Torino – Caramba, un goliardico nome d’arte che per decenni ha evocato il massimo dell’eleganza e dell’inventiva nel mondo teatrale, lirico e cinematografico dell’Italia a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
A riportarlo alla ribalta ci ha pensato in questi mesi il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto con la bella mostra « In Scena » dedicata appunto a Luigi Sapelli, l’estroso e geniale artista che gli amici, durante gli anni di bohème torinese avevano scherzosamente soprannominato «caramba» per il suo cappello a larghe tese, la cravatta svolazzante e il vezzo di abusare di interiezioni in spagnolo.
Sapelli, nato a Pinerolo nel 1865, non aveva voluto seguire le orme delle famiglia, di antiche tradizioni militari. Era stato da caricaturista di talento e giornalista che si era avvicinato al mondo teatrale, con cronache illustrate che già lasciavano trasparire la sua «voglia di fare teatro». Fondamentale per la sua svolta artistica era stati però il suo viaggio in Russia come inviato della « Gazzetta del Popolo » che gli permise di scoprire, come scrive nel catalogo Silvia Mira, «la carica esplosiva» dell’avanguardia teatrale russa che solo pochi anni più tardi avrebbe rivalato al mondo Diaghilev e Bakst.
Caramba si rende subito conto che si tratta di un teatro nuovo in grado di « svecchiare una concezione della rappresentazione fino ad allora condannata a un immobilismo ancorato al verismo più scontato ». Non appena tornato a Torino poté subito mettere in pratica il suo nuovo sguardo sulla scena teatrale disegnando i costumi per l’opera « Taras Bulba» di Arturo Berutti (1895) ispirandosi al su viaggio in Russia per i suoi figurini. Da allora non si ferma più : dal Regio di Torino alla Scala di Milano, dall’Opera di Roma ai set cinematografici la carriera di Caramba è inarrestabile.
Dai costumi agli allestimenti scenici fino alla direzione artistica di teatri, Sapelli non si ferma mai e offre sempre sontuose e innovative soluzioni a chi fa appello alla sua vena creativa, che si tratti di opere o di operette, commedie o film. Sempre da grande perfezionista, alla ricerca di nuovi accostamenti di tessuti e nuove soluzioni sceniche, sempre in stretto rapporto con gli autori, compositori e musicisti, tra cui Toscanini e d’Annunzio. Senza dimenticare il fruttuoso rapporto con Fortuny i cui tessuti dovevano ispirare molti suoi costumi.
Grazie alla mostra torinese, il grande Caramba si ripresenta ora in grande splendore alla nostra memoria grazie soprattutto a magnifici costumi, come quelli della prima della Turandot, della collezione Roberto Devalle. L’esposizione si apre con lo stupefacente manto ricamato disegnato per la prima della Parisina (Mascagni 1913) , un pezzo mozzafiato che tu fa subito entrare nella sfera dell’arte .
Via via poi, sempre con un percorso di altissima ricostruzione storica, si approda anche alla sua collaborazione con Alessandro Blasetti, in particolare per il suo « colossal » La Corona di Ferro, ultimato nel 1941 quando ormai Caramba era morto da cinque anni. Ad arricchire la mostra vi sono infine una serie di magnifici bozzetti disegnati da Sapelli per la Parisina della collezione Sartoria Teatrale Pipi di Palermo.
Foto : Fondazione Accorsi-Ometto