Firenze – “Le parole scelte seguono una presa di posizione di Amnesty International”. E le parole scelte, quelle che hanno fatto scattare la difesa d’Israele da parte del console onorario d’Israele per Toscana, Emilia Romagna e Lombardia Marco Carrai, sono “Apartheid”, e sono scritte nei manifesti affissi dalla Rete Firenze per la Palestina. La replica è dei consiglieri Palagi e Bundu di Spc, che erano stati chiamati in causa dallo stesso Carrai. Cartelli che, ha detto Carrai, dichiarano Israele” uno stato dove vige l’apartheid paragonandolo a ciò che era il Sudafrica prima della lotta e della presidenza di Mandela”. Carrai attacca anche il gruppo consiliare Sinistra Progetto Comune che “addirittura” aveva ospitato in Palazzo Vecchio gli attivisti del campo profughi palestinese di Aida, Belal Jardo e Tawfiq Afana. Un gesto che secondo il console consente di “diffondere queste notizie false e orribili”, contribuendo ad alimentare il razzismo antisemita “che purtroppo dilaga sempre di più”. Inoltre, il console onorario si era anche dichiarato sicuro “che la posizione del sindaco e della stragrande maggioranza dei consiglieri comunali per fortuna non la pensano così e che si adopereranno per stabilire la verità dei fatti e non la loro continua mistificazione”.
Dal canto loro, i due consiglieri comunali Palagi e Bundu, respingono l’attacco al mittente e raccolgono l’invito. “Riteniamo che in Italia e a Firenze ci sia un sistema di potere che preferirebbe non si parlasse di Palestina – replicano – le parole del console onorario di Israele Marco Carrai ci sembrano gravi. Non riteniamo una colpa aver ospitato due attivisti di un campo profughi dell’area di Betlemme. E rivendichiamo l’apprezzamento per l’iniziativa portata avanti dalla Rete Firenze per la Palestina, che ha pagato per l’affissione di manifesti al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica della città”.
“Le parole scelte seguono una presa di posizione di Amnesty International – continuano – la cui conclusione è che le autorità israeliane stiano mettendo in atto un sistema di apartheid nei confronti di tutte e tutti i palestinesi sotto il loro controllo, che vivano in Israele, nei Territori palestinesi occupati o in altri stati come rifugiati”.
Concludono Palagi e Bundu: “Anche se il Console non ci ha voluto neppure cercare, prima di attaccarci sulla stampa, accettiamo il suo invito, rivolto a Palazzo Vecchio, e lunedì saremo noi a chiedere alla Giunta e al Sindaco cosa ne pensano delle sue affermazioni”.