Firenze – Una realtà sempre più difficile. E’ questa, la fotografia che emerge dal primo Report 2023 della Caritas , che segnala che dal 2019 al 2022 “si è passati dalle 43.047 richieste di aiuto dettate da risorse economiche inssufficienti, ovvero povertà, a 129.464, con un incremento del 200,8%. Un aumento che riguarda le necessità a tutto tondo degli utenti, tanto da spingere l’associazione a dichiarare che “forse il pacco viveri non basta più”. Se infatti il pacco viveri della Caristas è stato finora la principale risposta allas carsità di mezzi economici, i bisogni sono anche altri e riguardano il tema generale dell’esistenza. I numeri del resto fotografano bene una situazione in veloce declino: solo nell’anno 2020-2021, partendo da 22.589 pacchi viveri erogati nel 2019, l’incremento è stato di 97.558 nel 2021 e a 88.022 nel 2022.
I dati resi noti emergono dall’analisi ‘L’area grigia della povertà e le nuove necessità: analisi dati Caritas Firenze dal 2019 al 2022″, primo report del 2023 a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas di Firenze, realizzato in collaborazione con il dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze, che racconta come cambia la faccia della povertà. Nell’ultimo anno, dati alla mano, “le persone si sono rivolte ai servizi Caritas per ricevere risposte più strutturate rispetto ad una condizione incipiente di impoverimento: contributo affitto, pagamento delle bollette arretrate, delle spese mediche”.
Un altro segnale che allarma è la crescita, nel 2022, di richieste di ascolto: “Tra coloro che si rivolgono a Caritas alcuni, oltre a chiedere beni e servizi, esprimono la necessità di essere semplicemente ascoltati e consigliati, perché la solitudine richiede spesso risposte di natura sociale e culturale”. In particolare, rispetto al 2021, sono aumentati del +6,6% gli utenti che nell’ultimo anno si sono rivolti agli sportelli dei Centri d’ascolto, per un totale complessivo di 7.851″.
Non solo: si registra anche un calo nell’età degli utenti. Nel 2022, le 3.154 persone che si sono presentate per la prima volta agli sportelli “hanno un’età media inferiore rispetto al passato (il 20% ha meno di 25 anni), sono prevalentemente donne (56,6%), studenti (4,9%), non sposati (45,9%) e soggetti che affittano camere o posti letto”. Dunque, non si tratta più “solo” di soggetti già accalappiati in pieno dalla marginalità, ma anche “singoli e famiglie che, pur avendo una casa e un lavoro, non riescono a far fronte alle spese ordinarie e che, con la pandemia, si sono infragilite”. Covid e l’inflazione mordono in particolare i nuclei costituiti da giovani adulti con figli.
Torna la tematica dei working poors: nel 76,4% dei casi si tratta di soggetti che lavorano, ma il cui reddito non è sufficiente a coprire le normali necessità; il residuale 23,6% si distribuisce tra “una pluralità di voci legate alla mancanza di occupazione, ai problemi di salute o abitativi. Le problematiche legate a risorse economiche insufficienti interessano le fasce di età centrali, ma anche il 33,1% di coloro che hanno meno di 25 anni (1/3 dei più giovani)”.