Sarà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad aprire a Barbiana, sabato 27 maggio, le celebrazioni per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani. Il Capo dello Stato salirà a quella chiesa sperduta nei boschi di Vicchio del Mugello dove il giovane don Lorenzo (nato a Firenze il 27 maggio 1923) arrivò nell’autunno del 1954 dopo due giorni di pioggia intensa. Adesso salire a Barbiana può avere il sapore delle gite domenicali. Le vecchie stamberghe dei contadini sono state trasformate in agriturismi. «Le case dei poveri sono diventate le case dei ricchi», avrebbe detto l’allora Priore per il quale a suo tempo quella salita non fu certo facile.
A Barbiana Mattarella visiterà, oltre la chiesa, la canonica dove a piano terra si trova ancora l’aula scolastica con i grafici sulla composizione del Parlamento, la scritta «I care», gli schemi per lo studio delle lingue, ma soprattutto l’astrolabio, costruito pezzo pezzo dai ragazzi tanto da marchiarlo, scherzosamente ma non senza orgoglio, «Officina astrofisica di Barbiana». E proprio nelle stanze adibite a officina il Presidente troverà in bella mostra il banco da falegname, la morsa, il tornio e gli sci fatti a mano. All’esterno passerà sotto l’ormai famosa pergola: la «scuola all’aperto». Non era infatti facile tenere i ragazzi montanari al chiuso. E poi, all’esterno, c’era il contatto con l’ambiente vivo. «Quella dentro era l’aula magna, ma questa era l’aula magnissima», raccontava Michele Gesualdi (uno dei primi ragazzi di Barbiana, per lunghi anni responsabile di questi luoghi) quando accompagnava i visitatori. Poco più in là la piscina. «Ma è una vasca!», ebbe a dire un’insegnante in visita con la sua scolaresca. «Per noi è stato l’Oceano — ribattè secco Gesualdi —: bisogna sapere che i montanari temono due cose: l’acqua e il fuoco. Qui abbiamo superato la paura dell’acqua, qui abbiamo imparato a nuotare». Adesso Barbiana è un percorso didattico vero e proprio, mantenuto però al di fuori di ogni logica museale, nell’intento che continui a parlare e a insegnare. In una parola: a fare scuola.
Il presidente della Repubblica entrerà anche tra le mura in pietra che circondano il piccolo cimitero, un fazzoletto di terra dove riposa don Lorenzo (morto a Firenze nel 1967 a soli 44 anni). Poco più in là, le sepolture di Giulia Lastrucci e Eda Pelagatti, madre e figlia, che seguirono don Lorenzo da Calenzano nell’«esilio» sulle falde del Monte Giovi e condivisero con lui la Parola di Dio e l’amore per i poveri.
Per organizzare le celebrazioni del centenario, accompagnate alla riflessione sull’attualità del pensiero e dell’azione del Priore di Barbiana, è stato costituito un comitato nazionale promosso dal Comune di Vicchio con l’Istituzione culturale Don Milani, la Fondazione Don Milani e l’Associazione Gruppo Don Milani di Calenzano. Il Comitato, che ha una sua autonomia, si è insediato a Firenze lo scorso dicembre sotto la presidenza di Rosy Bindi, ex parlamentare e ministro in più legislature, la quale ci aggiorna sulle iniziative che «si svolgeranno su quattro filoni: scuola, Chiesa, Costituzione e politica, lavoro».
Il primo appuntamento, oltre la visita di Mattarella a Barbiana e una prevista udienza con Papa Francesco, è in programma ad Assisi nell’ambito del convegno estivo della Pro Civitate su «Vangelo e Costituzione» dal 24 al 28 agosto. Un secondo convegno su don Milani e la Costituzione si svolgerà invece a Montesole, in collaborazione con la Comunità dossettiana, nella primavera prossima.
A fine settembre appuntamento a Catania sul tema della dispersione scolastica. Anche sulla scuola è previsto un secondo convegno che si svolgerà a Roma, in collaborazione con l’Università Roma 3, sulla funzione della scuola pubblica oggi in Italia.
Sul fronte ecclesiale sarà il Seminario maggiore di Firenze, la Facoltà teologica dell’Italia centrale e la comunità di Calenzano ad ospitare una due giorni di convegno il 24 e 25 novembre. Nel capoluogo toscano, al Teatro della Pergola, è prevista anche una lettura di testi milaniani da parte dell’attore Sergio Castellitto, che fu interprete della miniserie televisiva Don Milani – Il priore di Barbiana.
La riflessione sul lavoro troverà spazio a Bergamo, nel dicembre prossimo, con il contributo delle Acli e di tutti i sindacati. A tema «Lavoro e disuguaglianza».
In quanto alle conclusioni, la presidente del Comitato spiega che ce ne sarà senz’altro una a Barbiana, probabilmente proprio a chiusura del centenario nel maggio 2024, preceduta da quella istituzionale a fine aprile presso la Camera dei deputati per la quale al momento l’idea è quella di affidare a dei testimoni il commento di alcune lettere di don Milani. A questo proposito, Rosy Bindi auspica che le iniziative di questo centenario riescano a far parlare don Milani: «Vorrei — dice — che fosse lui a parlare al mondo d’oggi, non le nostre interpretazioni: don Milani che parla alla scuola di oggi, alla Chiesa di oggi, al mondo del lavoro di oggi, ai giovani di oggi, alla politica di oggi… Non vorrei si facesse l’errore di pensarlo scomodo solo per il suo tempo. Noi la lezione milaniana non l’abbiamo ancora imparata. Siamo la terza potenza industriale al mondo e abbiamo la più alta dispersione scolastica dei Paesi europei. Lo stesso discorso vale per la precarietà del lavoro, per la non riconosciuta dignità dei lavoratori, ma anche per la politica che non ha rispetto di quella Costituzione per la quale don Milani insegnava ai suoi ragazzi a essere prima di tutto cittadini sovrani che, appunto, rispettano la Costituzione».