Firenze – Saltati gli ultimi tentativi di vendita al Comune, saltate le trattative, saltati gli accordi possibili magari qualche anno fa (si era anche parlato di vendita agli abitanti dei circa 72 appartamenti della casalbergo delle Poste in via Chiusi a Firenze), ora rimangono in 12, nell’immensa struttura fatiscente che era nata per volontà delle Poste, che contava in quel modo di trovare sistemazione ai propri dipendenti che si trovassero nella necessità di avere, per lavoro, un punto abitativo di riferimento.
Una situazione complessa, quella della struttura, che passa da almeno due gestioni, l’ultima a Egi, la società proprietaria dell’immobile, del gruppo di Poste Italiane. Negli anni, delle 72 famiglie che avevano trovato il proprio tetto nella struttura, moltissime se ne sono andate. Complici, non solo la complessità della situazione giuridica dell’intero edificio e persone che vi si trovano, ma anche l’avvicendarsi di gestori che, specialmente a partire dal 2013, vista la resistenza dei residenti ad andarsene, hanno pensato bene di non corrispondere più i servizi di condominio, dall’ascensore al decoro delle parti comuni, ecc. Tranne rinnovare il servizio di portierato, che, ci assicura Pasquale De Luca, presidente del comitato degli inquilini sorto per resistere agli sfratti che sono fioccati, costa ben 100mila euro annui. Addebitati, ovviamente, ai condomini rimasti.
La questione della casalbergo di via Chiusi aveva sollevato qualche tempo fa polemiche, quando sembrò aprirsi la possibilità di acquisto da parte del Comune per trasformare l’enorme struttura in casa volano, dal momento che si accusava il Comune stesso di aver ceduto a Poste il diritto il di superficie permettendo così alla proprietà di riprendersi il coltello dalla parte del manico in un’eventuale, futura trattativa (così è avvenuto). Ma ora, saltate le trattative, pare per il prezzo enorme richiesto dalla proprietà all’ente pubblico per una struttura che, ridotta in stato di degrado, costerebbe tantissimo anche per le necessarie ristrutturazioni, chi rimane con il cerino in mano sono le dodici famiglie di inquilini rimaste.
Si tratta di un gruppo che rappresenta l’anello più debole della catena. Famiglie che restano nella struttura per impossibilità di trovare un’altra sistemazione, vista la situazione del mercato immobiliare fiorentino. Si tratta di un classico caso di working poors: tutti lavorano stabilmente, ma nessuno di loro ha una retribuzione che permetta l’affitto di una stanza. Come mai? Lo spiega una inquilina, che svolge attività di OSS all’ospedale di Careggi: “ho chiesto in giro, per una stanza nell’area ospedaliera mi chiedono non meno di 500 euro”. E se lo stipendio è di mille, milleduecento euro, non c’è modo di sfangarla: o si mangia o si paga l’affitto. E dal momento che mangiare non è un’abitudine che si può perdere …. A parte l’ironia, il vero problema è che queste persone sono sotto sfratto dalla proprietà, e che sono già al secondo ccesso con forza pubblica. Il 21 maggio, per tre di loro l’ufficiale giudiziario batterà alla porta. E se forse riusciranno a ottenere un rinvio, la prossima volta c’è da scommetterci che la questione non si chiuderà con una visita più o meno gradita.
Allora? Il bandolo della matassa a questo punto è difficile da afferrare. Se nella trattativa col Comune in qualche modo si poteva intravedere una soluzione per queste famiglie, ora tutto è buio all’orizzonte. Di certo, c’è che, almeno sulla carta, quanto prima questa gente dovrà fare fagotto e andare in strada. Tutti, tranne forse due persone, che sono assistiti dagli assistenti sociali per altri tipi di problemi.
A questo punto, Laura Grandi, la segretaria regionale del Sunia che si occupa della vicenda, lancia un appello: “Chiediamo innanzitutto al Comune se fosse possibile riprendere la trattativa con le Poste e ovviamente un aiuto per evitare a queste famiglie di trovarsi in una situazione senza via d’uscita”.
Intanto, il comitato ha inviato al prefetto di Firenze una lettera in cui chiede aiuto illustrando la situazione in cui si trovano gli inquilini, specialmente il blocco dei servizi (a seguito dell’interruzione dei quali, nel 2013, le famiglie cessarono di corrispondere la quota mensile). “Siamo in attesa – dicono – per quanto ci riguarda, vogliamo contribuire al massimo per trovare una soluzione”. Equa e dignitosa per tutti.
per saperne di più: https://www.stamptoscana.it/alloggi-volano-si-profila-lipotesi-casa-albergo-delle-poste/
https://www.stamptoscana.it/casa-albergo-poste-sunia-stupore-e-rammarico-se-salta-la-trattativa/
Foto copertina: Luca Grillandini
foto interna: la segretaria del Sunia regionale Laura Grandi