Per inaugurare le sue Olimpiadi Parigi ha fatto appello anche a 10 « pioniere » che nel corso dei secoli hanno contribuito al lungo e tortuoso cammino verso il riconoscimento dei diritti e della parità delle donne. A sfilare lungo la Senna in nome della « sororitè », neologismo inventato per sopperire alla mancanza del termine al femminile della « fraternità » assieme a nomi noti come Louise Michel, Simone de Beauvoir o la prima donna regista Alice Guy, spiccava anche Christine da Pizan, prima donna a vivere della sua penna, in un’epoca in cui il 98% delle donne era analfabeta. Per secoli dimenticata, la poetessa, filosofa e scrittrice che in vita era stata una protagonista negli ambienti intellettuali europei agli albori dell’Umanesimo è tornata ad essere al centro di studi e congressi e non solo come icona del femminismo.
Pochi sanno però che Christine è di origine italiana : nasce infatti a Venezia nel 1364, figlia del matematico e astrologo Tommaso da Pizzano, un borgo nei pressi di Bologna nella cui università si era laureato in Medicina prima di trasferirsi nella città lagunare per ricoprire il ruolo di consigliere per la Serenessima degli affari esteri. La sua reputazione come astrologo valica i confini e presto viene invitato a lavorare come astrologo di corte sia a Parigi che a Budapest. Tommaso opta per la Francia e nel 1369 lascia Venezia con moglie e figli per trasferirsi al servizio di Carlo V. Cristina non ha ancora cinque anni quando lascia l’Italia per la corte francese. Ad occuparsi della sua istruzione sarà lo stesso Tommaso che, da uomo di laghe vedute, non farà alcuna differenza tra la figlie e i suoi fratelli Paolo e Aghinolfo. Cristina riceverà così un’educazione di primordine che spazierà dalla letteratura alla filosofia, dalla storia alla medicina. Senza dimenticare la sua assoluta padronanza in italiano, francese anche latino. Alla corte di Carlo V, Cristina potrà anche approfittare di un ambiente colto e sensibile e anche di una delle più fornite biblioteche d’Europa cui avrà libero accesso.
Ed è lì che Cristina comincia a farsi notare come poetessa, ancor prima di sposarsi, all’età di 15 anni, con il notaio e segretario del re Etienne de Castel con cui fu lagata da profondo affetto ed ebbe tre figli. A fare della giovane Cristina la prima « professionista » della penna furono una serie di disgrazie e contraccolpi. A cominciare dalla morte del protettore della famiglia, Carlo V e alla salita sul trono di Francia di un nuovo monarca CarloVI, che la allontano` dalla corte. La morte del padre nel 1387 e poi quella dell’amato marito nel 1390 la lasciarono nel bisogno e senza sostegni affettivi. Con invece una serie di battaglie legali e problemi di salute. La giovane però non si perse d’animo e affrontò con grande determinazione e intelligenza la situazione. Non volle risposarsi né entrare in convento, cioé accettare quelle che all’epoca erano le sole vie d’uscita di una vedovanza. Optò così, con grande coraggio, per la sua indipendenza. Come narra nella sua opera Mutation de fortune, i tempi difficili durarono 14 anni e per superarli dovette compiere una simbolica metamorfosi e diventare così « un vero uomo » per affrontare il passaggio a una vita autonoma che all’epoca era solitamente desitnata solo agli uomini.
Femminista antelitteram, Cristina ebbe anche l’audacia di partecipare a dibattiti letterari, come quelli nati attorno al « Roman de la Rose » in cui Jean de Meung descrive le donne solo come seduttrici, o con « la Cité des dames » rispondere alle opinioni espresse dal Boccacio nel suo De mulieribus claris. « Sembrano tutti parlare all’unisono, tutti d’accodo a concludere che il comportamemento delle donne é incline ad ogni tipo di vizio » scrive Cristina che nella « Cité de Damesé fa dell’istruzione delle donne il suo cavallo di battaglia. A suo avviso se c’è inferiorità è solo di tipo culturale e non naturale : « una donna intelligente riesce a fare di tutto » e « gli uomini non gradirebbero affatto che una donna ne sapesse più di loro » . Tra un impegno professionale e battaglie lagali per vedere riconosciuti i suoi diritti, la prolifica Cristina compone anche un best seller, il Livre de cent ballades che ottiene un grande successo e le assicura la protezione di Flippo di Borgogna e Isabella di Baviera. Cristina passa anche alla storia per aver creato un fiorente atelier di scrittura, una casa editrice ante litteram in cui lavoravano sotto la sua direzione maestri calligrafi, miniatori e rilegatori specializzati nella copia di opere pregiate.
Alla fine della sua vita, dopo aver composto poesie, trattati di poliica e di filosofia ed essersi battuta contro i pregiudizi della sua epoca, Cristina si ritira un convento, a Poissy. Li` scriverà la sua ultima opera : é in versi e la dedica a Giovanna d’Arco (Le Ditié de Jeanne d’Arc, 1429) solo omaggio scritto in vita durante l’ascensione dell’eroina.
Nell’immagine Christine de Pizan