Firenze – Dopo otto anni di lavoro si è conclusa la lunga campagna di restauri nella Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee, gioiello del gruppo Musei del Bargello. I lavori – svoltisi sotto la guida di Monica Bietti, funzionario storico dell’arte e già responsabile del Museo delle Cappelle Medicee e d’intesa con il Direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino – hanno interessato sia le tombe con le celebri statue, sia il parato della Sagrestia Nuova e sono stati condotti da un team tutto al femminile composto dalle restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti, con le quali hanno collaborato Donata Magrini, Barbara Salvadori e Silvia Vettori, ricercatrici dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR) e Anna Rosa Sprocati e Chiara Alisi dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
Un lavoro che ha permesso di recuperare i valori cromatici delle pareti della Sagrestia Nuova e delle sculture e di approfondire conoscenze tecniche che ci permettono oggi di capire maggiormente le fasi costruttive e il metodo che Michelangelo applicò nella realizzazione dell’insieme. Un’impresa lunga e complessa, riuscita anche grazie ad una campagna di indagini puntuali e all’utilizzo di un’innovativa tecnica di biopulitura messa a punto dall’ENEA – utilizzata per la prima volta su dei capolavori del Buonarroti e in particolare sui sarcofagi e su parte delle sculture dei monumenti funebri di Giuliano duca di Nemours e di Lorenzo duca d’Urbino – che utilizza delle colonie di batteri per ripulire i marmi dai segni del tempo.
La Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee è il risultato di una straordinaria fusione fra spazio architettonico, elementi funzionali, elementi decorativi, proporzione delle forme nell’uso calibrato di pieni e di vuoti, in marmo e in pietra serena, di luce, ombre, colore e materia. Un luogo sorprendente, ultima impresa fiorentina di Michelangelo, che necessitava di un’accurata manutenzione dopo l’ultimo intervento conservativo del 1988.
Il restauro della Sagrestia ha avuto una prima breve fase di intervento sui paramenti marmorei nel 2013, ma è stato tra il 2016 e il 2020 che si sono svolti i lavori più cospicui, possibili grazie ai fondi derivati dall’autonomia dei Musei a seguito della Riforma del Ministero del 2014 che ha istituito i primi venti musei dotati di autonomia speciale, tra cui i Musei del Bargello. Inoltre, tra il 2018 e il 2019, una partnership con IGT (già Lottomatica) ha permesso sia il co-finanziamento di parte della spolveratura e restauro sia la realizzazione di una nuova illuminazione della Sagrestia Nuova. Il lungo e complesso lavoro è stato condotto partendo dai parati marmorei e dalle paraste in pietra serena che segnano lo spazio architettonico delle pareti, per concludersi con l’intervento sulle sculture, nella seconda metà del 2020. Così come i parati marmorei anche le sculture erano coperte da depositi ed erano in più punti macchiate da residui di sostanze utilizzate in passato per proteggere le sculture durante l’esecuzione dei calchi, eseguiti dal Cinquecento a tutto l’Ottocento.
La fase di progettazione del restauro è stata preceduta e guidata dalla campagna fotografica a luce visibile di Antonio Quattrone e, tra il 2019 e il 2020, da indagini fotografiche a fluorescenza indotta da luce ultravioletta e con luci infrarosse (IR) eseguite da Andrea Rossi, operazioni che hanno accertato lo stato conservativo delle sculture e hanno permesso di selezionare le metodologie più adatte all’intervento di pulitura. In collaborazione con ISPC-CNR sono state inoltre individuate aree significative su ciascuna scultura per effettuare misurazioni colorimetriche e di riflettanza del marmo.ò una nuova interruzione della decorazione della Sagrestia Nuova che, di fatto, fu ripresa solo con l‘ultima principessa Medici, Anna Maria Luisa Elettrice Palatina (1667-1743), che fece terminare l’altare e togliere gli stucchi cadenti dai lacunari.
La Sagrestia Nuova restò “cappella dei depositi”, ossia sepolcreto dei granduchi e dei loro familiari, fino alla fine del governo mediceo, mentre i Lorena decisero di trasferire i corpi nel sotterraneo della Cappella dei Principi, dando finalmente ordine alle sepolture del ramo granducale della famiglia Medici. Con l’unità d’Italia la Sagrestia Nuova venne a far parte del nuovo museo delle Cappelle Medicee e da lì inizia una nuova storia, da allora documentata grazie al crescente uso della fotografia. Molte sono le immagini fotografiche, realizzate a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, che ne testimoniano lo stato. Molti i problemi di conservazione derivanti dai continui calchi eseguiti sia per riprodurre le sculture sia per le parti decorative, destinati in gran parte alle accademie e ai musei del mondo.