Anche 7per24 per motivi di sopravvivenza dialettica deve inserirsi di tanto in tanto nell’agone mediatico sforna-fuffa. Dopo il “caso” delle Sentinelle in piedi e dei laici sdraiati, in queste ore tiene banco il “caso” dell’onorevole Vanna Iori, oggetto di un becero attacco social da parte di un insegnante. E indicata in un primo momento quale promotrice di un’iniziativa di vendetta verso lo stesso berciante prof, quella di chiederne la testa professionale al preside. Circostanza poi smentita dalla scuola a tutti i livelli.
Perché in realtà in un primo momento ci era sembrata propria quest’ultimo risvolto il più criticabile di tutti: cioè il fatto che un deputato della Repubblica si peritasse di chiedere l’allontanamento di un lavoratore che l’aveva insultata (su facebook, ben intesi, che ormai ha sostituito l’esistenza reale) applicando così ante-litteram la cancellazione dell’articolo 18 del Jobs Act. L’agenda dei problemi italiani avrebbe altre caselle da risolvere nei piani alti.
Evaporata però anche questa circostanza, cosa resta sul campo informativo di questo “interessante” scambio di opinioni? Solo la stura al ben oliato copione del “dagli al sessista” che guadagna sempre la top ten assieme al rintracciato razzismo nell’invocazione dell’egualitarismo senza giustizia e nel dirittismo senza democrazia. Quindi gli onorevoli colleghi della Iori che inevitabilmente solidarizzano con lei e da ultimo le twittate di Pierluigi Castagnetti che richiede le pubbliche scuse del quotidiano che aveva adombrato la telefonata pro-disoccupazione poi smentita. Certo che se gli onorevoli si dimostrassero così solerti anche quando a finire nelle pestate vuoi della stampa, vuoi della società fossero anche cittadini semplici, ci sentiremmo molto più sicuri.