Abbiamo cominciato a voler bene davvero al neo sindaco di Reggio Marco Massari che ha mosso i suoi primi passi amministrativi con l’accortezza di un pachiderma indiano in una cristalleria boema. Catapultato con scarso preavviso dal reparto Infettivologia del Santa Maria Nuova ai piani alti del Comune dove si ha meno a che fare con virus biologici e più con figure che diventano virali, abbiamo atteso rispuntasse il sole (e non dare l’idea di girare il coltello nella piaga ancora sanguinante) prima di esprimerci sulla sua ultima comparsata in quel di Gavassa, nel bel mezzo di un’alluvione epocale, su un canotto trainato da due uomini della Protezione civile, fluttuante su pochi cm d’acqua. A dispensare ovvietà ai cittadini in tutt’altre faccende affaccendati.
Un porta a porta lagunare condito da gag involontarie, equivoci da varietà e misunderstanding da avanspettacolo. Il clou è stato quando il sindaco, sospinto nel suo barcone-blu dai due lifeguard (che avrebbero fatto meglio a restare in Romagna, o ad essere dirottati a Villa Seta e rendersi ancor più utili), è stato superato di brutto da due giovani concittadini che camminavano tranquillamente in mezzo all’acqua. Non come Gesù sopra le acque, semplicemente in mezzo. Insomma, roba da far invidia al Benny Hill Show o ai telefilm di Mr Bean o ancora al Marchese del Grillo immortalato da Alberto Sordi. Non fosse stato per la drammaticità della situazione.
Il Massari in gondoleta, di certo animato dalle più nobili delle intenzioni, circondato dai cittadini semplici incedenti senza troppi problemi tra le acque esondate del Rodano, è divenuto, basta aver frequentato un poco i social la settimana scorsa, emblematico di tutti i tentativi falliti di approntare un assist mediatico che si trasforma invece in farsa tragicomica. Un boomerang massmediale di difficile comprensione senza prendere in considerazione forse la scarsa comprensione del contesto da parte dello staff social di Massari. Perché risulta davvero incredibile che un politico come Massari, circondato da nugoli di comunicatori, addetti stampa, capi di gabinetto tuttologi, ex manager la cui esperienza non conosce confini, riesca ad infliggersi autogol così clamorosi. In questo è davvero un poco schleiniano. Come per Elly Schlein una delle priorità fu quella di trovarsi un buon armocromista, così per Massari dovrebbe essere ora quella di trovarsi un buon consulente d’immagine.
Morale: bene ha fatto il sindaco a sporcarsi le mani, anzi in questo caso a lavarsi le scarpe, col tour natante tra gli alluvionati di Gavassa? Certo che ha fatto bene, ma occhio alla forma, che è anche sostanza. Non ascolti quei vecchi tromboni di parlamentari in pensione, teorizzatori seriali dei privilegi, che lo ammonivano piuttosto a restare nelle algide stanze amministrative a dirigere i soccorsi. Ma la prossima volta si faccia consigliare meglio ed eviti scene grottesche e situazioni maldestre. A poco serve, ora, far filtrare excusationes non petitas (peso el tacòn del buso, direbbero i veneti) come la versione di comodo secondo la quale sarebbe stata la stessa Protezione Civile a chiedere a Massari di partecipare alla spedizione acquatica: sarebbe stato sufficiente che il sindaco si comprasse un paio di stivali di gomma, per evitare l’harakiri comunicativo, senza scomodare il canotto e due volontari per sospingerlo nell’acqua malmostosa.
Noi, modestissimi cronisti rivieraschi, continueremo a dispensargli consigli (gratis ancorché non richiesti). Certi che lui piuttosto continuerà ad abbeverarsi al sapere della sua corte di corifei della divulgazione. La quale da parte sua, a furia di toppare, come gli orologi rotti che due volte al giorno indicano comunque l’ora giusta, prima o poi ci beccherà.