Anno 2012, o dell’apocalisse delle imprese reggiane, il cui numero scende a valori mai così bassi dal 2004 ad oggi. A fornire gli ultimi dati del rapporto iscrizioni/cancellazioni dalla locale Camera di commercio, è lo stesso ufficio studi dell’ente, che monitora anno per anno il termometro della possibilità della libera professione.
L’anno appena passato, dicevamo, è stato su questo fronte il più drammatico dopo i primi anni del nuovo millennio salutati come i più brillanti, e in continua crescita, in fatto di saldo positivo nascita/morte delle nuove imprese. Il 2012 ha visto un saldo negativo di circa 600 unità, che la dice lunga sulle difficoltà oggi pressoché insormontabili, di aprire una nuova impresa.
Commercio, costruzioni, manifatture e agricoltura i settori più colpiti; restano, a fine 2012, oltre 52mila e 200 le imprese reggiane per un saldo negativo dello 0,2%, in linea con quello della regione ma in controtendenza rispetto al tasso di crescita italiano seppur impercettibile dello 0,3%. Come a dire che l’un tempo famoso “modello emiliano” non è che un ricordo del passato