La Bce nei mesi scorsi ha fornito alle banche europee circa 1000 miliardi di euro attraverso un prestito illimitato al tasso irrisorio dell’1%, da restituire nel giro di 3 anni. In pratica un regalo. Lasciando da parte valutazioni morali e non considerando il cosidetto “azzardo morale” che deriva da questo tipo di operazioni (perchè in fondo mettere a posto i conti, se quando le cose vanno male arriva la Banca Centrale a salvarmi?), è evidente che questo intervento è risultato (almeno temporaneamente) vitale per tenere in vita il sistema bancario europeo. Infatti, anche seguendo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il sistema bancario sul finire del 2011 necessitava di una importante dose di liquidità per evitare che fallimenti a catena e potesse scatenare una crisi che avrebbe fatto impallidire perfino quella del 2008. E’ difficile riuscire a stimare quante banche europee sarebbero rimaste in piedi senza l’operazione Ltro di Mario Draghi. Ovviamente, se le banche falliscono a catena, fallisce tutto il sistema economico (il cosidetto “too big too fail”, ossia “troppo grande per fallire).
Sebbene non scritto, l’accordo implicito era quello che le banche, ottenuta questa liquidità, avrebbero dovuto sostenere da una parte i titoli di Stato dei paesi periferici (e questo, almeno in parte, si è verificato), ma soprattutto avrebbero dovuto sostenere finalmente l’economia reale. Per economia reale si intendono fondamentalmente le imprese, che in questo periodo faticano ad ottenere prestiti dalle banche per finanziare progetti di crescita e sviluppo economico (in gergo definito “credit crunch”, o “contrazione del credito”). Se le imprese non riescono a creare progetti d’investimento, l’economia non cresce e si entra in una spirale recessiva. Purtroppo ad oggi, le banche non hanno ancora iniziato a finanziare seriamente le imprese che necessitano di liquidi, per cui la ripresa economica fatica. C’è da augurarsi che le banche in realtà necessitino ancora un po’ di tempo che potremmo definire tecnico (elasticità) per riiniziare a finanziare l’economia reale e dare un impulso all’economia che ad oggi è in fase recessiva.
Il vero scandalo però è un altro. In Italia ci sono molte imprese piccole o medie (non era il nostro fiore all’occhiello?) che in realtà hanno una produttività piuttosto buona, hanno accesso al credito bancario in maniera soddisfacente e mostrano utili alla fine dell’anno (che di questi tempi è davvero notevole), eppure sono sull’orlo della bancarotta. Il motivo? Lo Stato non rimborsa i crediti. Ebbene sì, migliaia di imprese italiane vantano svariati miliardi di euro di crediti verso lo Stato, che ricevono o in forte ritardo, o spesso e volentieri non ricevono proprio. Il risultato è che tante aziende sane sono a corto di liquidi e sono costrette a chiudere, nonostante abbiano le potenzialità per competere in questo mercato difficilissimo.
Questa è una vera verogna, ancor di più alla luce degli enormi sprechi che il cattivo debitore (l’Italia) sfoggia in lungo ed in largo. Uno scandalo che deve finire al più presto, e che deve essere una priorità del governo Monti, anche a costo di mettere mano alla Cassa di Compensazione e Garanzia.
Se gia la situazione globale è estremamente difficile, il fatto che lo Stato fagociti in questa maniera le sue stesse imprese sane è un qualcosa di tragico e grottesco.