Casa e covid, Aldo ingabbiato dalla pandemia

Firenze – Di Aldo, un fiorentino di antica ascendenza, di circa 60 anni con gravi patologie e un passato non facile alle spalle, avevamo già raccontato la storia su Stamptoscana (https://www.stamptoscana.it/aldo-malato-solo-e-presto-senza-casa-la-cosa-peggiore-lindifferenza/). Una storia paradossale, che nonostante la malattia, lo sfratto sempre incombente, l’impossibilità per la sua particolare patologia di essere posto in struttura, non vedeva nessun tipo di proposta si soluzione da parte dei servizi preposti; o meglio come si esprimeva lui stesso, solo “una calda, tranquilla, generica indifferenza”. L’avevamo lasciato mentre stava aspettando una chiamata, un segnale da parte degli uffici che in qualche modo segnalassero che qualcuno si sarebbe occupato di lui. Perché, nonostante il reddito di cittadinanza di 780 euro, e una pensione di invalidità di 290, i conti sono presto fatti: canone di 500 euro, più 1230 all’anno per il condominio, più  le bollette, del Rec resta ben poco. I 290 euro di pensione più o meno gli restano per campare. Anche perché, dopo un periodo di morosità che risultò incolpevole e per cui ha usufruito del contributo, Aldo si era rimesso in pari con l’affitto. Esaurita quella risorsa, e non avendo risolto il problema alla radice, tornò la morosità, la procedura in tribunale, gli accessi con la forza pubblica … ma ecco che, ottenuto il Rec, può ricominciare a pagare, Scrupolosamente. Ma i nuovi pagamenti non interrompono la procedura di sfratto, che procede.

E allora? …. allora, pur essendo in una situazione in cui, se si ritrovasse senza casa, non potrebbe farcela a sopravvivere, tutto rimane bloccato. A dire la verità, prima dello scoppio del coronavirus, qualcosa sembrava essersi mosso, sebbene le risposte dall’ufficio casa continuassero ad essere negative. Ma il covid-19 è stato letale, fra le altre situazioni, anche per quella di Aldo. Il nostro protagonista di questa storia noir si ritrova infatti con troppi pochi punti, per poter aspirare alla casa attraverso la graduatoria Erp: stando agli ultimi dati, si ritrova con almeno 200 e passa posizioni prima di lui. Ma nel frattempo, visto il caso, Aldo è riuscito ad entrare nella graduatoria dell’emergenza sociale, in cui si posiziona verso l’undicesimo posto. Con un’avvertenza: questa graduatoria è “aperta”, vale a dire è sempre possibile che qualche caso urgente o più urgente si aggiunga, tornando a far scalare verso il basso Aldo.

Ricapitolando: ingabbiato dal covid per quanto riguarda i primi, flebili sviluppi che forse potevano dirottare la situazione verso un esito positivo, Aldo ad oggi è “salvo” dallo sfratto a causa del blocco degli stessi, prorogato a settembre e nonostante paghi il canone. Ma a settembre scadono anche i 18 mesi del reddito di cittadinanza. Bisogna rifare la richiesta, che, se anche fosse accettata come è lecito pensare, “salterebbe” un mese, vale a dire che i soldi potrebbero arrivare a novembre. Ottobre sarebbe da sfangare con i 290 euro di pensione di invalidità. Neanche a pensare di poter pagare il canone, anche se si può sempre contare sul buon cuore del proprietario, che magari sa che a novembre Aldo sarà di nuovo “pagante”. Ma quanto durerà? Ed è normale lasciare, dopo anni che il caso è conosciuto, una persona nelle sue condizioni di salute con questa spada di Damocle, ovvero con 290 euro per campare al mese, affidato al buon cuore di chi comunque vorrebbe tornare in possesso della sua abitazione? E poi, c’è anche qualcos’altro. “Dopo mesi di telefonate, per limitarci agli ultimi tempi – conclude Aldo – è sempre l’indifferenza, la cosa che fa più male”. Sembra nulla, ma è invece tutto: indifferenza, ovvero, “non riconoscere la tua natura di essere umano”.

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