Barbiana (Vicchio) – “Si può cambiare il mondo anche da quassù”. Quassù è la vecchia pieve di Sant’Andrea a Barbiana dove don Lorenzo Milani, nominato parroco nel 1954 con l’idea di allontanare un personaggio scomodo in epoca di conflitto politico e ideologico, ha dato vita a un modello scolastico che è rimasto unico e irripetibile nell’Italia del dopoguerra.
Quassù è venuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a celebrare i 100 anni dalla nascita del priore, nato il 27 maggio 1923. Con lui il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Giuseppe Betori arcivescovo di Firenze, Rosy Bindi presidente del Comitato per le celebrazioni del centenario, oltre ai responsabili delle istituzioni toscane , dal presidente Eugenio Giani al sindaco di Firenze, presidente della Città Metropolitana, Dario Nardella, fino al suo collega di Vicchio Filippo Carlà Campa.
E’ stato quest’ultimo ad affermare orgogliosamente il ruolo che ha avuto e ha tuttora quel piccolissimo borgo dei monti del Mugello meta di visite scolastiche, eventi educativi e di pellegrinaggi, come la Marcia di Barbiana che si svolge ogni anno in occasione negli anniversari milaniani e che quest’anno ha celebrato la sua 22ma edizione. “Città e campagna devono essere una cosa sola e lavorare insieme per un futuro diverso e migliore”, così ancora il sindaco che ha organizzato con successo la complessa giornata. Gli ha fatto eco Rosy Bindi: “la grandezza di una vita non si misura dalla grandezza di un luogo”.
Mattarella ha reso omaggio alla tomba di don Milani e visitato gli spazi dove si svolgeva l’attività di prete e maestro: la canonica con la scuola e la chiesa e gli esterni dove si svolgevano le lezioni e si incontravano gli ospiti incaricati degli approfondimenti in questa comunità educante, nella quale adulti e ragazzi insieme davano vita ai valori fondamentali della libertà interiore, dello spirito critico, della conoscenza come base uguale per tutti della costruzione della personalità.
Dal lato della fede cristiana come dal lato della cittadinanza consapevole, perché ciò che la presenza del presidente Mattarella ha voluto sottolineare è che Milani è stato “un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva”. Il suo “I care” – ha aggiunto – è divenuto un motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza”. In un Paese che è al penultimo posto In Europa per livello di finanziamenti alla scuola e dove c’è uno dei più alti tassi di abbandono scolastico, il suo messaggio resta un punto di riferimento. La scuola – ha detto – in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine”. Per cui Il merito “non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e per non far perdere all’Italia talenti preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito”.
E’ una lezione che vale per tutti – ha detto il cardinale Matteo Zuppi – credenti e non: “per cambiare le cose non serve innamorarsi delle proprie idee, bisogna mettersi nelle scarpe dei ragazzi di allora e di oggi”. Quindi serve “una scuola che li difende più di qualsiasi altra maestra, una scuola che non certifica il demerito ma che garantisce a tutti il loro merito, le stesse opportunità perché non taglia la torta in parte uguali, quando chi deve mangiare non è uguale”. Altrimenti diventa, nelle parole del priore di Barbiana, “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Tutti i Gianni della Lettera a una professoressa, dunque, devono essere strappati da un destino già segnato. Gli ultimi dati sul cosiddetto ascensore sociale in Italia rilevano che poco è cambiato oggi sulle opportunità di un giovane che proviene da una famiglia non abbiente e culturalmente avanzata.
E’ stato il lavoro del cardinale Betori culminato con la visita di Papa Francesco nel 2017 a far sì che siano state finalmente superate le incomprensioni e le riserve con cui la Chiesa ha visto l’opera di don Milani “sacerdote, maestro e profeta”, come lo ha definito Agostino Burberi, presidente della Fondazione che porta il suo nome e che è fra i principali promotori delle celebrazioni del centenario. Burberi ha in particolare sottolineato il lavoro fatto nelle scuole sui principi della Costituzione che “va sempre difesa per preservare la nostra comune identità”.
Il Comitato per le celebrazioni del centenario – ha detto Rosy Bindi – intende restituire Son Milani alla verità del suo magistero e alla sua lezione, quella di un assetato di assoluto”. Non si tratta di una personalità del passato da onorare, ma bisogna essere consapevoli che egli “è sempre una spina nel fianco anche per noi”. Oggi egli ci parla anche dell’impegno per la pace e il disarmo di fronte alla guerra in Ucraina. A questo proposito Rosy Bindi ha fatto gli auguri a Zuppi per la difficile missione che lo attende come emissario di Papa Francesco a Mosca e Kiev per contribuire a far tacere le armi.
Foto dall’alto: l’arrivo del Presidente Mattarella a Barbiana, il su discorso, Rosy Bindi, il cardinale Matteo Zuppi