Case di Riposo…eterno? Non esiste un “caso reggiano” nella gestione delle strutture per anziani. Parla Leoni

Non esiste un “caso reggiano” per quanto riguarda i decessi da covid 19 nelle strutture per anziani. L’Oms certifica che oltre la metà dei morti da coronavirus in Europa è avvenuto in questo tipo di ricoveri

Nel giorno in cui l’organizzazione mondiale della Sanità certifica come circa la metà (ma forse il dato è ancora maggiore) dei morti da covid 19 in Europa sia avvenuto all’interno delle strutture per anziani e la Regione Emilia Romagna decide misure di maggior prevenzione nelle case per anziani e disabili, il dibattito (e la polemica) sulla gestione delle Rsa reggiane, da noi si chiama “Asp città delle persone”, si fa serio.

Anche perché negli ultimi giorni sono aumentati i decessi ed i contagi nelle Case per anziani reggiane, strutture in cui è da scrivere circa un terzo dei decessi da coronavirus nel nostro comune capoluogo. Non esiste comunque un “caso reggiano” perché l’alta mortalità nelle Case per anziani si è verificata un po’ dappertutto. Inevitabile che la percentuale aumenti in modo proporzionale alla diffusione ed all’organizzazione di questa tipologia di residenze nelle province più attrezzate. Come appunto quella reggiana.

Lo stesso presidente Raffaele Leoni che gestisce una rete di residenze che oggi annovera circa 600 ospiti (circa 40 finora i morti e circa 280 i positivi) assicura che sono stati eseguiti i tamponi a tutti e che i circa 200 contagiati ora stanno, quasi tutti, abbastanza bene. All’inizio evidentemente, quando ancora le restrizioni non erano così capillari, il via vai di operatori e parenti ha creato le premesse per un contagio più diffuso mentre dall’ospedale e dal pronto soccorso sono arrivati anche persone anziane là temporaneamente ricoverate e magari malate di covid senza che si sapesse. Poi c’è la carenza di personale, dovuto specie alla malattia in queste settimane. Insomma una serie di concause che ha fatto registrare l’impennata, giustamente preoccupante, di morti.

“Forse c’è stata qualche carenza all’origine – dice a 7per24 Raffaele Leoni – nell’organizzazione nazionale della prevenzione sanitaria di fronte ad un nemico del tutto sconosciuto e che ancora oggi non conosciamo. Forse nella distribuzione del materiale adatto ma la nostra struttura ha dato vita agli isolamenti appena si sino verificati i primi casi senza neanche aspettare i decreti governativi. E questo ha contribuito notevolmente alla riduzione del contagio; forse non tutti sanno che la tipologia dei nostri ospiti è molto varia, si va dalla persona quasi autosufficiente a quella che va seguita con un sistema misto che prevede anche la cura sanitaria. Non ci sono state strutture migliori o peggiori delle altre – prosegue Leoni – tutte hanno seguito un unico protocollo diramato dalla direzione e si dovrà capire in seguito perché in alcune Case ci siano stati molte più infezioni che in altre che ne sono state quasi esenti. La continua diffusione di notizie sull’andamento epidemiologico dai toni apocalittici ha creato molta angoscia nei familiari degli ospiti e questo ha contribuito a rendere il clima ancora più pesante nonostante l’impegno di tutti i nostri operatori”.

Venendo invece alle strutture per anziani nel campo del privato, la Fondazione Manodori ha reso noto di aver devoluto 25mila euro alla Fedisa, la Federazione diocesana servizi agli anziani, che gestisce diciassette strutture su tutto il territorio reggiano per oltre ottocento ospiti.

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