Firenze – Procedura di recupero dei fondi già erogati per due aziende dopo la condanna per caporalato. Per altre due, indagate per omicidio colposo e lesioni personali gravissime connessi alla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, sospensione dell’erogazione dei contributi assegnati.
Sulla questione lavoro, sicurezza, prevenzione degli infortuni e caporalato, la Regione Toscana adotta il pugno di ferro.
“La decisione adottata nel 2016 dalla giunta per il contrasto al caporalato – sottolinea il presidente della Regione Enrico Rossi – ha già avuto, come si vede, i suoi effetti. Funziona per le nuove imprese che fanno domande di contributi, e alle quali viene negato l’accesso alla richiesta se queste hanno riportato condanne definitive, e per le imprese che dopo aver superato l’istruttoria del pagamento sono interessate da procedimenti giudiziari in corso. Gli uffici regionali vigilano costantemente e con attenzione e per questo li ringrazio: sui diritti dei lavoratori e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non faremo mai sconti”.
“Oggi stesso (venerdì scorso, ndr) – annuncia ancora il presidente – abbiamo richiesto con una lettera agli organi inquirenti di fornirci i nominativi delle aziende coinvolte nelle ultime inchieste, in modo da sospendere eventuali contributi regionali o richiederne la restituzione. Si tratta di una procedura – rivendica il presidente – non prevista dalla legge nazionale contro il caporalato, ma che risulta particolarmente efficace per combattere lo sfruttamento brutale in agricoltura e tutelare l’attività economica impedendo che le attività illegali da parte di imprese inquinate possano danneggiare la maggioranza delle altre aziende che sono sane. È degno di nota – prosegue – che i recuperi siano stati attivati verso casi di caporalato e la sospensione sia stata attività a seguito dell’accertamento di pesanti reati come l’omicidio colposo e violenze gravissime. Penalizzare le imprese criminali è un dovere delle istituzioni che r isponde al comune senso di giustizia e per questo scriverò al ministro dell’agricoltura Centinaio affinché questa buona pratica della Toscana, che per ora mi risulta essere la sola in Italia, sia adottata sul piano nazionale con un provvedimento governativo. Interesserò al tema anche le commissioni parlamentari affinché anche esse possano attivarsi. Colpire negli interessi economici chi delinque e non rispetta le persone e le leggi – conclude Rossi – è il modo migliore per tutelare le aziende sane e corrette e per valorizzare il lavoro delle forze dell’ordine e delle autorità inquirenti”.
Foto: il governatore toscano Enrico Rossi