animali, li considerano esseri viventi quali sono, che allevano e proteggono i loro cuccioli, esseri con sentimenti, paure, fame e sete, persone che ne hanno cura, che non alterano l’ambiente, che non uccidono, così come predica l’art. 13 del Trattato di Lisbona dell’Unione europea.
Vittime umane della caccia: tragici “effetti collaterali”
Sono state 900 in 8 anni di stagioni venatorie, più di 100 ogni anno. La maggior parte erano cacciatori, ma anche semplici cittadini, la ragazzina che passava in bicicletta, bambini sull’altalena e migliaia di animali d’affezione.
Sono dati ricavati da fonti giornalistiche e quindi molto parziali, non sono tutti ma soltanto i più gravi, quelli che si ritengono degni di notizia.
I cacciatori li definisco effetti collaterali, imponderabile sfortuna, fatalità, errori, congenito rischio della caccia…..
In questa esperienza la Toscana si colloca al secondo posto dopo la Lombardia.
Cani dei cinghialai “meri strumenti”
Centinaia e centinaia di cani invisibili, nascosti in baracche putride, spesso senza acqua senza coperture dal caldo, dal freddo e dalla pioggia, alimentati con tozzi di pane secco gettato fra gli escrementi. Animali segregati per mesi, resi apatici, timidi e aggressivi conteporaneamente. Temono perfino un gesto d carezza. Nascosti nei boschi, prigionieri di reti e teli verdi, lamiere anche di eternit, chiusi al buio, legati a catene cortissime che impediscono loro di trovare refrigerio dal sole se non riparandosi sul lato in ombra della cuccia.
Durante la caccia, vengono gettati contro i cinghiali e subiscono ferite ad effetto iceberg (Studio dell’Università di Pisa). Gli stessi cacciatori si improvvisano veterinari seguendo le istruzioni sul web: cuciono, pinzano, reinseriscono gli organi usciti dall’alveo. Tutto senza anestesia. E quando il cane, dopo giorni e giorni di sofferenza, peggiora, il colpo di fucile conclude l’agonia. “Non potendo sostenere le spese del veterinario tutte le volte, ho provato a dare i punti da solo ma devo aver sbagliato qualcosa di fondamentale poichè la ferita non si rimarginava e alla fine si è infettata cosa che mi ha costretto ad abbattere il cane” http://pensieririflessi.forumfree.it/?t=63989366 http://www.lacoscienzadeglianimali.it/index.php/forum/3-i-nostri-amici-animali/2349-chi-si-deve-vergognare?limit=6&start=330.
Poi c’è l’addestramento.
Cuccioli di cinghiale (gli adulti “spaccherebbero” i cani) vengono introdotti nei recinti per addestrare i cani alla caccia. Inseguiti dai cani i cinghialini fuggono terrorizzati per ore fino a che soccombono impazziti di paura. Allora, tra le grida e i lamenti, i cani li assalgono e li dilaniano a morsi.
Una pratica “etica” non ancora sanzionata dalla legge.
Filiera alimentare “Un paradosso”
Nonostante la legge obiettivo non sia stata ancora approvata, è stato inaugurato il primo macello per la fauna selvatica (a Bologna invece si sta inaugurando l’ospedale per la fauna selvatica) e deliberato dalla Regione per la costruzione dei C.d.S., Centri di Sosta nei boschi con frigoriferi e sala di eviscerazione.
I problemi igienico sanitari si faranno vivi in quanto non è dato sapere di cosa il cinghiale si è nutrito. Inoltre il 50% dei cinghiali europei è affetto da trichinosi e il piombo delle munizioni usate avvelena la loro carne entrando poi nella catena alimentare umana.
L’OMS ha definito l’avvelenamento da piombo “uno dei peggiori problemi ambientali del mondo”.
La COOP infatti vende carne di cinghiale catturato di provenienza statunitense e australiana perchè non considera sufficienti le garanzie igienico sanitarie per il cinghiale italiano cacciato.
La Conferenza di Quito del 2014 ha stabilito che nei prossimi 3 anni il piombo dovrà essere eliminato dalle armi così come è stato fatto per la benzina, i giocattoli, le vernici, la pesca.
Ma, insieme ai cacciatori, gli armieri italiani difendendo i loro interessi, hanno tenuto a battesimo all’Expo la filiera alimentare di fauna selvatica. Essendo la seconda industria del mondo dopo quella degli Stati Uniti e producendo l’80% delle armi per la caccia, mentre i cacciatori diminuiscono, per difendere i loro interessi sostengono l’allungamento del periodo venatorio e l’aumento degli animali da uccidere.