Il post di Pierluigi Castagnetti giunge inaspettato, secco, deciso, come una sciabolata durante un torneo di tressette. E certifica che qualcosa di grosso si muove attorno alla fino a ieri presunta inossidabilità renziana. In sostanza l’ex parlamentare e già leader dei Popolari scrive su facebook (che ormai ha sostituito come risonanza politica perfino il salotto di Bruno Vespa) che il Ponte sullo Stretto è una boiata pazzesca. Così come aveva qualche giorno fa lasciato intendere il Ministro Graziano Delrio (e prima di lui pensava Romano Prodi). Insomma il cerchio magico emiliano si stringe come un cappio attorno a quello toscano. Cosa ne sortirà? Che tipo di dietrologia ha da intendersi nella mente fervida, ed ogni tanto efficace, dei complottisti?
E’ vero che le emissioni social lasciano il tempo che trovano, spesso neanche lo spazio di un mattino ma è altresì vero che l’umore castagnettiano in politologia è ancora adottato come cartina di tornasole del gradimento nazionale del vip di turno. E del Governo naturalmente. Nonostante si twitti e cinguetti, si whatsappi e instagrammi con gli arti esterni con una velocità superiore alla connessione cerebrale, e dunque la qualità media degli input è quella di uno spammone generale, quando un tuo sodale spara una minchiata, si fa semplicemente finta di niente. Che bisogno dunque c’era di sottolineare l’assurdità di tornare a parlare, da parte di Matteo Renzi, della necessità del Ponte a Messina, nei giorni in cui mancava perfino l’acqua?
D’altronde, a proposito di fenomeni utili da studiare in campo psico-sociologico ma soprattutto di fermento e opportunità politici, basterebbe analizzare la fauna umana che ha piacizzato copiosamente come sempre l’uscita tranchant di Castagnetti. Il nostro s’è beccato le solite centinaia di likezzazioni in men che non si dica ma la composizione delle truppe cliccanti è stata generalmente assai differente rispetto al passato recente. Pochi amministratori e personale inserito nei meccanismi gestionali del potere in corso, moltissimi appartenenti a quel sottobosco un po’ ai margini dopo l’ascesa renziana, mai del tutto emarginato e utile nel gioco di sponda. Pronto a scattare nelle imboscate di periferia e ricettivo nei confronti del dissenso che aleggia a sinistra, e un po’ al centro. Vorrà dire qualcosa?