Si parla molto dell’ex Ministro Guidi, poco dell’emendamento che ha promosso – d’intesa con la collega Boschi. Un emendamento per consentire, senza valutazioni ambientali e con il solo ok del Ministero dello Sviluppo Economico (quello della Guidi), l’inserimento tra le opere strategiche di tutte le infrastrutture collaterali alla produzione energetica. L’emendamento serviva a mettere fuori gioco gli enti locali, che sulla base di dati forniti da Arpa erano poco propensi ad autorizzare un ulteriore incremento dell’inquinamento a Taranto.
Mi occupo di questo settore, da amministratore locale, da un po’ di tempo. Accompagnai i sindaci reggiani a Bologna per chiedere alla Regione (nel 2012) un intervento perché le procedure per le autorizzazioni energetiche fossero gestite con trasparenza, coinvolgendo sin dall’inizio gli enti locali, evitando che tutto fosse in capo al solo Ministero dello Sviluppo Economico.
Qualcuno ricorda il caso Rivara fermato anche grazie all’intervento degli enti locali modenesi e della nostra Regione Emilia-Romagna? Ecco: al di là degli interessi di un Ministro che gestisce questioni pubbliche rispondendo ad un proprio famigliare, esiste un grave problema di merito. Una politica energetica e di uso delle risorse naturali si deve costruire insieme alle comunità locali ed alle Regioni, condividendo obiettivi e prospettive con chi è eletto dai cittadini ed accrescendo la consapevolezza collettiva degli obiettivi del paese e delle strategie per raggiungerlo.
L’alternativa è far scrivere gli emendamenti a lobbisti e tragattini, che ovviamente se ne fregano delle comunità locali, dell’ecosistema (che lasciamo ai nostri figli) e di un uso equilibrato delle risorse naturali.