Cattoscivolone elettorale: ecco perché il Vescovo Morandi ha dovuto metter mano al “Non expedit” de ‘noantri

E’ stata la serata al teatro Olimpia (la prima uscita pubblica ed ecclesiale del candidato allora solo in pectore Massari), alla presenza degli Stati generali cattodem del Pd che attorniavano il cardinal Zuppi, a far scattare il documento curiale. A Crema invece, il vescovo reggiano Daniele Gianotti promuove un corso per aspiranti consiglieri comunali

Magari di politica ne sappiamo fino a mezzogiorno (ovviamente non è vero, anzi, certe cose, in particolare quelle meno gradite al Palazzo, spesso le leggete solo qui e in anteprima) ma per quanto attiene le vicende curiali, anche per assidue ancorché giovanili frequentazioni, siamo vagamente più ferrati. Poi abbiamo colà le nostre buone talpe interne.

Zuppi “circondato” nel salone del teatro Olimpia

Siamo pertanto in grado di rivelarvi con una discreta dose di infallibilità (non papale ma poco ci manca) cos’abbia spinto il Vescovo di Reggio-Guastalla Giacomo Morandi a redigere, novello Pio IX, la versione locale e ristretta alle sole amministrative del più famoso “Non expedit”. Impedendo di fatto a chierichetti ed affini di partecipare, in qualità di candidati, alla prossima tornata elettorale di giugno ma anche ai parroci di concedere sale e saloni parrocchiali per riunioni e/o presentazioni di partito. Di qualsiasi partito.

Gli Stati generali del Pd col cardinal Zuppi in un teatro parrocchiale

Cosa dunque? La foto qua sopra. Non tanto lo scatto in sé naturalmente quanto l’avvenimento ritratto di fine gennaio quando, al teatro Olimpia annesso alla parrocchia di San Pellegrino, guidata da don Giuseppe Dossetti senior, gli Stati generali del Pd e forze varie e sostenenti il partito (perlopiù avulse da quegli specifici contesti), si son dati appuntamento col cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente Cei. Che c’è di male direte voi? Che anzi ad alcuni di questi ex mangiapreti un po’ di predica farebbe pure bene? C’è che siamo già in piena campagna elettorale. Non a caso quella è stata la prima uscita pubblica del candidato ancora in pectore (sarebbe stato ufficializzato pochi giorni dopo all’Orologio) Marco Massari. Miracolo dell’ala cattodem del Pd, in grado di piazzare il Massari, ateo dichiarato, in prima fila a spellarsi le mani davanti ad un alto prelato.

Marco Massari in prima fila di fianco, tra gli altri, al segretario provinciale Pd ,Massimo Gazza ed al sindaco Luca Vecchi

E’ proprio qui il punto: l’alto prelato, che non manca di rimarcare in quasi tutti i suoi interventi la sua verve progressista, non avrebbe ciononostante troppo gradito il “trappolone” dossettiano che di fatto ha aperto la campagna elettorale di Massari. Decisamente col botto. Anzi, col doppio botto. Per Massari è stato infatti, calcisticamente parlando, un 1-0 e palla al centro. Per la Curia invece un mezzo, quanto involontario autogol. Chiesa reggiana che avrebbe ricevuto più d’una telefonata piccata per questa “partigianeria”. D’accordo che Gesù di Nazareth sarebbe stato, per alcuni teologi del dissenso, il “primo socialista”. Però i sacerdoti sono pur sempre molto umani e devono fare i conti coi colori politici di tutti i fedeli. Specie il Capo dei Vescovi italiani, il cardinal Zuppi appunto. Dalla cui segreteria sarebbe arrivato lo squillo decisivo all’indirizzo del vescovado reggiano.

Non che Zuppi abbia spinto il vescovo reggiano a vergare il “Non expedit” padano, non sarebbe nello stile né nei contenuti zuppiani, ma insomma immaginiamo che una sacrosanta ramanzina, dal Capo dei vescovi ad uno ecclesiasticamente sottoposto nelle gerarchie chiesastiche, sia stata fatta. Vada per la pecorella smarrita, per quel figliol prodigo di Massari ed altre immagini più o meno evangeliche, ma insomma la forma in certi casi è anche sostanza. Le “invasioni di campo” comunque non si sono limitate al “pasticciaccio” dell’Olimpia. Sono continuate a “Non expedit” già emanato: ad esempio con l’assemblea di Coalizione civica di De Lucia ed Aguzzoli in una sala della parrocchia di Gaida.

Parrocchia di Gaida: a quelli di Coalizione civica del “Non expedit” non potrebbe fregare di meno

Certe prese di posizione curiali possono altresì sembrare vetuste o addirittura antimoderniste. Ma non dobbiamo mai dimenticare che la Chiesa ragiona su una scala di valori più solida della nostra di passeggeri terreni nonché su tempi assai più lunghi di quelli effimeri della politica. Il vescovo insomma non misura la sostanza e la forma delle sue dichiarazioni utilizzando il metro dei like sui social e, almeno nei suoi intendimenti, avrebbe a cuore assai di più la salvezza del proprio gregge che l’ego di aspiranti assessori e consiglieri comunali. I sindaci passano, la Chiesa cattolica molto probabilmente tra altri 2mila anni sarà ancora qua.

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