Casa, Firenze seconda in Italia per richieste di sfratto, +155% fra il 2020-2021

Firenze – Il dato, appena emerso dall’ultimo rapporto del Ministero degli Interni, pone Firenze al secondo posto assoluto fra le città italiane per quanto riguarda il numero di richieste di esecuzione di sfratto con una variazione, considerando il periodo 2020-2021, del 155%.  Le richieste di sfratto sono cresciute da gennaio a marzo 2020, ripartendo poi a settembre 2020. L’incremento di Firenze è pari al 155% in più di provvedimenti di sfratto emessi. La sola città davanti a Firenze è Bergamo, con 380% in più. Come città metropolitana, Firenze è la prima in Italia ad avere il maggior incremento di provvedimenti di sfratto emessi.

“In totale, ci sono 1035 richieste a Firenze, con un aumento del 30% di richieste di esecuzione, mentre gli sfratti eseguiti sono un 28% in più. I dati degli sfratti sono poco significativi, dal momento che contando il fatto che il blocco degli sfratti ha retto fino a 31 dicembre 2021, si tratta perlopiù di finite locazioni. Il vero rimbalzo della situazione si avrà nel prossimo periodo 2022-2023”, dice la segretaria reigonale del Sunia Laura Grandi.

Il dato più significativo tuttavia rimane, come sottolinea Grandi, quel 155% in più di richieste di sfratti che pone Firenze al primo posto fra le città metropolitane italiane e al secondo fra le città italiane in generale. “Se tanto dà tanto – continua Grandi – significa che il dato da noi reso pubblico delle 50 convalide di sfratto settimanali registrate in città è del tutto comprovato, e che il 2022 si prospetta come un anno molto preoccupante e molto pesante”.

Laura Grandi segretaria regionale del Sunia

Del resto, qualche campanello d’allarme emerge anche dai numeri, ad ora non definitivi, che vengono resi noti dal bando della casa popolare (i definitivi ci saranno a novembre). La tendenza tuttavia si può già registrare: sono 2660 le domande accolte, 575 quelle respinte (circa il 18%) per un totale di 3275 domande fra accolte e respinte. E’ un numero alto, contando il fatto che la media di successo dei ricorsi è pari al 50%, si può arrivare a oltre tremila cittadini in attesa della casa popolare. Ma il piatto piange: le case sono poche a fronte della richiesta, e nonostante tutto ciò che è stato detto e intrapreso, pesano ancora nella memoria collettiva quelle 800 case vuote e mai riassegnate rinverdite nella memoria popolare da un quotidiano cittadino qualche giorno fa, senza contare i casi diventati ormai emblematici, come la lunga saga delle case popolari di via Torre degli Agli, in ballo da dieci anni e ancora non abitabili , anche se, ad onor del vero, si tratta di case che non dovrebbero rientrare fra le “nuove” case, in quanto i loro assegnatari devono solo rientrare, dalle casette di legno fatte per durare un anno dove furono spostati e che, dopo 10 anni, cadono ormai a pezzi. Non solo, nell’Erp si sta anche cominciando a sfrattare, non solo per decadenze, ma anche per morosità.

“Senza contare che il numero dei richiedenti Erp, già molto importante, fotografa “solo” le persone che possono fare domanda per la casa popolare in quanto rientrano nel limite dei 16.500 euro di Isee. Poi, ci sono tutti nuclei famigliari che si collocano sopra questo tetto, che si trovano nella fascia fra i 16.500 e i 22 mila di reddito Isee, che solitamente pagano affitti altissimi e che, non rientrando nella fattispecie Erp, sono tuttavia componenti importanti dell’emergenza abitativa. Quanto alle stime di questa “fascia grigia”, composta spesso da quei lavoratori poveri che in Toscana arrivano, come ultimamente reso noto dalla ricerca Ires Cgil, oltre ai 596mila, a Firenze ci si aggira sui 10-12mila nuclei famigliari. Volendo, a tremila nuclei famigliari dell’Erp, pur con molto impegno, una soluzione si potrebbe arrivare a dare, mentre manca la capacità politica di progettare soluzioni per questa ulteriore fascia emergenziale”.

Esempi ce ne sono tantissimi. Si tratta di storie come quella di una giovane di Firenze, istruttrice in una famosa palestra fiorentina, che, perso il lavoro per la pandemia, entra in morosità, viene sfrattata, cerca un nuovo alloggio, non trova nulla neppure con appelli pubblici per radio. Alla fine, si tratta col proprietario, che proroga l’uscita ad agosto, e, dopo ricerche disperanti, trova un nuovo alloggio a 760 euro al mese, periferia sud, seminterrato, 59 metri quadri. Meno male che ha re-iniziato a lavorare. La giovane in questione sta pensando seriamente a trasferirsi di città. non però nei Comuni della cintura, che, a cascata rispetto al capoluogo e resi più fruibili sulle direttrici della tramvia, stanno cominciando a soffrire di canoni alti e di tutti i problemi connessi con l’emergenza abitativa.

Tornando ai numeri del bando Erp, è necessario segnalare che ci si trova, pur nel ragguardevole numero di coloro che hanno fatto domanda, fra ammessi non ammessi e probabili ricorrenti, siamo davanti a una probabile sottovalutazione dei numeri stessi. il perchè, lo spiega Grandi, forte dell’osservatorio privilegiato che fornisce il sindacato: si tratta spesso di uno scoraggiamento diffuso a fare richiesta di ammissione al bando. un numero che è stato anche quantificato, e che si aggira, nella fascia sociale che potrebe accedere all’Erp, in circa un 30% di scoraggiati che neanche ci prova. I motivi, intanto il numero delle assegnazioni, che, dice Grandi, sono del 4% in un anno, poi, della lunghissima attesa. Del resto, gli alloggi Erp sono quelli che devono fornire risposta anche ai casi sociali, alle emergenze assolute e quindi la torta si fa sempre più piccola.

Non solo. La difficoltà di trovare casa è talmente forte che un caso recente ha visto una famiglia fiorentina, in grado di pagare un affitto “medio”, costretta, nelle more fra sfratto e entrata nell’alloggio di assegnazione, a trovare ricovero in campeggio, dove almeno non vengono richieste caparre e referenze. Se il proprietario non proroga, la famiglia è in strada, oppure divisa fra le strutture, oppure a casa di parenti, quando ci sono. Il tutto riporta alla famosa necessità di case volano che ancora oggi non è stata risolta.

“La situazione fiorentina, sommando i vari dati che vanno dalle richieste di sfratto alle domande Erp a quelle dei contributi affitto sempre altissime, sembrava potesse trarre sollievo dallo strumento lanciato dall’amministrazione fiorentina, utile per andare a coprire la fascia che non rientra nell’edilizia pubblica, non sta dando frutti”. Sai sta prlando dell’Agenzia sociale per la casa, che a Firenze ancora non è riuscita a prendere piede. “Su questo, urge una riflessione – conclude la segretaria regionale del Sunia – dal momento che, politicamente, si era pensato di affrontare il problema della fascia che non rientra nellErp con quella modalità, non ci si riesce. Bisogna chiedersi se non abbiamo capito bene come organizzarla, come farla funzionare, oppure se il problema è più strutturale, nel senso che non è mezzo utile in città d’arte come Firenze, che hanno un mercato particolare”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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