Firenze – Una “città del Rock” nel Parco più grande, emblematico e “sotto tiro” di Firenze. Dopo la tramvia, il Teatro, le polemiche sulle Pavoniere, ecco che avanza il Rock. Di cosa si tratti, i quotidiani cittadini sono stati esaustivi: si tratta di un “accomodamento” per i grandi concerti che vede l’innalzamento di un palco (46 metri per 19), la sistemazione di camerini con scarichi e acqua, quintali di ghiaia antipolvere, la stesura di un “fondo tessuto” su cui posare la ghiaia, la sistemazione degli spazi per container che ad oggi (si parte stasera mercoledì 14 con i Radiohead) forniranno rifugio agli artisti, pavimentazione dello spazio, ecc. Insomma tutte opere, compreso il tunnel scavato sotto il Visarno che collegherà cavi elettrici da una parte all’altra del campo, che possono ben dirsi di “urbanizzazione”. Ma come, il bene (le Cascine) non sono forse un parco storico, sottoposto per di più a vincolo di tutela storico artistica e paesaggistica?
“La domanda la pone l’Associazione Cittadini Area fiorentina: può un bene storico, artistico e ambientale, per di più indebolito da uno stato di sofferenza gravissimo dovuto ad una stagione calda e asciutta, sopportare un evento che attrarrà 50.000 spettatori?
La questione non è semplice e investe vari fronti. Ad esempio, dando per scontata la preoccupazione per la salute ambientale del parco stesso, di fronte alle opere necessarie per approntare strutture in grado di accogliere una massa così pesante di folla, è quasi scontato che si giunga alla realizzazione di opere di carattere “urbanistico”. E su questo punto, sarebbe auspicabile porsi qualche dubbio sull’adeguatezza delle autorizzazioni, come sottolinea l’associazione, dal momento che c’è un cambio di fatto delle opere necessarie.
L’altro quesito che i cittadini pongono è di ordine “etico”. Un’ampia porzione di un bene tutelato come il Parco delle Cascine, viene sottratta all’uso pubblico e destinata a spettacoli a pagamento. Non solo, ci sono anche i cosiddetti “danni collaterali”, come il taglio delle siepi (nel viale che costeggia l’ippodromo), o la chiusura dei vialetti pedonali, o la grande cancellata di oltre due metri che alla base sporge sul controviale pedonale, che va sempre a limitare la fruizione del parco da parte dei cittadini. A ciò si aggancia un’altra considerazione di ordine “fisico”: nella lunga estate calda, “siamo sicuri che la musica più amata del mondo non andrà ad impattare con le esigenze di abitabilità dei quartieri residenziali e popolosi che circondano le Cascine, dall’Isolotto, a piazza Puccini, fino a piazza San Jacopino e zone limitrofe?”.
Alla fine, il nodo viene al pettine: è più innovativo sfruttare un bene fragile come il Parco delle Cascine investendolo con opere impattanti, o salvaguardarne identità e fruizione pubblica?
“Probabilmente saremo accusati di essere conservatori che guardano solo al passato, ma noi non siamo affatto contrari all’innovazione e al cambiamento – concludono dall’associazione – e non siamo in assoluto contro le manifestazioni tenute alle Cascine. Ma se si portano 50mila persone in un luogo delicato come un parco storico, diventa un’operazione urbanistica. Queste cose si fanno in altri luoghi, non, appunto, in parchi storici.”