Ci ristrappano il Tricolore. Si riapre la polemica sull’origine del vessillo

Travaglio riapre la mai sopita polemica storica: la prima volta di una bandiera bianca, rossa e verde fu a Milano nell’ottobre 1515. Con origini chiaramente francesi
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Napoleone

Ci risiamo; la storia è ciclica anche se gli studiosi aggrottano le ciglia. L’ultimo di un certo peso che cercò di vanificare il progetto Tricolore reggiano, certificato da Romano Prodi nel 1996 con la festa nazionale omonima da celebrarsi il 7 gennaio, fu Bettino Craxi, poi caduto in una disgrazia tale per cui nessuno, almeno fino a ieri, aveva avuto l’ardire di ripercorrerne i passi intellettuali.

Oggi è il giornalista Marco Travaglio, icona dei cittadini dissidenti, a tornare sull’argomento; ovvero la milanesità e conseguenti origini lombarde della bandiera italiana. Ripercorrendo con un articolone a tutta pagina sul suo Fatto, la genesi del vessillo. Ma soprattutto ben specificando che la “prima” di una bandiera bianca, rossa e verde in Italia fu proprio a Milano l’11 ottobre 1515 quando il re transalpino Francesco I entrò trionfalmente in città issando in cima al Duomo l’antesignano del nostro stendardo. Fu quello, inequivocabilmente, il suo primo garrito sul suolo italico.

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Marco Travaglio

Gli storici italiani più sciovinisti si sono nel tempo attaccati a tutto (a Dante come al Conte Giuseppe Balsamo, alias Cagliostro) pur di negare l’evidenza, ovvero che il vessillo tricolorato è di chiara importazione francese, e che il papà di cotanto sventolare è addirittura Napoleone Bonaparte. Il quale nel maggio del 1796 entra sempre in Milano facendone la capitale della Repubblica Lombarda e ordinando alle figure pubbliche di indossare il Tricolore della Rivoluzione francese (anche se i cittadini indosseranno il verde al posto dell’azzurro sulle coccarde).

Probabilmente bisognerebbe semplicemente mettersi d’accordo sui termini ed i significati delle ricorrenze; il concept della bandiera è francese. d’accordo, la sua prima issata italiana milanese, va bene, ma almeno lasciateci la paternità del fatto che in quella sala reggiana ove ora si tiene il consiglio comunale (7 gennaio 1797), si decise che lo stemma della Repubblica venisse innalzato in tutti i pubblici luoghi diventando il simbolo della nascente nazione. Impronta del turcasso col motto “libertà senza rivoluzione”. E  te pareva.

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