La Fondazione Manodori ha deliberato oggi di sottoscrivere in modo parziale l’aumento di capitale di Unicredit, di cui è attualmente azionista per lo 0,79%.
Alla fine è passata la linea della prudenza. Troppo forti erano state negli ultimi giorni le pressioni di partiti, istituzioni e associazioni perché il consiglio e il presidente della Fondazione Gianni Borghi si assumessero la responsabilità di contrarre nuovi debiti. Al compromesso finale si è giunti mercoledì nel corso dell’incontro con l’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni.
La Fondazione aderirà finanziando l’operazione con la vendita di parte dei diritti di opzione di propria pertinenza, garantendo che non ci sarà alcun esborso aggiuntivo per l’ente. Un’operazione a costo zero – assicura la Fondazione – che porterà a una riduzione della quota della Manodori in Unicredit che dovrebbe attestarsi intorno allo 0,50% circa.
La quota di adesione verrà stabilita solo dopo la definizione dei valori dell’operazione d’aumento, che verranno fissati dal Consiglio d’Amministrazione di Unicredit previsto entro la metà del gennaio prossimo.
“Il Consiglio Generale – si legge in una nota – ha approfondito l’analisi delle diverse ipotesi proposte dai consiglieri, supportati dai consulenti della Fondazione, ed ha scelto a larga maggioranza, considerandola l’opzione che permette la salvaguardia del patrimonio senza ricorrere ad alcun indebitamento e garantisce in prospettiva continuità alle erogazioni”.
A proposito di salvaguardia del patrimonio e di investimenti in Borsa, ricordiamo che in 12 anni sono andati in fumo 661 milioni di euro. Se nel 1999, anno della fusione con Bipop, il patrimonio della Manodori era di 859 milioni, oggi è calato a 198.