Centro storico, Italia Nostra: “Nessun ingessamento, ma regole di tutela”

Firenze – La vicenda dell’accoglimento da parte del Consiglio di Stato dell’appello cautelativo di Italia Nostra in merito alla tutela del patrimonio edilizio storico di Firenze, che ha avuto come conseguenza, come noto, la sospensione dell’efficacia della Variante all’art. 13 del Regolamento Urbanistico, ha provocato una levata di scudi contro l’associaizone ambientalista presieduta a Firenze da Leonardo Rombai. Le accuse, quelle di avere la responsabilità di volere “l’ingessamento” di Firenze  e in particolare del suo centro storico. “Una canea – dicono da Italia Nostra – da parte dei costruttori edilizi, degli ordini professionali e di altri soggetti che va nella direzione di addossare ogni colpa all’associazione”. 

Eppure, dicono da Italia Nostra, il vero problema sta a monte, e precisamente nelle procedure d’approvazione degli uffici comunali. “Le osservazioni che avevamo prodotto in fase di discussione erano state “liquidate” senza appello – ricordano ora dall’associazione – in realtà, sono state puntualmente riconosciute come valide dal Consiglio di Stato”. E dunque, la posizione di Italia Nostra è: sì al recupero del patrimonio storico della città, no a interventi deregolati e attuati senza controlli, come dimostra “la vicenda di Palazzo Tornabuoni, dove gli interventi sono iniziati da una semplice Scia”.

Del resto, Italia Nostra, facendo un salto all’indietro, ricorda il regresso rispetto alla Variante. “La Variante oggetto di sospensiva del Consiglio di Stato non è stata causata da problematiche di adeguamento delle abitazioni del centro storico alle esigenze dei loro abitanti – sottolineano dall’associazione – ma  nasce da una sentenza della Cassazione  relativa ad un processo ancora in corso relativo alle trasformazioni di Palazzo Tornabuoni da Banca in residence di lusso senza relativi permessi edilizi ed urbanistici, fatta passare come intervento di restauro conservativo. Questa sentenza ha portato il Governo Renzi-Lotti a  varare una modifica alla legge nazionale sull’edilizia e quindi in fretta e furia alla variante alle NTA del Comune di Firenze. Tutto questo – continuano da Italia Nostra – non in nome del vero recupero del patrimonio edilizio del centro storico per favorire i residenti, ma invece per attrarre gruppi finanziari e immobiliari a interventi speculativi  del vasto patrimonio in dismissione (oltre a palazzo Tornabuoni, ex Teatro Comunale, Cinema Teatro Nazionale e altro )”.

Per fare chiarezza e riportare la discussione ad un giusto livello di confronto, Italia Nostra ricorda e sottolinea l’intervento, tenuto al convegno organizzato dall’Ordine degli Architetti di Firenze il 12 giugno scorso alla Palazzina Reale della stazione di Santa Maria Novella, di Giuseppe Centauro, docente di Restauro nell’Università di Firenze che  ha attentamente commentato la vicenda dell’accoglimento da parte del Consiglio di Stato dell’appello cautelativo di Italia Nostra in merito alla tutela del patrimonio edilizio storico di Firenze. Il punto dolente, come ormai noto,  è rappresentato dall’introduzione nella detta Variante della categoria della “ristrutturazione con limitazione”, equiparata al restauro e risanamento conservativo, “senza considerare che tra le due locuzioni esiste una differenza giuridica”, e senza addurre “nessuna motivazione valida” riguardo al cambiamento introdotto.

I due aspetti di fondo sottolineati dal docente di Restauro e accolti in pieno da Italia Nostra, sono: intanto, la “responsabilità pregressa” del Comune, che “non ha mai posto sotto tutela attiva il proprio centro storico”, e di conseguenza il costruito storico è “oggi lasciato all’arbitrio senza alcun controllo, rispetto ai caratteri dei luoghi rappresentativi dell’identità collettiva; poi, la necessità, per “il Centro Storico di Firenze, riconosciuto di eccezionale valore ed inserito negli elenchi dei siti UNESCO” di arrivare quanto prima a produrre un attento processo di conoscenza dell’ambito urbano, con analitica classificazione del suo patrimonio edilizio (proposta già rivolta al Comune, come osservazione alla Variante in questione, ma colpevolmente non approvata dalla stessa Amministrazione) e con “perimetrazione delle varie aree urbane per quelle zone per le quali si ritengono necessari livelli di analisi congrui e coerenti con la custodia del costruito esistente”. Quadri di conoscenza assolutamente indispensabili per “armonizzare le modalità di intervento” e perseguire “una risoluzione delle problematiche conservative e di ammodernamento funzionale, differenziando gli interventi di prevenzione e restauro in relazione agli effettivi caratteri storici, costruttivi e materici dell’impianto urbano”.  

La prospettiva futura indicata da Centauro non è affatto scevra di rischi. Infatti, con riguardo all’eventuale ritorno, in conseguenza della prossima sentenza di merito del Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, alla situazione contemplata dalla Variante del 2018, la prospettiva paventata dallo studioso è che  “in ragione della rendita di posizione e di altre ragioni imposte dal mercato”, si potrebbero produrre “esiziali mutazioni edilizie, residenziali e non, alle quali la Variante urbanistica, da rivedere invece in modo significativo, dovrà offrire un adeguato schermo protettivo e fornire linee guida d’intervento, sia in termini quantitativi che qualitativi, per non pregiudicare l’unicità dello straordinario compendio storico ambientale della città del giglio”.

Dunque, sì al recupero edilizio, dice Italia Nostra, ma sotto lo “scudo” di una Variante urbanistica che tuteli, e non da “liberi tutti”. E una domanda: “Perché invece di paventare iniziative di tipo legale su una questione così complessa e che coinvolge interessi collettivi di svariato carattere,  non promuovere un serio dibttito pubblico con la presenza di esperti in materia, associazioni e cittadini ?…”.

 

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