Ci facciamo paura da soli: 7per24 le ha praticamente azzeccate tutte (non che ci volesse un genio…)

Abbiamo lasciato addirittura il pezzo vergato 3 ore prima dello scrutinio senza ritoccarlo, con la percentuale di vittoria di Massari (su cui da mesi abbiamo scritto avrebbe vinto al primo turno). Nel pezzo a seguire la sequela dei vincitori (il Pd di Vecchi-Delrio-Gazza) e vinti (a partire da Tarquini). Ma analizzando le preferenze ne sono emerse delle belle. A partire dalla guest-star Lanfranco de Franco…

Le elezioni amministrative reggiane hanno un indubbio vincitore. E’ il tanto bistrattato PD, il partito a cui il neo sindaco Massari ha giurato e spergiurato di non volersi iscrivere mai, benché lo abbia accompagnato in carrozza sullo scranno più alto di Piazza Prampolini. Il 39,5% che il PD ha raccolto a Reggio è un risultato di tutto rispetto. Nulla di così strepitoso, però.

Nel 2019, l’annus horribilis in cui Vecchi fu costretto al ballottaggio, il PD ottenne il 38,7%. E portò a casa 31.256 voti, ovvero ben 2.000 voti in più dei 29.134 presi in questo fine settimana caratterizzato dalla più bassa affluenza della storia per Reggio Emilia, un modesto 60,8% degli aventi diritto. Del resto, nella vicina Modena il romano Mezzetti ha vinto al primo turno col 64%, 8 punti in più del pur ragguardevole 56,1% racimolato da Massari.

Il PD a livello nazionale guadagna 150.000 voti rispetto alle Politiche del 2022 (non un granché ma sempre meglio di niente) ed Elly per un paio di anni può dormire sonni tranquilli. La sua poltrona ora è blindata

A conferma del fatto che dalle nostre parti se il PD candida un palo, vince comunque il palo. Nel caso di Massari, ha candidato un bravo medico. Ma a Reggio le premesse erano ben peggiori, perché le enormi difficoltà che vive da tempo la città sono sotto gli occhi di tutti. E dunque lunedì sera per il PD è stata festa grande, con Massari a brindare in piazza con lo spumante, una bottiglia di sontuoso Franciacorta Fior Fiore Coop, insieme ai suoi mentori Vecchi, Delrio e Marco Pedroni.

El pueblo unido jamas serà vencido. Lanfranco de Franco sommerso da una valanga di preferenze festeggia con la V di Churchill, il compagno Massari esibisce un pugno chiuso che fa molto vintage (foto dalla rete)

Nel PD però qualcuno vince più di altri. Innanzi tutto proprio Delrio e Vecchi, che hanno imposto Massari al partito quando oltre un terzo dei famosi 1.000 consultati in autunno aveva chiesto le primarie. Ma anche e soprattutto Lanfranco de Franco. Non gli sono state concesse le primarie,  quindi le primarie contro quelle che sarebbero state le sue sfidanti, Bondavalli e Rabitti, sono state fatte direttamente nelle urne. Le ha vinte De Franco con il record di 1.568 preferenze, 214 in più di Stefy Bondavalli e 734 in più della Rabitti, quasi doppiata. Se gli elettori reggiani hanno identificato in lui il D’Artagnan, anzi il Porthos, vista la stazza, capace di tenere a bada le guardie del Cardinal Richelieu-Delrio, un po’ è anche merito di 7×24, che ha apprezzato la sua battaglia per il rinnovamento. 

Tenerlo fuori dalla prossima giunta, tentazione a cui qualche maggiorente del PD non ha mai smesso di pensare, sarà impossibile. Quarto posto per Marwa Mahmoud, poi Cecilia Barilli, figlia dell’ex presidente della Cassa di Risparmio. Ben piazzato anche l’astro nascente Corradi. Male Paolo Genta, l’ex presidente Arci Gay Nicolini e il giovane Braghiroli, che si piazzano tra il 28esimo e il 32esimo e ultimo posto e quindi dicono addio al Consiglio Comunale.

Gazza arringa la folla a Cadelbosco nel comizio per la candidata del PD Esposito. Ma vince la lista civica guidata da Marino Zani, storico dirigente dell’associazionismo di sinistra, che strappa al PD la roccaforte Cadelbosco

Bisogna inserire tra i vincitori anche il segretario del PD Massimo Gazza, ma le due clamorose debacle vissute dal PD a Cadelbosco, dove Gazza non si è risparmiato nello spendersi personalmente per la candidata PD Esposito, e soprattutto a Casalgrande, dove Gazza pochi giorni prima del voto è entrato a gamba tesa in una polemica pesante e diretta col sindaco civico Daviddi, uscito trionfante col 63% dei voti, danno alla sua vittoria un retrogusto amarognolo. E a Gazza è andata pure di lusso, perché c’è mancato un pelo, lo straccio di 21 voti, che anche Roberta Ibattici, la candidata PD di Albinea, il ricco comune della pedecollina in cui risiedono vari leader della sinistra reggiana, ci rimettesse politicamente le penne contro la lista civica formata dal fuoriuscito PD Corrado Ferrari.

Poi ci sono i tanti sconfitti. Tarquini innanzi tutto. E’ stato sicuramente penalizzato dal massiccio astensionismo, oltre che dai personalismi che hanno depotenziato il centro-destra, ma la sua campagna elettorale, troppo soft, non è stata convincente. L’impresa era ardua e a lui non è riuscita. Nel centro-destra conferme con buon bottino di voti per Aragona e Bassi e poco altro. Anche nei partiti minori, molti si leccano le ferite. Disastroso, malgrado l’impressionante battage pubblicitario, il risultato di Azione e pessimo anche quello di Uniti per Reggio (IV, Più Europa e Psi). Dal basso del suo 1,8% Azione resta lontanissima dal Consiglio Comunale e non si vede come Guidetti, che fino a poche settimane fa reclamava il posto di vicesindaco, possa ora essere omaggiato con un assessorato. Si profila una Caporetto anche per Sic!, rimasta ferma a uno striminzito 2,3% che costringe il partitino di estrema sinistra a rimanere fuori dal consiglio comunale e sperare nell’improbabilissima lotteria dei riconteggi per poter nominare un consigliere comunale.

Dentro Sic! la pasionaria Zambelli ha vinto nettamente la sfida con Pederzoli, a cui non è bastato andare in Israele e Palestina anche negli ultimi giorni della campagna elettorale per vincere la gara interna delle preferenze. A questo punto, se Sic! dovesse riuscire miracolosamente a nominare un consigliere comunale e Massari mantenesse fede alla mezza promessa di portarli in giunta, l’assessorato non potrebbe non andare a chi ha preso più preferenze, cioé alla stessa Zambelli. Forse non ha pagato insomma fare opposizione durissima a Vecchi per quattro anni e riscoprirsi filo-PD in campagna elettorale.

Vecchi, Massari e Delrio abbandonano la consueta austera sobrietà e brindano in piazza con una sontuosa bottiglia di Franciacorta Fior Fiore Coop

Pessimo anche il risultato della Lega, che torna vicina ai suoi minimi storici (4%) e lascia Salati fuori dalla Sala del Tricolore. Idem con patate i 5S, sprofondati al 4,2% e cannibalizzati da Coalizione Civica di Aguzzoli, dove spiccano le 900 preferenze di De Lucia. I 5S addolciranno un po’ la pillola conquistando un assessorato nella giunta Massari, ma in extremis incassano pure lo smacco di non riuscire a rieleggere la reggiana Pignedoli all’europarlamento. Benino la Lista per Massari, che ottiene un po’ più del minimo sindacale racimolando il 3,7%. Abbastanza bene anche Verdi+Possibile, nella lista c’è stata la conferma di Carlotta Bonvicini, mentre Paolo Burani si è piazzato solo terzo e quindi a sua volta dovrà abbandonare il consiglio comunale.

Ricapitolando, la giunta Massari in gran parte è quasi fatta, dentro De Franco, Bondavalli e Rabitti e probabilmente anche Marwa Mahmoud. Ma attenzione al “quasi”, in politica il diavolo è sempre nei dettagli. Nel frattempo le grandi manovre per le elezioni regionali, dove c’è la fila per candidarsi e Vecchi non si accontenterà di fare il consigliere regionale, sono già iniziate. Reggio rimane afflitta da mille problemi (la viabilità intasata, il degrado dilagante, l’islamizzazione del centro storico, l’insicurezza, le liste di attesa nella sanità, ecc.) e sorge qualche dubbio sulla possibilità che l’uomo scelto da Vecchi e Delrio per succedergli in Piazza Prampolini, Marco Massari, riesca a portare un po’ di rinnovamento e discontinuità. Pronti a concedere il beneficio del dubbio alla prova dei fatti amministrativi e, chissà, pure a cambiare parere di fronte all’eventuale evidenza. Per ora ai reggiani che continuano imperterriti a votare in massa il PD pare vada bene così.

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