Firenze – Se perdi il lavoro perdi la casa. Di solito, funziona così, e il meccanismo si ripete uguale da sempre. Ma ora, una nuova infernale trappola stringe e costringe chi è in difficoltà per ragioni economiche: chi ha lavoro, ora, spesso non ha la casa. E non può permettersela. E’ questo, il primo punto su cui la segretaria del Sunia di Firenze Laura Grandi invita a fare una riflessione, in questo nuovo anno che si apre con una infinita serie di preoccupazioni di vario genere. Fra cui, appunto, la casa e il lavoro, o, se si vuole, il lavoro e la casa. Anche se, appunto, l’endiadi ormai non è più così obbligata. “Il problema che emerge, in particolare dall’analisi di coloro che accedono al nuovo bando Erp – spiega Grandi – è che molte persone che si sono rivolte a noi hanno sì il lavoro, ma lo stipendio è talmente basso che non riescono ad accedere al mercato delle abitazionoi”. E quale sarebbe un canone consono a questi “nuovi” stipendi? “Si potrebbe pensare a canoni fino a 400 euro, ma è già un fitto esagerato rispetto agli stipendi correnti”. Stipendi che, quando va grassa, arrivano a mille euro al mese. Dunque, facendo un po’ di conti, trovare un canone a 400 euro al mese, significa avere 600 euro per “campare”. Immaginiamo, cosa abbastanza improbabile, che il nostro eventuale utente sia solo: significa che con quelle 600 euro deve fronteggiare le bollette, le spese di sussistenza, difficilmente riesce a reggere il costo di un’auto, e deve solo pregare affinché non capitino imprevisti come un conguaglio, un inverno troppo rigido in cui è costretto ad aumentare le ore del riscaldamento, oppure una malattia o un infortunio. Se poi tutto ciò si moltiplica per una famiglia, si capisce perfettamente il numero dei minori a rischio o già in stato di povertà. Ed esclusione sociale.
“Il punto è proprio questo – sottolinea Grandi – il fatto che se si perde la casa o meglio la possibilità di accesso all’abitazione, anche qualora ci sia un “lavoro”, è fatale cadere nell’esclisione sociale. ci si riduce ai margini, entrando in un infernale girone in cui saltano certezze, stabilità, legami. Insomma la casa e l’accesso alla casa rappresentano la prima salvaguardia sociale contro l’esclusione. Dunque, il 2017 dovrà fare i conti con questo fondamentale principio”.
Chi dovrà fare i conti in primis con questo trend sono, almeno sul territorio, le amministrazioni comunali, che tuttavia sembrano chiamate a far fronte a un compito più grande di loro. Tuttavia, qualcosa è possibile compiere, spiega Grandi, ad esempio per quanto riguarda il porre un limite, come da tempo il Sunia si sta augurando, allo svuotamento del centro storico dalle residenze popolari. Una questione delicata perché, anche in questo caso, si trascina dietro un problema sociale e non solo, che vede in prima linea le nuove soluzioni di affitti turistici, vale a dire la formula Airb&b, che di fatto diventa uno strumento per una messa a reddito più lucrosa e più “sicura” (non esiste il pericolo di dover giungere a uno sfratto magari con forza pubblica) dei propri immobili da parte dei proprietari. “Un punto di cui l’amministrazione è chiamata a farsi carico a livello economico e politico”, dice Grandi, che ritiene necessario un vero dibattito sul cambiamento del volto centro storico cittadino, che tenga conto del quesito se si può cambiare direzione, o non sia più possibile, date le circostanze economico-politiche-sociali contingenti.
“Altro punto da non perdere di vista – continua Grandi – è rappresentato dalle caserme, o meglio dalle convenzioni che le riguardano: è necessario infatti assicurare l’accesso a queste nuove abitazioni anche ai cittadini a basso reddito, modulando gli affitti. Senza dimenticare che, visti i “conti” presentati dall’Inps, le istituzioni dovranno prepararsi ad affrontare una grande ondata di nuovi “poveri” quando una grossa fetta di lavoratori odierni andranno in pensione”. Insomma, avverte il Sunia, “la bomba ad orologeria” dei nuovi pensionati a basso o bassissimo reddito dovrà essere affrontata ora per evitare che divenga una nuova miccia sociale posta alle basi di una società sempre più “liquida” e respingente.
Fra le novità del 2017 tuttavia una nota positiva c’è: come dice la segretaria del Sunia di Firenze, “a livello nazionale si è trovato l’accordo per le convenzioni degli accordi territoriali” per cui si dovrebbe procedere al rinnovo degli accordi e alla rivisitazione dei canoni. Nessuna fiducia invece per quello che è sempre stato nell’Italia passata, lo strumento principe per rispondere al bisogno di alloggi a basso prezzo, vale a dire l’Edilizia Residenziale Pubblica. “Questo strumento non sarà in grado di risolvere il problema – spiega Grandi – a meno che a livello nazionale non si torni a prevedere un gettito continuo e dedicato”. Insomma, qualcosa tipo i vecchi fondi Gescal, che tanto fecero per la costruzione di case popolari nell’Italia che fu. Una partita molto importante sarà quella del recupero delle periferie, su cui un ruolo di spicco giocherà la questione Rocca Tedalda. Infine, una richiesta reiterata da mesi e mesi, finora senza esito: “Servono assolutamente i calendari degli sfratti – conclude Laura Grandi – che sono presso la corte d’Appello, e che non vengono fatti pervenire neppure agli Uffici Casa”.