Firenze – Romanticismo, espressionismo. Oppure, solo l’Uomo, nella sua avventura più nera, quella del male, dell’ossessione, della negazione e del possesso. Ma anche nella sua avventura più sublime, quella della creazione, dell’arte. E’ con una potente narrazione tratta da Hoffman, cui liberamente si ispira il libretto di Ferdinand Lion, tradotta nella temperie espressionista con un linguaggio musicale innovativo eppure legato al romanticismo, negato a sua volta dalla durezza della musica e dalla contemporaneità del linguaggio, che si inaugura l’81° stagione del Maggio Musicale fiorentino.
Il coraggio: del Soprintendente Cristiano Chiarot, che affida l’apertura del prestigioso festival a un’opera poco nota, Cardillac, a un autore degli anni ’20 ben poco frequentato sia in Italia che all’estero, Paul Hindemith, del Maestro concertatore e Direttore Fabio Luisi, al suo debutto come direttore musicale sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio, che offre al pubblico la potente personalità cui è stato riconosciuto ben poco, del regista Valerio Binasco, alla sua prima prova come regista di opera lirica. Del resto, lo stesso tema dell’opera “Cardillac” si interroga, senza veli e senza melanconiche romanticherie, su uno degli aspetti più interessanti e contemporanei della società occidentale: passato il medioevo e il rinascimento, passata l’epoca barocca, la vera domanda è: qual è il rapporto fra l’artista e la società, quale il suo ruolo?
Perché Renè Cardillac, la figura che riempie la storia, è un artista. E’ un orefice talmente bravo che non può concedere ai suoi clienti di fregiarsi del titolo di “proprietari” delle sue opere. E se le riprende. Anche se il prezzo è la morte. Ma non importa: per l’orefice parigino l’amore malato per ciò cui dà vita cancella ogni sistema etico. Un amore malato che trascina e coinvolge e brucia anche la figlia, testimone passiva e incredula di ciò che suo padre nutre nell’animo; e poi vittima. Una favola nera e sempre attuale, che sembra davvero “carica” di tutto ciò che riteniamo “dover essere” il Romanticismo.
E invece no. O meglio, come spiega con passione il Maestro Luisi, nelle mani di Hindemith la carica romantica di passione e morte si trasforma in un linguaggio musicale capace di disorientare a tutta prima, per poi rientrare nelle profondità delle emozioni. E nella durezza e complessità di certi passaggi, ma anche nella dolcezza suadente di altri, recupera l’universalità del “fatto”. Romanticismo, espressionismo, tesi e antitesi, e poi il superamento nella”sintesi” che è poi “cosa nuova”: Hindemith “è un Bach moderno – dice Luisi – illustra la verità delle parole con la sua musica”. Una musica al servizio, “che si avvale di un impianto armonico molto particolare”, che a sua volta abbisogna di un’orchestra “particolare”.: “non è un’orchestra “normale d’opera” – dice Luisi – molti fiati e pochi archi”, per un linguaggio sonoro del tutto particolare”, Ovvero innovativo, e alla fine universale.
Universale, e dunque incapace alla fine, di calarsi in un’ambientazione precisa, in un ambiente definito. Lo ha pensato, disorientato e affascinato, il regista Valerio Binasco, che come spiega, “non ha potuto calare la narrazione in una Parigi e in un tempo deciso. Sì, c’è il riferimento alla capitale francese, e qualche personaggio reca gli abiti degli anni ’20, ma ci sono anche attori vestiti con abiti contemporanei e altri con costumi che richiamano gli anni’30-’40-’50, perché “la narrazione non sta rinchiusa in un periodo del tempo”, è “atemporale”, mischia gli uomini e i periodi, la storia e le storie, dal momento che, dice il regista”è l’Uomo a essere sempre lo stesso”. E per quanto riguarda Hindemith, Binasco ne è sicuro: “si tuffa nell’emotivo, è nell’ora, nel momento preciso” dell’umano universale. “Il tessuto musicale – dice ancora Binasco – non è illustrazione di ciò che avviene sulla scena, ma è un “tirar fuori” dall’azione” l’emozione. Ecco la musica “al servizio” di cui ha parlato il Maestro Luisi, di “forme Bachiane, serio e puntuale”, di un’espressionista, essenziale”, di un’essenzialità che batteva un sentiero molto diverso rispetto a ciò che avveniva nel medesimo momento in Italia e in Europa. Tornando all’ambientazione, sottolinea Binasco: “L’idea del Teatro come macchina del tempo non mi convince. Alla fine – conclude – siamo contemporanei nella storia”.
L’opera inaugurerà il 5 maggio l’81ª edizione del Festival del Maggio Musicale. Verrà replicata mercoledì 9 (alle 20), sabato 12 (alle 15:30) e martedì 15 maggio (alle 20).
CARDILLAC — Opera in tre atti (quattro quadri) di Ferdinand Lion Musica di Paul Hindemith Editore proprietario Schott, Mainz Rappresentante per l’Italia Edizioni Suvini Zerboni / Sugarmusic SPA, Milano Nuovo allestimento Versione 1926
Maestro concertatore e direttore Fabio Luisi
Regia Valerio Binasco
Scene Guido Fiorato
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Pasquale Mari
Cardillac Martin Gantner
Die Tochter Gun-Brit Barkmin
Der Offizier Ferdinand von Bothmer
Der Goldhändler Pavel Kudinov
Der Kavalier Johannes Chum
Die Dame Jennifer Larmore
Der Führer der “Prévôté” Adriano Gramigni
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Foto: Pietro Viti (Ufficio Stampa)