Catinari, un mondo di cioccolata

 A 17 anni, lascia la montagna pistoiese per emigrare in Svizzera. 20 anni di apprendistato, iniziato lavando pentole, fino al 1973 quando vince la medaglia d'oro in un concorso a Zurigo per cioccolatai. Primo in mezzo a 150 concorrenti. L'opera premiata è un tornio 'condito' da cioccolatini al vino, un accostamento mai sperimentato. È l'audacia a sperimentare nuove forme e sapori che contraddistinguerà tutto il lavoro di Catinari, che nel 1974 lascia il 'padrone' svizzero, ritorna in Italia e si mette in proprio.
Da allora è rimasto fedele ad un credo: meglio un cliente che viene e non trova cioccolato, piuttosto che prepararlo e lasciarlo invecchiare. Quindi, piccole quantità e grande varietà: 130 tipi di cioccolatini, anche al gusto di prosecco Carpenè Malvolti o grappa Bonollo. "Freno la crescita, non avendo figli e volendo rimanere artigianale". Un credo che contiene il fatturato a circa 800 mila euro, per 17 tonnellate di prodotto annuo, nonostante le tante richieste anche dall'estero. Il 60% delle vendite è realizzato nel negozio di Agliana. Roberto Benigni è uno dei clienti, ma anche Piero Pelù, Patrizia Pepe e le alte sfere vaticane hanno assaporato Catinari. E il futuro? "Sono una locomotiva ferma. Avevo deciso di cedere l'attività, ma alla fine ho rinunciato. Sono felice di quello che ho fatto e continuo così, finché posso; perché do lavoro e perché adoro il cioccolato".

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