Firenze – Sono gli sfrattati di sempre, gli sgomberati, gli invisibili che pur lavorando devono scegliere se pagare l’affitto o fare la spesa. A pochi giorni dall’uscita dei dati della Caritas nel suo Rapporto sulle povertà, dati che hanno reso evidente la valanga sociale ed economica che sta impattando su un sistema reso ancora più fragile dalla pandemia e dai venti di guerra che sgocciolano sulla crisi energetica, la rete Antisfratto fiorentina, il Movimento di Lotta per la Casa, Resistenza Casa-sortello soldiale, Gruppo casa Campi Bisenzio, hanno dato vita a un’iniziativa che ha portato un piccolo presidio di persone senza alloggio davanti al Duomo.
Aperto uno striscione al momento dell’uscita dalla Messa, volantinaggio fra i fiorentini che avevano partecipato al Santo Offizio. Reazioni diverse, da chi non ha voluto neanche prendere il volantino a chi si ferma e chiede informazioni. Una signora anziana che dice: “Bravi, è così che bisogna agire, con rispetto e senza violenza, ma portando il problema davanti alle porte della Chiesa di Papa Francesco”, a chi fa spallucce e non vuole neppure prendere quel foglio di carta in cui sono racchiusi i racconti e le richieste di aiuto di quella fetta di popolazione che vede il suo futuro fuggire, senza speranza di riscatto.
Un’iniziativa che ha un sapore particolare, dal momento che nessuno scorda, fra gli sgomberati, quella terribile sera del 5 gennaio in cui un’occupazione con anche alcuni minori, attuata in una casa delle suore, fu sgomberata sotto la pioggia, nel gelo dell’Epifania. “Qualcuno aveva sperato che le parole del Santo Padre sui poveri avrebbero potuto perlomeno consentire di intavolare un dialogo – dicono due persone che non avevano partecipato all’occupazione ma che vivono sulla propria pelle cosa significa bussare a porte che non si aprono – invece non ci fu nessuna possibilità di parlare”.
Parlare, essere ascoltati. E’ questo che chiedono, gli uomini e le donne che stamattina si sono affacciati alla messa del Duomo, con il loro striscione, con i loro volantini. “La Chiesa, in questo momento particolarmente pesante – dice Marzia Mecocci, del Movimento di Lotta per la Casa – deve fare la sua parte, vale a dire, dimostrarsi madre per la gente che in preda alla disperazione non riesce più neppure a essere considerata umanità”.
E a chi risponde, e qualcuno c’è, fra chi esce dalla Messa, che non tutti sono degni di aiuto, “vale la pena ricordare che nessuno di noi è privo di colpe, e che se qualcuno sbaglia, la pena eterna non è di questo mondo, dal momento che spazzare la speranza significa consegnare le persone a un vortice che non si fermerà più”.
Insomma, se le case mancano, se chi lavora non può permettersi di pagare l’affitto e trova il vuoto da parte delle istituzioni o, se si è fortunati, la macchina in cui dormire, è il momento che la Chiesa dica la sua. “Il problema della casa – continuano dal presidio – non è un problema privato, di qualche sfortunato. E’ un problema collettivo, della società nel suo insieme, della comunità fatta da tutte le forze che la compongono, dalle istituzioni, alla chiesa, e anche dai privati”.
“Ad ora, ciò che abbiamo ricevuto, sono solo risposte muscolari, polizia e denunce – dicono dalla Rete Antisfratto – ma queste sono risposte che non fanno che scoprire la debolezza di uno Stato che chiede solo ma non riesce a dare risposte”. Il vuoto delle risposte insomma sarebbe il segnale di una resa dello Stato.
Le richieste: forte aumento delle case popolari, con la riconversione ad uso abitativo degli edifici pubblici dismessi anche in Autorecupero, con l’intervento anche di immobili del patrimonio ecclesiastico da parte della Chiesa, assegnazione di tutti gli alloggi Erp vuoti, che solo a Firenze sono oltre 700, intervento statale per garantire un affitto sociale alle famiglie in forte disagio economico e un concreto sostegno al reddito, supporto economico ai piccoli proprietari colpiti dalla mancata riscossione degli affitti.
Ai cittadini è stata distribuita anche una lettera aperta a Papa Francesco.