Case popolari, dalla Regione arriva il giro di vite

Entro giugno la giunta Bonaccini abbasserà le soglie massime di reddito per poter accedere all’edilizia pubblica.

La Regione Emilia-Romagna abbasserà nei prossimi mesi la soglia massima di reddito per accedere (o restare) nelle graduatorie di edilizia residenziale pubblica (Erp). Intanto il Comune di Bologna vara un nuovo giro di vite per verificare che chi vive negli alloggi Acer abbia davvero i requisiti per farlo. Due manovre che, combinate, rischiano di stravolgere la graduatoria che vede attualmente oltre settemila bolognesi in attesa di una casa.

“Abbiamo cento appartamenti appena ristrutturati pronti per essere assegnati — spiega l’assessore comunale alle Politiche abitative, Riccardo Malagoliogni cento persone che chiamiamo ne mettiamo in casa otto, perché a causa del nuovo Isee escono dalla graduatoria. Oppure perché in questi anni è cambiata la loro situazione, o perché non li troviamo. Abbiamo chiamato 400 persone, ne chiameremo altri. Nei prossimi mesi avremo 300 case da assegnare”.
Per il nuovo Isee sono richiesti dati che tratteggiano in modo dettagliato lo stato reddituale e patrimoniale del nucleo famigliare: questo ha comportato in diversi casi l’esclusione, o una diversa collocazione, all’interno della graduatoria per ottenere un alloggio pubblico. Non solo, le verifiche oggi “capillari — assicura Malagoli — fino al 2011 venivano effettuate solo sul 10% dei casi”.

Sulle nuove soglie, più restrittive delle attuali, prende posizione la vice presidente della giunta Bonaccini, Elisabetta Gualmini. “Dobbiamo fissare la nuova soglia in uscita dall’Erp – spiega – cioè il reddito che non consente più di essere assegnatari di una casa popolare, e bisognerà essere coraggiosi per abbattere quella soglia. Oggi sono 34 mila euro di Isee, circa 55 mila euro di reddito, ma noi non abbiamo paura di cambiare. Saranno in tanti a dover uscire, e sembra essere una caratteristica di Bologna quella di avere un reddito medio più alto”.
La Gualmini rilancia così la sua battaglia per “un alloggio popolare che non sia più un vitalizio” in un momento in cui il problema della casa è molto sentito, soprattutto nel capoluogo emiliano. L’idea è quella dei vasi comunicanti: se si riesce “ad aumentare il turn over” di uso degli alloggi Erp accompagnando verso soluzioni più vicine al libero mercato la fascia di chi non è in povertà ma fa fatica a pagare l’affitto, si liberano più posti per i nuovi poveri, tra cui magari anche “i trentenni precari che lavorano tre giorni a settimana con un reddito minimo”.

Gualmini sottolinea anche lo stanziamento regionale di 10 milioni per costruire 317 alloggi al Navile con un affitto dai 350 ai 600 euro per appartamenti di cinque vani.
Quanto al “valore esatto della nuova soglia di uscita, lo dobbiamo decidere entro giugno — spiega la vice di Bonaccinima bisogna essere coraggiosi. Dobbiamo abbattere la soglia dei 34 mila euro senza appiattire i canoni verso il basso. Se serve per creare turn over bene, anche se ci saranno traumi nel breve periodo”.
La nuova soglia potrà oscillare tra i 27 e i 21 mila euro di Isee: potrà quindi essere superiore dal 20% al 60% alla soglia di accesso.

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