Firenze – Gli appassionati di storia dell’arte non possono certo dimenticare gli splendidi affreschi di Filippo Lippi nel Duomo di Prato, così come il pulpito di Donatello o la splendida Santa Maria delle Carceri di Giuliano da Sangallo. Eppure Firenze, la culla del Rinascimento, da sempre focalizza l’attenzione nella bella Toscana. Ma la Toscana è terra di fermento artistico a tutto tondo. L’arte contemporanea, in questo senso, non fa eccezione.
Un interessante volume di Lucilla Saccà, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Firenze, racconta come all’origine di uno dei più importanti musei di arte contemporanea del panorama nazionale, il Museo Pecci di Prato, vi sia la paziente opera di selezione e collezione di Carlo Palli, battitore d’asta e, appunto, collezionista di finissimo gusto estetico.
Neoavanguardia arte da collezione. La raccolta di Carlo Palli a Prato (Edizioni Polistampa, Firenze, 2013) è, oltre che un’inedita raccolta di immagini di pezzi d’arte sconosciuti ai più, un modo per avvicinarsi all’arte toscana del secondo Novecento.
La collezione di Carlo Palli, in parte confluita nelle sale del Museo Pecci, annovera oltre 15.000 opere ed un ricco archivio dedicato ai movimenti artistici degli anni Sessanta e Settanta. Nel 2006 Palli decise di donare 200 opere della sua collezione al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Da allora Palli e la sua raccolta, che affonda le sue radici alla fine degli anni Ottanta, si sono imposti all’attenzione dei cultori di arte contemporanea. Dal 1988 (anno della sua fondazione) ad oggi, il Museo Pecci ha ampliato la sua raccolta, ma il contributo di Palli resta di fondamentale importanza come testimonianza del lavoro delle neoavanguardie come Fluxus e le Scritture Verbo Visive.
Come ammette la stesse Saccà, sulle neoavanguardie toscane del Novecento “c’è ancora molto da studiare e ricostruire” ed “esiste poca documentazione” (p. 21). Proprio per questo uno studio dedicato alla collezione Palli è rilevante a fini di una contestualizzazione storico-artistica di autori per molti versi poco noti come quelli della Scuola di Pistoia o del Gruppo 70.
Il Gruppo 70, costituitosi a Firenze, annoverò anche artisti non toscani. In Europa la parola era divenuta veicolo d’arte visiva già dagli anni Cinquanta, ed il libero impiego di segni alfabetici, che si era rifatto a Mallarmé e Apollinaire, era divenuto un modo di fare arte già da tempo. Palli entrò a contatto con le Scritture Verbo Visive attraverso Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini negli anni Ottanta, ma in seguitò collezionò anche opere di Emilio Isgrò, Anna e Martino Oberto, Roberto Sarnesi, Gainni Emilio Simonetti, Adriano Spatola, William Xera, Gianfranco Baruchello e Claudio Costa. Si può dire, in certo senso, che la collezione di Carlo Palli si sia formata, per la maggior parte, sulle opere del Gruppo 70. E se “la Poesia Visiva del gruppo fiorentino, che può considerarsi la versione più polemica delle espressioni dell’universo pop del periodo, si rivela vivace e autonoma rispetto alle coeve esperienze per la preminenza concessa all’immagine e per la vocazione dichiaratamente ideologica” (p. 36), la raccolta di Palli testimonia come il collage visivo ed il linguaggio in senso lato (giornalistico, della moda, scientifico…) possa divenire un’arte che cancella i confini fra i generi.
Attraverso alcune importanti gallerie cittadine Palli è anche venuto a contatto con gli artisti di Fluxus. Questo movimento, che aspira ad una dimensione viva e dinamica tale da riprodurre il fluire del tempo, nasce nel 1961 a New York, ma ben presto sorpassa l’oceano e diviene, anche in Italia ed Europa, un nuovo terreno di confronto per gli artisti d’avanguardia. Dadaismo, Futurismo e Surrealismo confluiscono in un’arte che sperimenta linguaggi nuovi ed aspira a divenire arte totale anche con l’impiego delle innovazioni multimediali. In Fluxus stili, generi e tecniche si intersecano strizzando l’occhio al neodadaismo di John Cage, di spirito fortemente contestatario e, perciò, pianamente neoavanguardista. Anche la musica, con Giuseppe Chiari e Pietro Grossi, si avvicina alla neoavanguardia. Spesso, più che pitture su tela, Fluxus si esprime in happening e performance per la ricostruzione delle quali è fondamentale l’archivio di Palli.
Il Nuoveau Realisme riporta, invece, l’attenzione sulla realtà oggettuale, anche se in maniera neodadaista. Per esprimersi artisti come Yves Klein, François Dufrene, Raymond Hains, Jacques Villegle, Mimmo Rotella e Daniel Spoerri, utilizzano spesso il linguaggio el giornalismo. Anche i neorealisti trovano posto nella collezione Palli, che anche in questo caso si conferma interessante testimonianza dell’attività di artisti come Umberto Bucioni, Gianni Ruffi e Roberto Barni, della Scuola di Pistoia.
Palli collezionava in ordine sparso quanto di meglio gli capitava fra le mani. Acquistava opere d’arte sulla base della sua sensibilità artistica e delle sue amicizie. La sua collezione vanta pezzi di John Cornell, Cy Twombly, Antoni Tapies, Alberto Moretti, Paolo Masi, Andrea Abati, Carlo Cantini, Lee Jaffe, Franco Vaccari, Maurizio Berlincioni, Hermann Nitsch, della Transavanguardia di Sandro Chia, Enzo Cucchi e Mimmo Palladino, del graffitimo di Rammelzee e Toxic, della fotografia di Carlo Guaita e Antonio Catelani, Massimo Barzagli, Manuela Menici e Virginia Panichi, così come opere di Lapo Binazzi, Gainni Pattena, Sandro Poli e molti altri. La sua raccolta è una collezione unica nel suo genere, incentrata sulla Poesia Verbo Visiva e su Fluxus. Una collezione che, con la donazione al Museo Pecci del 2006, ha contribuito a ricostruire il percorso delle neoavanguardie del secondo Novecento, lasciando a Prato un tesoro che, anche per questo, la rende unica nel panorama nazionale dell’arte contemporanea.
In appendice al volume, una ricostruzione della vita di Carlo Palli ed alcune testimonianze sulla figura del collezionista pratese a cura di Cecilia Barbieri, esperto per l’arte moderna e contemporanea del Tribunale di Firenze.
Neoavanguardia arte da collezionare. La raccolta di Carlo Palli a Prato
di Lucilla SaccàEdizioni Polistampa, Firenze, 2014
Collana di Arte moderna e contemporanea
pp. 200
Sopra: Michele Perfetti, …Sino in fondo (1966), collage su cartone, cm 28×23