Una Marcegaglia decisa ma dialogante ha più volte suscitato gli applausi dell’assemblea assindustriale in un teatro Cavallerizza di Reggio non capace di contenere tutti gli intervenuti. Almeno un altro centinaio di persone infatti, oltre ai 350 posti a sedere, ha contornato, scomodamente in piedi, il perimetro dello stabile. Scesa in quella Reggio piena zeppa di eccellenze imprenditoriali ma anche cuore della resistenza Fiom-Cgil (il segretario nazionale è il reggiano Maurizio Landini), la presidente di Confindustria ha saputo dosare il bastone e la carota nel consueto appuntamento di fine anno.
Riprendendo i temi tracciati dal presidente di Assindustria Reggio Stefano Landi, la prima donna a capo degli industriali italiani (“l’hanno fatto apposta per il momento di crisi mai visto”, ha anche ironizzato dal palco) ha usato per la manovra Monti i termini di “necessaria” ma “non sufficiente”. Di fronte all’obiettivo baratro del sistema Italia, ha sintetizzato la Marceglia, la manovra di tasse e sacrifici di Monti era inevitabile per non fare la fine della Grecia. Ma dopo le decisioni per rientrare dal debito pubblico nel 2013, l’orizzonte potrà tornare a sorridere solo in presenza di riforme strutturali.
Competizione e mercato, lo slogan della presidente: ridiscutendo le regole del mercato del lavoro (“eccesso di flessibilità in entrata e eccesso di rigidità in uscita”), con la riforma fiscale e le liberalizzazioni. Sui costi della politica e quelli del funzionamento dello Stato, ha insistito la Marcegaglia senza raccogliere in questo passaggio l’applauso di politici e amministratori in prima fila, bisogna fare molto di più