
A metà novembre tre giovani ricercatrici dell’università di Modena e Reggio hanno iniziato il loro dottorato a Casa Gioia, la start-up innovativa ad impatto sociale che accoglie ragazzi e adulti con disabilità cognitive. È il frutto della partnership tra le due parti, finalizzata a formare professionisti preparati in un settore utile al territorio su cui ricade.
Il primissimo investimento di Casa Gioia, nel momento stesso della sua istituzione, è stato proprio finanziare tre borse di studio universitarie che hanno permesso ad altrettanti candidati di diventare dottorandi, cioè ricercatori nel settore dell’educazione evidence based, l’insegnamento con tecniche educative di cui si possa misurare l’efficacia e che possano essere personalizzate. Tante e diverse, le esigenze di coloro che frequentano la cooperativa: multidisabilità, autismo, sindromi rare, disabilità fisiche, cognitive e sensoriali. “Con questo investimento abbiamo voluto dare risorse all’università permettendole di fare ricerca nella nostra cooperativa, che è un laboratorio di scienza applicata”, spiega Fabiola Casarini, che di Casa Gioia è il direttore scientifico.
“Nelle discipline scientifiche è normale dare valore all’esperienza del ricercatore direttamente sul campo e poi condividerne i benefici con l’università; in educazione è parte di un ragionamento innovativo che abbiamo scelto di portare avanti fin da subito. Finanziare dottorati significa creare una partnership con l’università, favorire uno scambio che aumenta il valore di entrambi. La ricerca applicata è la risposta al bisogno dell’università di formare professionisti in una materia utile alla società e al territorio, che possono trovare preziosa collocazione in una cooperativa sociale che si occupa di servizi alla persona”, aggiunge.
I dottorati, della durata di tre anni, sono stati assegnati a tre studentesse laureate in psicologia: Chiara Leuci, Claudia Puchetti e Adele Vero. Nella start-up diretta da Stefania Azzali la presenza femminile diventa così sempre più significativa. Le prime due dovranno svolgere una ricerca per identificare strumenti di valutazione dell’efficacia dei trattamenti svolti a Casa Gioia per gli utenti, del benessere delle loro famiglie e della qualità di vita e livelli di autonomia riscontrati nei ragazzi, divisi in due fasce d’età: adolescenti e giovani adulti. Il terzo dottorato è invece pensato per la misurazione dell’efficacia di pacchetti di intervento per bambini e ragazzini con bisogni educativi speciali con e senza disabilità.
La metodologia scelta appartiene al range delle scienze pedagogiche applicate e si chiama ABA, scienza del comportamento applicata: permette di misurare il progresso di ogni singolo utente osservando i grafici della sua performance quotidiana all’interno di Casa Gioia. “Produrremo grafici di performance anche per tutti i lavoratori. Ciò che stiamo replicando sistematicamente è un sistema educativo cibernetico, un vero e proprio modello di presa in carico chiamato CABAS®. Analizzerò i dati cumulativi del centro, e sarò personalmente garante della correttezza della procedura”, spiega ancora Fabiola Casarini.
I dottorati sono partiti a metà novembre. Tre anni di lavoro, scanditi da diversi traguardi da raggiungere: il primo anno le studentesse dovranno produrre e scrivere una rassegna sistematica dello stato dell’arte della letteratura aggiornato sulla loro materia. Il secondo anno si cimenteranno in uno studio pilota e il terzo cureranno una replicazione sistematica pubblicabile e condivisibile. “Questi sono i tempi della ricerca. Casa Gioia non ha fretta, perché preferisce la qualità. Ecco perché, malgrado le numerose richieste sia in città che in altri parti d’Italia di replicare il nostro modello, con la pazienza e l’integrità tipica del ricercatore noi stiamo dicendo che è troppo presto perché ne esista uno: siamo lusingati dal complimento di chi desidera copiarci ma finché non avremo dati che mostrano criticità, efficacia ed efficienza di ciò che facciamo, rendendolo migliorabile, non ci consideriamo una proposta per gli altri centri”, osserva ancora Casarini.
Il percorso a Casa Gioia è appena iniziato per le tre studentesse, che esprimono soddisfazione. “Il mio sogno è diventare un ricercatore esperto in ABA per produrre evidenze scientifiche che possano migliorare in modo significativo la vita quotidiana dei miei studenti e delle loro famiglie. A Casa Gioia potrò combinare insegnamento e ricerca, ciò che più mi appassiona e mi affascina”, spiega Chiara Leuci. Sulla stessa lunghezza d’onda Adele Vero: “Ho sempre sentito il forte desiderio di cambiare concretamente la vita di bambini e adulti con bisogni educativi speciali. Da qui nasce il voler abbinare la pratica alla ricerca e dunque all’evidenza scientifica, che non può scendere a compromessi in termini di qualità. Questo dottorato è un’opportunità singolare perché propone un modo innovativo di fare ricerca in grado di conciliare l’amore per l’insegnamento alla cultura sperimentale”.
“Il percorso di dottorato mi permetterà di portare avanti con il team di Casa Gioia un progetto di ricerca ambizioso e unico in Italia: implementare strategie educative direttamente derivate dalla Scienza Applicata del Comportamento per insegnare abilità complesse ad adolescenti e giovani adulti con disabilità multiple. Ho scelto di fare ricerca e di farlo con questo target specifico per raccogliere dati che dimostrino che non si smette mai di imparare e che è necessario investire sugli apprendimenti continui per migliorare la qualità della vita di adolescenti e giovani adulti”, osserva infine Claudia Puchetti.