Cechov alla Pergola: in quel Giardino fiorisce il dialogo fra culture

Firenze – “Livada de Visini/ Il Giardino dei Ciliegi”: tocca ad Anton Cechov  il compito di inaugurare la nuova stagione internazionale del Teatro della Toscana. Il presidio che il Teatro Era di Pontedera ha mantenuto infaticabilmente sui binari tracciati da Jerzy Grotowski , oggi si riafferma in tutta la Toscana, partendo dalla Pergola che martedì  23 e mercoledì 24 febbraio ospita in prima nazionale l’allestimento dell’opera di Cechov realizzato dal Teatro nazionale di Cluj-Napoca e diretto da Roberto Bacci, direttore artistico dell’Era e del Festival Fabbrica Europa.

E’ dunque un evento di prima grandezza quello che vede una compagnia di attori rumeni pluripremiati recitare nella loro lingua (con sovratitoli in italiano) sotto la direzione del regista italiano un grande classico del teatro di prosa, il primo di un programma internazionale che comprende il ritorno di Tomi Janezic e del Teatro nazionale serbo con lo “Zio Vanja” sempre di Cechov e un Re Lear di Bacci che verrà presentato alle Olimpiadi del Teatro in Polonia.

Il significato di queste operazioni sta tutto nella dinamica che si viene a creare fra i tre protagonisti dell’evento:  la lingua degli attori che trasmettono un universo culturale diverso, seppure  “fraterno” come ha detto Bacci; la cifra artistica di Cechov, uno dei grandi maestri della modernità, e il pubblico fiorentino  chiamato a vivere un’esperienza che non è solo quella dell’attenzione passiva, ma che è coinvolto fisicamente nello spettacolo.

E’ uno stretto dialogo a tre che Bacci ha inquadrato fisicamente attraverso le scene di  Adrian Damian: lo spazio della scena si prolunga con un grande ponte sulla platea che diventa un grande giardino di petali di ciliegio. Su questo giardino arrivano e partono i personaggi. Un luogo di passaggio completamente bianco che “cambia stagione cambiando l’esistenza di chi lo abita”, tranne che nelle poltroncine che “restano purtroppo rosse a causa delle regole di sicurezza sui tessuti ignifughi”.  Nell’edizione di Cluj, invece, “era stato possibile rendere tutto bianco e addirittura anche gli spettatori erano stati invitati a venire a teatro vestiti di bianco, cosa che all’80% è avvenuta”, ha spiegato ancora Bacci.

Gli unici elementi scenici sono valigie che “danno l’idea dell’incostanza della vita e dei fenomeni di trasformazione continua culturale, sociale e psicologica”.

Il Giardino dei ciliegi è presentato nel testo originale in due atti. La suddivisione in quattro prevista dall’autore viene risolta drammaturgicamente senza soluzione di continuità.  C’è solo una battuta iniziale che non è di Cechov: “Vivere o morire”, che richiama  il lavoro che Bacci e la compagnia hanno fatto mettendo in scena Amleto.

Non è superfluo sottolineare che l’evento italo-rumeno ha una portata notevole sul piano dei rapporti fra le due comunità nazionali, dato che quella rumena è la più importante in Italia, come ha sottolineato Stefan Stanasel  presidente del Coordinamento nazionale cittadini romeni in Italia. Alla prima saranno presenti anche autorità diplomatiche di Bucarest.

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