Parigi – Una mostra di grande interesse per chi ama la pittura fiorentina e senese del XIV e XV secolo è quella che si è aperta oggi al Castello di Chantilly, la splendida proprietà a alle porte di Parigi lasciata nel 1886 da quello straordinario collezionista di quadri e libri preziosi che era stato Henri d’Orleans, duc d’Aumale , all’Institut de France. Trentatré opere, di cui nove imprestate da altri musei , offrono un raffinato panorama della storia della pittura toscana di quei due secoli, con opere di Fra Angelico, di Botticelli, Filippo e Filippino Lippi, Maso di Banco, Giovanni dal Ponte, il Sassetta, Giovanni di Paolo, Piero di Cosimo.
L’idea della mostra é nata undici anni fa quando i curatori del Museo Condé (il museo ospitato nel castello ricco di oltre 550 tele di grandi maestri, tra cui 3 magnifici Raffaello) si sono resi conto che il pannello di Fra Angelico “San Benedetto a Subiaco” in loro possesso era parte di un polittico , una Tebaide, i cui pannelli erano sparsi per il mondo, tra Filadelfia, Anversa e Cherbourg. Un quarto pannello era stato poi identificato in una collezione privata. Hanno così deciso di ricostituirlo, almeno il tempo della mostra ampliando però l’esposizione al panorama della pittura toscana del XIV e XV secolo presente nella ricca collezione lasciata dal duc d’Aumale e formata per lo più da elementi di polittici smembrati nel corso dei secoli.
I curatori hanno così cercato di ricostituire, almeno virtualmente, altre opere disperse, riuscendo ad esempio a esporre per la prima volta insieme i due pannelli principali dei cassoni con le storie di Ester, opere di Botticelli e di Filippino Lippi. La mostra si sviluppa con un percorso che parte da Firenze, dalla scuola di Giotto al gotico internazionale per arrivare a Fra Angelico, alla Siena del XIV, all’atelier di Filippo Lippi per terminare con la fine del Quattrocento a Firenze riproponendo la magnifica Simonetta Vespucci di Piero di Cosimo, uno dei capolavori di Chantilly che è stato appena restaurato. Completano il percorso la ‘Gioconda nuda “ , un cartone che l’Aumale aveva comprato pensando che fosse un disegno della mano di Leonardo da Vinci ma che successivi studi hanno attribuito al suo atelier, e il disegno di un “ gruppo di quattro figure e un drappeggio “ di Michelangelo.
La mostra rimarrà aperta fino al 4 gennaio. Ma l’omaggio di Chantilly all’Italia non si ferma qui: la ricchissima biblioteca raccolta dal duc d’Aumale apre le sue porte fino al 9 dicembre espone una trentina di capolavori della sua collezione di libri miniati italiani, da codici e manoscritti a incunaboli e libri stampati del XVI , molti di quali finora rimasti inaccessibili al pubblico.