Firenze – I dati non sono buoni, anzi; le prospettive pure. Tirando le fila dell’emergenza abitativa fiorentina con Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia, il futuro per il diritto alla casa non sembra davvero dei più rosei, ma ciò che spaventa, come dice Grandi, “è l’assenza, ad ora, di segnali che la politica abitativa pubblica cambi”. A partire, naturalmente, dal governo centrale, vera tappa imprescindibile per dare risposta sistemica a ciò che sta diventando, nel silenzio generalizzato dei media nello specifico nazionali, una vera e propria emergenza sociale.
Basti pensare al numero degli sfratti nella sola Firenze. “Siamo travolti dalle esecuzioni di sfratto – dice Grandi – a occhio e croce, possiamo parlare di circa 150 sfratti mensili senza timore di sbagliare. Ma oltre a questi dati, che rimettono in gioco la mancanza di strutture abitative pubbliche e rendono urgente il recupero delle strutture vuote dei patrimoni pubblici da rendere nuovamente abitabili (nello specifico, gli alloggi di risulta), il vero problema che avrà conseguenze ad ora non esattamente configurabili, è quello della decisione da parte del governo di non prevedere risorse per i contributi affitto, dal momento che ad ora tutti gli emendamenti in tals sesno della finanziaria sono stato bocciati. Se non ci sarà un rientro di tali norme nelle maxi proroghe da qui a venerdì, i contributi affitto (e morosità incolpevoli) saranno cancellati. Non esisteranno più. Per avere un’idea del problema – continua Grandi – pensiamo solo che a Firenze hanno fatto il bando in tremila famiglie per i contributi affitto. Significa innanzitutto che non si sa se queste persone riusciranno a evitare la morosità, ma se anche riuscissero a pagare, dovranno rinunciare a qualcos’altro: o a qualcosa di essenziale per la propria vita, come la salute o la cultura, o magari a pagare le bollette. Infatti, questa stretta arriva in un momento in cui anche le bollette aumenteranno. Si tratta di una situazione gravissima, e mi meraviglia che continui ancora il silenzio, sia delle istituzioni che degli enti locali”.
“Consideriamo che il problema, sebbene i dati 2020-2021 non siano ancora stati pubblicati, riguardano, con una buona approssimazione, circa 15mila nuclei in tutta la Toscana. Famiglie che non avranno il contributo, in quanto non è pesnabile che i Comuni possano coprire tutti con le loro sole disponibilità. Se teniamo conto che il Comune di Firenze metteva di proprie risorse circa un milione annuo, senza quello che mette anche lo Stato ne copre metà”.
“Su Firenze, invece, esiste un problema sull’emergenza abitativa – spiega Laura Grandi – la morosità incolpevole, per essere riconosciuta ovvero ottenere il punteggio del bando Erp ed entrare nellemergenza sfratti, necessita che si dimostri di aver smesso di pagare l’affitto in quanto si è subita una perdita di lavoro per varie cause, dalla malattia grave alla diminuzione delle ore di lavoro, ecc. Per il Comune di Firenze, la valutazione deve essere fatta nel senso che, nell’anno in cui hai smesso di pagare, si possa riscontrare una diminuzine sensibile del reddito rispetto all’anno precedente”.
Dov’è il problema? In primo luogo, la legge regionale non dice nulla sul punto, ovvero non richiama la valutazione di cui sopra. “La legge regionale – spiega Grandi – dice soltanto che la valutazione va fatta considerando se la cessazione del pagamento del canone sia avvenuta in concomitanza con l’avverarsi della causa di diminuzione del reddito. Non dice nulla circa la risultanza di una diminuzione importante del reddito rispetto all’anno precedente. Il problema si affaccia in tutta la sua complessità quando ci si trova di fronte, e sono molte, a persone che hanno smesso di pagare l’affitto nel 2021, a seguito della seconda ondata covid. Nel 2020, infatti, spesso le persone, pur a fronte di perdita o diminuzione di lavoro e dunque di reddito, non avevano smesso spesso di pagare l’affitto magari sostenuti o dalla cerchia familiare o dai propri risparmi, mentre nel 2021 hanno spesso avuto il crollo definitivo, o finendo i risparmi propri o non potendo più essere sostenuti dalla cerchia familiare. In questi casi, non è possibile dimostrare la morosità incolpevole e pur trovandosi nel bisogno, non si accede all’emergenza abitativa”. In altre parole, la pellicola della macchina fotografica non rimane impressionata, e il bisogno delle famiglie, pur evidente, non viene rilevato dalle norme comunali. La spiegazione fornita dagli uffici comunali è che” l’interpretazione della norma da parte del Ministero è che, per il riconoscimento della morosità incolpevole, sia necessario riscontrare questa diminuzione sensibile del reddito rispetto all’anno precedente”. Dunque, la stessa ratio viene applicata dagli uffici comunali.
“Perciò succede che persone che rientrerebbero in pieno nell’emergenza – continua Grandi – non hanno la possibilità di accoglimento dela richiesta in quanto non possono dimostrare che nel 2020 guadagnanvano e nel 2021 no, in quanto avevano già il reddito azzerato”.
Due casi concreti si sono rivolti al Sunia, e uno è particolarmente emblematico. Si tratta di un nucleo formato da due ragazzi fiorentini, con figli minori. La coppia svolgeva un lavoro in proprio di spedizioni, che con il covid è venuto a mancare, già nel 2020, con tanto di dichiarazione di reddito pari a zero. Per pagare il canone, sono ricorsi ai genitori e a quel poco che avevano da parte. Nel 2021, purtroppo è stato necessario chiudere l’attività, smettendo nel contempo di pagare l’affitto, essendo divenuto insostenbile anche per le famiglie d’origine e avendo finito il piccolo risparmio . Nonostante questo, non viene loro riconosciuta la morosità incolpevole.
“Posso capire la necessità di avere criteri certi da parte delle amministrazioni – conclude Grandi – ma di fronte a situazioni di questo tipo, dovrebbe emergere un qualche tipo di disponibilità a considerare secondo buon senso i casi in esame. Nel caso in ispecie, la famiglia sicuramente non si darà per vinta”.
In foto, la segretaria regionale del Sunia Laura Grandi