Case popolari e integrazione, Asia: “Problema reso complesso dal vuoto della politica”

Firenze – Anche Asia, il sindacato degli inquilini dell’Usb (a breve verrà aperto uno sportello anche a Firenze) interviene nel dibattito che si è aperto sulla questione dello smantellamento del Poderaccio, il villaggio rom sito nella golena dell’Arno ormai fatiscente, dove oltre sessanta nuclei famigliari per 407 persone fra cui molti minori sono ancora insediati. E anche Asia, pur essendo assolutamente d’accordo sulla questione primaria, vale a dire la necessità di fare piazza pulita di un insediamento ormai allo stremo strutturale oltre che sociale, pone alcuni interrogativi che attengono proprio al livello dell’integrazione e della convivenza “civile” fra nuclei famigliari di provenienza culturale, etnica e geografica diversa.

“Il discorso, inutile nasconderselo, è scivoloso e complesso – dice il sindacato inquilini i cui operatori abbiamo raggiunto telefonicamente – e lo è diventato anche perché le ultime amministrazioni hanno ignorato il problema. L’ultimo che ha fatto un tentativo sperimentale è stato Leonardo Domenici, il sindaco che fece costruire le casette di legno in via della Chimera, affidate in concessione a nuclei Rom. Un progetto pilota che è stato fatto cadere. Dopodiché, non è stato messo in campo niente altro”.

Allo stato attuale, continua Asia, è senz’altro comprensibile l’intervento del Sunia, che, per bocca di Laura Grandi, il segretario fiorentino, chiede che i nuclei più “difficili” vengano supportati da un vero e proprio “progetto” di sostegno all’integrazione. “Non è facile integrare questi nuclei in complessi abitativi “normali” – continua Asia, che vanta una grossa esperienza sul campo, in particolare nel territorio romano o milanese, dove i conflitti generati da queste problematiche sono molto forti – spesso, per questi gruppi, la provenienza culturale e le radici tradizionali confliggono in maniera molto marcata col vivere pacificamente in un condominio. Questo è un volano per la generazione di conflitti segnati dal razzismo. A questo vanno poi aggiunti i conflitti interni fra etnie differenti che, possiamo assicurare, sono molto feroci”.

Insomma una vera e propria bomba sociale da maneggiare con molta delicatezza, anche dal punto di vista immediato e concreto delle assegnazioni Erp. “E’ chiaro che da un punto di vista di graduatoria ERP non può essere generata una corsia preferenziale, neppure, per il caso specifico di Firenze, per i nuclei rom che risiedono nel Poderaccio – continuano gli operatori di Asia – le regole devono essere uguali per tutti e non possono essere inventati favoritismi solo perché improvvisamente qualche dirigente scopre di rischiare qualche denuncia perché la situazione igienico sanitaria dei campi non è più sostenibile”. Nello specifico, continua Asia, “sarebbe anche interessante sapere se tutti gli attuali nuclei presenti al Poderaccio siano regolari e come mai, nonostante i vari interventi negli ultimi 10 anni di svuotamento del campo, ad oggi le casette sono sempre tutte piene”.

Per quanto riguarda infine  la sorta di codice di comportamento in fieri dedicato a tutti gli abitanti delle case popolari, “non si capisce bene questo punto, dal momento che esiste già il regolamento di Casa spa che spiega come si deve stare in un condominio. Piuttosto, è un fatto provato che mancano i controlli e le misure efficaci, anche repressive. A che servirebbe un atto di sfratto di un nucleo rom per cattivo comportamento se, poi, in quanto rom, l’amministrazione deve trovargli un’altra sistemazione in quanto lo deve tutelare? Quando il Comune di Firenze disponeva di un nucleo di Polizia Municipale dedicato agli alloggi di ERP la situazione abitativa pubblica era monitorata e sorvegliata: si mediavano i conflitti, si prevenivano gli utilizzi abusivi degli alloggi, l’intromissione nei nuclei di personaggi strani, le occupazioni……. Oggi invece tutto è abbandonato a sporadici interventi su richiesta e, sicuramente tardivi e poco efficaci”.

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