Firenze – Edilizia nel caos, appelli delle categorie professionali, una mozione immediatamente posta in Consiglio regionale (http://www.stamptoscana.it/articolo/politica/restauro-conservativo-e-destinazione-duso-una-mozione-in-consiglio-regionale). La sentenza in questione è la n. 6873 del 14-02-2017 della terza sezione penale della Cassazione e a spiegarne la portata “letale2 in particolare per Firenze, è l’Ordine degli Architetti del capoluogo toscano.
“Contrariamente a qualsiasi logica della dottrina urbanistica e del buon governo del territorio, e contrariamente alla normativa in vigore, la sentenza afferma che non è possibile cambiare la destinazione d’uso di immobili esistenti a meno che sugli stessi non siano consentiti interventi di ristrutturazione edilizia – fanno sapere dall’Ordine professionale – come noto, la maggior parte del patrimonio edilizio italiano è costituito da beni da tutelare in ragione del loro valore architettonico, storico ed identitario, siano essi edifici monumentali oppure edifici normali, ma dall’alto valore testimoniale. Per questo gli strumenti urbanistici comunali spesso consentono quale massimo intervento possibile il restauro ed il risanamento conservativo”.
Dunque, questione è: se per la maggior parte degli edifici italiani non si può prevedere che, al massimo, un restauro e risanamento conservativo, la conseguenza è che nella maggioranza dei casi non potrà venirne modificata la destinazione d’uso. Il che equivale, secondo gli architetti ma anche esponenti politici e associazioni, a negare la possibilità di ” rifunzionalizzare, con destinazioni d’uso compatibili alla tutela del bene, il nostro patrimonio edilizio storico”, ovvero “equivale a condannarlo all’abbandono e al decadimento. Non possiamo pensare che l’unica strada per guardare al futuro del Paese sia la distruzione e l’abbandono delle nostre radici storiche e culturali e dell’architettura che le rappresenta”.
Ma c’è di peggio, vale a dire il lato concreto della questione, vale a dire, la messa a rischio cui potrebbero (o sono già) essere esposte le “migliaia di operazioni di riqualificazione e rigenerazione urbana che si erano avviate nel cuore delle nostre città storiche”, come segnala l’Ordine degli Architetti nella nota.
In conclusione, “A Firenze in conseguenza del caos normativo con la complicità di uno strumento urbanistico inadeguato, si sta giungendo a una vera paralisi dell’attività edilizia. A farne le spese sono cittadini, investitori, imprese e professionisti che hanno operato in assoluta buona fede osservando la legge. A farne le spese sono le nostre città che si vuol condannare all’immobilismo. Il danno economico è enorme. Il danno di sfiducia verso le istituzioni del Paese è ancor più grande”.
Che fare? Intanto, l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Firenze lancia un “accorato appello a tutti i parlamentari e a tutti i componenti del Governo della Repubblica, perché si ponga rimedio a questa situazione, con un provvedimento di immediata applicazione che ribadisca che il mutamento di destinazione d’uso di un immobile è cosa indipendente dalla categoria di intervento edilizio su di esso consentita”.
Tuttavia, le cose sembrerebbero in via di soluzione. In primo luogo, per la decisione presa dal Governo di intervenire sulla materia nel senso auspicato dagli architetti e non solo; in secondo luogo, perché il processo cui si riferisce la corte di cassazione è destinato alla prescrizione e ciò conduce la promuncia stessa ad avere un effetto meno dirompente e generale.