Colpo di scena nella vicenda della manifestazione dei cattolici tradizionalisti contro il gay pride di Reggio Emilia: l’Ordine carmelitano dell’antica osservanza intima infatti al comitato organizzatore di non utilizzare il nome della beata Giovanna Scopelli.
Da una nota dell’avvocato Massimo Merlini si apprende infatti che il comitato reggiano non è “mai stato autorizzato di riferimenti o immagini dall’autorità cattolica locale” e quindi l’Ordine carmelitano dell’antica osservanza “lamenta e denuncia l’utilizzazione non autorizzata del nome della predetta Beata Giovanna Scopelli nella denominazione del detto comitato che si prefigge iniziative di contestazione alla citata manifestazione (il Gay pride di Reggio Emilia, ndr) del giorno 3 giugno prossimo”. L’Ordine Carmelitano si dichiara “estraneo ad iniziative di tale natura” e afferma che “l’utilizzo del nome della beata non è stato in alcun modo autorizzato e dunque diffida ed invita il predetto Comitato a desistere immediatamente dall’utilizzo del nome predetto”. L’Ordine inoltre annuncia che “perdurando tali abusi, verranno valutate tutte le tutele del caso, ivi comprese iniziative da sottoporre a verifiche dell’Autorità giudiziaria”.
A stretto giro di posta è arrivata la risposta del comitato Beata Giovanna Scopelli, secondo cui l’Ordine Carmelitano dell’Antica Osservanza ha mosso censure “prive di pregio”.
LA REPLICA
“Non emerge alcun profilo di proprietà intellettuale – sottolinea l’avvocato del comitato Beata Scopelli, Ilaria Pisa – poiché il nome della Beata reggiana non è né stato depositato dall’Ordine come marchio, né dal Comitato impiegato a scopo di lucro”. Inoltre “non emerge alcun profilo relativo ai cosiddetti diritti della personalità e segnatamente al diritto al nome, essendo la Beata Scopelli personaggio storico, pubblico e notorio, addirittura oggetto di venerazione, patrimonio della Chiesa Universale di cui il Comitato fa a pieno titolo parte”. Il comitato sottolinea poi come “dall’Ordinario di Reggio Emilia non è giunto al Comitato alcun divieto: né ad effettuare la Processione, né a porsi sotto il patrocinio della Beata”. “Da ultimo – conclude il comitato – è superfluo sottolineare come l’Ordine Carmelitano non possa lamentare alcun danno giuridicamente rilevante (né materiale, né tantomeno morale) dall’associazione del nome della Beata ad una Processione di fedeli cattolici in preghiera”.