Firenze – Emergenza casa, la questione sta diventando una valanga. Parte dalla Caritas, per la precisione dalla Fondazione Solidarietà Caritas Firenze, la nuova iniziativa per cercare di porre qualche paletto a una situazione che, nella sola Firenze, vede 150 sfratti al mese, 50 convalide di nuovi sfratti alla settimana, un rischio, con la cancellazione del fondo contributo affitti e morosità incolpevole senza mettere in piedi altre alternative voluto dal governo Meloni, per circa altre 700 famiglie di entrare in morosità, ma anche la diminuzione, secondo i dati del centro studi dell’agenzia immobiliare Idealista, in un anno, del 66% delle case in affitto. “Non perchè siano state levate dal mercato – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – ma perché le case per le fasce medie, sotto la pressione degli affitti brevi turistici, sono “finite””.
Scende dunque in campo la Caritas, ma non solo. Anche l’Onu, chiamata in causa dalla Rete Antisfratto e Unione Inquilini, su di un caso di sfratto fiorentino, dice la sua. Il caso è stato esaminato dalla Commissione di sorveglianza dell’Alto Commissariato per i diritti Umani dell’Onu. E accolto. (https://www.stamptoscana.it/commissione-onu-accoglie-il-ricorso-di-una-famiglia-sotto-sfratto/).
Andando con ordine, l’appello che lancia la Caritas ai fiiorentini è: “Affittate le case vuote a chi ne ha bisogno”. Un appello che fa curiosamente il paio, in particolare per quanto riguarda le modalità e la fascia sociale cui si rivolge, con il tentativo, ad ora ancora in stagnazione, della costituzione di un’Agenzia Sociale per la Casa tentata dal Comune di Firenze (https://www.stamptoscana.it/agenzia-casa-anno-uno-tante-richieste-ma-i-proprietari-nicchiano/). Le differenze ci sono, ma non nell’intento. L’invito ai proprietari di immobili è quello di partecipare all’iniziativa Housing sociale, nell’ambito del progetto HousingNet, finanziato con fondi 8xmille della Cei, che coinvolge oltre alla Fondazione anche la Caritas italiana e la Caritas dell’Arcidiocesi di Firenze. Il senso è questo: chi ha un’abitazione non utilizzata può metterla a disposizione per un contratto di affitto intestato a persone che hanno alle spalle una condizione di povertà o emergenza abitativa e che hanno intrapreso un percorso verso l’autonomia e però che hanno un lavoro con un contratto di medio/lungo periodo e che possono quindi pagare un affitto, pur avendo difficoltà a trovare abitazioni accessibili. Inoltre, la Fondazione Caritas supporterà sia gli inquilini sia i locatari in tutte le fasi della locazione, accompagnandoli durante il percorso.
L’iniziativa della Caritas viene veicolata in una campagna mediatica di sensibilizzazione attraverso media locali a tutto tondo. “L’autonomia abitativa rappresenta un passo fondamentale nell’inserimento sul territorio delle persone fragili – spiega Vincenzo Lucchetti presidente di Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze – grazie a questo progetto possiamo dare una risposta concreta all’emergenza abitativa, dando una possibilità concreta a persone con un passato di difficoltà, ma che hanno lavorato sodo per costruire un futuro migliore, per sé e per i propri cari”. A monte di tutto, come dice Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana fiorentina, c’è il problema casa, a Firenze “molto grave ed è per questo che, insieme alla Fondazione e alla Caritas nazionale, abbiamo deciso di darci da fare lavorando ai progetti Housing Net e Housing First per sostenere l’autonomia abitativa delle persone che escono dalle nostre strutture”.
Un’iniziativa che è senza dubbio “molto interessante – come spiega Grandi – anche se, secondo il mio modesto parere, non serviranno nè appelli alla coscienza nè incentivi fiscali o altro, come ciò che è stato espresso dall’amministrazione nel meccanismo dell’Agenzia sociale, peraltro simile nello spirito ma con un parco requisiti e benefit diverso. Ciò che serve è una legge nazionale che governi il mercato degli affitti. Voglio concludere ricordando ciò che ci hanno illustrato alcune agenzie immobiliari fiorentine, che ormai non affittano più appartamenti, ma offrono per lo più stanze. Insomma ormai si affitta a stanze. Con buona pace di famiglie fragili e studenti di fascia media”.
“E’ meraviglioso e per altri versi stupefacente che da parte di realtà private come la Fondazione Caritas e la Diocesi Fiorentina abbiano elaborato un progetto di così pregnante significato per l’autonomia abitativa – commenta il segretario di Unione Inquilini di Firenze, Pietro Pierri – Dispiace constatare che sul versante pubblico non si riscontri altrettanta attenzione e capacità progettuale per dare risposte immediate, puntuali e praticabili per una risposta per l’autonomia abitativa per tante famiglie disperate della città. Come Unione Inquilini – aggiunge – abbiamo avuto il piacere di partecipare a momenti di riflessione comune, e siamo ben felici dell’opera prestata dalla Caritas in questo delicatissimo settore”.
La vicenda accolta, su petizione di Rete Atnisfratto e Unione Inquilini, dalla Commissione di sorveglianza dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha visto intanto una piccola proroga (un altro mese) proprio stamane, mercoledì 18 gennaio. Una situazione che purtroppo è solo l’ennesima di un periodo in cui sfratti e morosità riguardano sempre di più persone che o lavorano non guadagnando il necessario per vivere, o hanno perso il lavoro. In questo caso, si tratta di un nucleo formato da una coppia, tre minori e un parente. Gli adulti hanno un legame non solo d’affetto e parentela, bensì anche di funzionalità. L’alloggio non è grande, ma è un tetto che li difende dalle intemperie e dalla strada. Il canone si aggira sui 500 euro. La famglia proviene dall’America Latina.
La morosità scatta a dicembre 2019. In quel periodo, il capofamiglia svolgeva solo lavori salutari, con una impresa di pulizie, con contratto a chiamata di 3 e/o 4 ore al giorno. A marzo, altra batosta: la compagna subisce un incidente e si rompe una gamba. Il responso: mesi di immobilità. Sempre a marzo 2020, con la pandemia, anche il padre perde il lavoro. Pagare l’affitto o saldare il lieve debito insoluto diventa impossibile; o si mangia, o si paga. Intervengono la Rete Antisfratto (aggregazione di varie sigle e di cui fa parte il Movimento di Lotta per la Casa) e Unione Inquilini. A conti fatti, la famiglia, vista la situazione di morosità incolpevole in cui versa, finisce nell’emergenza abitativa, tanto più che, da marzo 2021, una nuova soluzione lavorativa si apre: la coppia prende a lavorare insieme sempre per una ditta di pulizie, a 75 ore mensili a testa, con il vantaggio di potere lavorare insieme, il che significa che la diminuita mobilità della donna viene compensata dall’aiuto del compagno. I soldi non bastano per stare sul mercato degli affitti libero, ma per ripristinare una certa tranuillità almeno alimentare sì. Arriva lo sfratto, la proprietà comprende la famiglia e accetta un rinvio di numerosi mesi, fino a oggi, giovedì 18 gennaio.
Della situazione intanto è stato informato il Comune di Firenze, tant’è vero che viene fatta richiesta, da parte della madre, per rientrare nell’emergenza sfratti e nella morosità incolpevole. Nel frattempo, il caso presentato all’Onu come più volte sottolineato viene accolto, la Commissione chiede allo Stato parte (ovvero l’Italia) di sospendere lo sfratto oppure di alloggiare la famiglia in un alloggio adatto alle sue esigenze. Il protocollo è il n. 298/2023.
Stamattina, nessuna soluzione tranne una nuova proroga, per permettere alla famiglia, coadiuvata dalla Rete e dall’Unione Inquilini, di venire a capo della situazione, con l’intervento, richiesto a gran voce, delle istituzioni locali. E’ di nuovo la proprietà a comprendere la situazione e a rinunciare, rinviando lo sfratto, questa volta con forza pubblica, di un altro mese.
“Una situazione in cui, nuovamente, a mancare è il Comune di Firenze – dicono Rete Antisfratto e Unione Inquilini – scaricando come al solito sui proprietari l’onere di fare welfare”. Intanto, il vero problema, per tutti, è individuare la questione dell’emergenza abitativa nella sua vera dimensione, come spiegano Marzia Mecocci, del Movimento di lotta per la Casa e Sandro Targetti, della Rete. La parola definitiva però, quella che darà concretezza o meno ai bisogni delle famiglie, spetta ormai solo alla politica.